Vulpis (Dir. Sporteconomy) ad Agimeg: “I 400.000 voti del settore del gioco a chi andranno? Il mondo del gioco è un ‘partito’ con il quale bisognerà fare i conti. La politica invece di massacrarlo tenga conto della forza di un settore che merita dignità lavorativa e una attenzione come tutti gli altri segmenti economici”

“In passato ho avuto esperienza nella comunicazione di settore e più volte feci notare, in tempi migliori di questi, quando ancora si pensava di poter avere un’interlocuzione con il Governo a trazione M5S, di mettere in campo iniziative più forti. Il decreto dignità con il divieto di sponsorizzazioni per molti operatori del betting è stato un fulmine a ciel sereno, ma nel programma pentastellato del 2012-2013 c’era scritto che si voleva contrastare l’industria del gioco, convinti che sviluppi la ludopatia. Questi signori non cercano il dialogo, è inutile andare con il fioretto se l’avversario dall’altra parte ha l’ascia. Nel caso specifico la cosa incredibile di tutta la faccenda è che il numero dei lavoratori della filiera del gioco è stimato in 120 mila unità, lo stesso numero di operatori stabilmente occupate nel mondo dello sport. Quindi da un lato si vogliono aiutare 120 mila persone dello sport, dall’altro si crea un danno economico ad altre 120 mila persone andando a mettere le mani nel loro portafoglio. La politica non solo ha poche risorse, ma poche idee e molte confuse. Di fatto si salva un settore distruggendone un altro, mentre la politica doveva fare un maxi provvedimento ombrello per aiutare l’economia nel suo complesso e non fare figli e figliastri”. Lo ha detto Marcel Vulpis, direttore di Sporteconomy, nella diretta Facebook con il direttore di Agimeg Fabio Felici. “Il settore è stato talmente demonizzato che il singolo esercente che ha la sala si vergogna quasi a fare il proprio lavoro. Onestamente conosco tante persone che si divertono a scommettere, l’aspetto ludico è nella sfera della vita della persona, non è nulla di demoniaco. Il gioco pubblico è lecito e regolamentato, si pagano le tasse, sono stati versati soldi per avere le concessioni, ma lo Stato cambia le carte in regola, vietando la pubblicità del prodotto scommessa. Si tratta di una misura antiliberale, in violazione dell’articolo 41 della Costituzione che tutela la libertà di impresa. Ciò che stiamo vedendo è qualcosa di anticostituzionale, non è solo problema di interlocuzione tra politica e industria gioco, c’è violazione della Costituzione, visto che tra l’altro gli operatori del gioco stanno rispettando tutte le regole”. Sugli attacchi della politica al gioco, Vulpis ricorda come vi sia “la lobby del non gioco. Dietro ci sono tanti contributi a livello regionale dati a tante associazioni e cooperative che lavorano per recuperare persone affette da ludopatia presunta, nessuno ci dà numeri precisi, non si fa presente che di solito un ludopatico è un soggetto multidipendenza. Penso però che prima o poi si andrà a votare, a un certo punto l’esercito di 120 mila persone, che saranno 240 mila con il congiunto, oltre 300 mila se un terzo di queste ha almeno un figlio maggiorenne e più di 400.000 se si considerano anche i tabaccai, voteranno per chi si vuole impegnare nella tutela dei loro interessi. Il mondo del gioco dovrebbe diventare una sorta di “partito” con il quale bisognerà fare i conti. Questa classe politica non aiuta il settore, al momento non vedo la corsa della politica ad aiutare il mondo del gioco. In futuro ci saranno problemi anche sul tema delle concessioni, di fronte a questo tipo di logica, se l’industria del gioco non capisce che è il momento di mandare in parlamento dei veri liberali, non se ne esce. Tra 4 anni si rischia di essere sempre in difficoltà, anche senza pentastellati, con PD, Lega, Fi e FdI che al proprio interno hanno correnti contro il gioco. Non si può vivere con una visione a 7 giorni, 1 mese, 6 mesi. C’è una tale chiusura ideologica che c’è solo una possibilità, quella di cambiare il sistema cambiando le persone al potere, portando nella sedi istituzionali persone liberali che abbiano apertura mentale”. Il rischio di riconsegnare il settore legale all’illegalità è alto. “In questa situazione, così come creata dal decreto dignità, è come se avessero chiuso i fari accesi sul mondo legale del gioco lecito e regolamentato dando la possibilità ad altri soggetti di andare a intercettare quote di mercato. La gente scommetteva già prima che il settore fosse regolamentato e continuerà a farlo anche dopo. Alla fine lo Stato perderà dei soldi, gli operatori decideranno di uscire dal mercato, tanti lavoratori rischiano di perdere posto di lavoro, mentre lo Stato deve essere vicino a tutti i settori e dire cosa dovrà fare chi sta nel settore del gioco. E’ un gioco al massacro prendere sempre soldi al settore che è sporco, brutto e cattivo. In questa fase credo che la malavita organizzata stia ringraziando, non c’è più distinzione tra gioco legale ed illegale. Tra l’altro nel contratto con i concessionari era prevista la pubblicità delle scommesse, poi un altro governo arriva e prende i soldi ma toglie la pubblicità, cambiando le regole in corsa, che invece andavano mantenute almeno fino alla fine della concessione. Sta venendo a mancare la libertà. Purtroppo le società e leghe calcistiche non hanno difeso le aziende partner del betting quando sono state colpite dal decreto dignità, c’è un problema di immagine che questa industria sta subendo da diversi anni. Il settore viene tenuto in vita perché subisce tassazioni su tassazioni e sta zitto. A differenza di quanto si pensi la politica dei pentastellati è molto fine: loro sono entrati nel governo e portano una serie di politiche come quella dell’antigioco. In UK invece il sistema sportivo è finanziato dalla lotteria nazionale, che va ad aiutare sport, cultura, salute. La classe politica inglese è più liberale e moderna, ma loro fanno giustamente i loro interessi. Dico perciò ai rappresentanti del settore del gioco di fare i propri interessi e quelli dei propri lavoratori”. Per avere voce in capitolo, per il settore “serve qualcosa di fortemente impattante a livello di comunicazione. A questi politici c’è poco da dire, dicono una cosa la mattina e la sera l’esatto opposto. Non vedo la fase di ascolto e non solo per quanto riguarda il gioco. Mi pare che siamo rimasti tutti da soli, la cosa grave è che dopo 2 mesi e mezzo di lockdown la risposta della politica è stata molto confusa. Prevedo che lo Stato a un certo punto dirà ad autonomi e imprese di cavarsela da soli e di pagare le tasse. Ma il gettito erariale sarà molto più basso, già si prevede il -10% del PIL per il nostro Paese, è una situazione molto grave e rischiamo di avere milioni di disoccupati”, conclude Vulpis. cr/AGIMEG