“Stime recenti quantificano in oltre 102 miliardi la raccolta – del settore dei giochi – nel 2017”. E’ la previsione sull’andamento del mercato dei giochi che avanza l’Ufficio Parlamentare di Bilancio – un organismo indipendente costituito nel 2014 con il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee – nel Focus “La fiscalità nel settore dei giochi”. L’Ufficio mette in evidenza che “Tra il 2000 e il 2016, la raccolta complessiva da giochi, indice dell’ampiezza del mercato, è aumentata di cinque volte, passando in termini reali da 20 a circa 96 miliardi di euro. Nel 2016, le vincite hanno superato i 77 miliardi e il payout, cioè la percentuale della raccolta che in media viene restituita ai giocatori sotto forma di vincita/premio, si è attestato a circa l’80 per cento. Il restante 20 per cento, pari a una spesa effettiva dei giocatori (differenza tra raccolta e vincite) di oltre 19 miliardi, si è ripartito tra le entrate erariali, circa 10 miliardi (10,5 per cento della raccolta) e il fatturato del settore, oltre 9 miliardi (8,5 per cento della raccolta)”. Nel report si evidenzia ancora che le regioni in cui la raccolta procapite per i giochi è maggiori sono l’Abruzzo (1.767 euro), la Lombardia e dall’Emilia Romagna (rispettivamente 1.748 e 1.668 euro). Nel Mezzogiorno si ha una media di 1.291 euro, che è al di sotto di quella Nazionale (1.475 euro). La classifica però si inverte se la raccolta procapite viene messa in relazione al reddito disponibile: “In questo caso, i dati mostrano una maggiore propensione nelle regioni del Mezzogiorno, con una percentuale dell’8,3 per cento, a fronte di una media nazionale del 7,2 e di quella del Nord pari al 6,5 per cento. In questo caso, spicca la propensione relativamente più elevata in Campania e in Abruzzo (rispettivamente 10,2 e 9,7 per cento)”. L’UPB evidenzia anche che le imprese che operano nel settore dei giochi “sono circa 6.600 con ben oltre 100.000 occupati, il 20 per cento facenti capo alla filiera diretta e l’80 per cento a quella indiretta (punti vendita, tabaccherie, bar, autogrill, edicole)”. Secondo l’UPB “il giro d’affari dell’indotto del settore (costruttori di giochi e componenti elettronici, commercio dei macchinari, noleggiatori e gestori di attrezzature, ricevitorie, sale bingo, gaming hall) è quasi raddoppiato dal 2006 al 2011, mentre Sisal e Lottomatica – principali player del settore – hanno effettuato investimenti per diversi miliardi in pubblicità. In definitiva, quella del gioco si è andata affermando come una delle prime industrie nazionali”. rg/AGIMEG
UPB: gettito dei giochi vale lo 0,6% del PIL italiano, e 2% delle entrate tributarie
Nel 2016 (il dato più recente disponibile) il gettito del settore dei giochi ha sfiorato i 10 miliardi di euro, “corrispondente allo 0,6 per cento del PIL e a oltre il 2 per cento delle entrate tributarie complessive”. Lo afferma l’Ufficio parlamentare di bilancio nel Focus “La fiscalità nel settore dei giochi”. “Il gettito complessivo è aumentato in modo significativo tra il 2006 e il 2010, passando da 6,7 a 8,8 miliardi di euro, grazie agli elevati tassi di crescita (superiori in media al 17 per cento annuo) relativi al comparto dei giochi di nuova generazione. Dal 2011, il gettito si è stabilizzato sugli 8 miliardi, nonostante la netta contrazione del gettito dei giochi tradizionali. Il picco del 2016 è dovuto congiuntamente alla ripresa della raccolta e alla revisione delle aliquote di tassazione verso l’alto”. rg/AGIMEG
UPB: in Italia tassazione sui giochi più alta che negli altri paesi UE
Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio “Rispetto ai principali paesi europei, l’Italia mostra un livello di tassazione superiore in tutto l’ultimo decennio, con un gettito (se escludiamo il picco registrato in Italia nel 2016) più che doppio rispetto a Francia e Regno Unito, e quasi quattro volte quello di Spagna e Germania”. Nel Focus “La fiscalità nel settore dei giochi”, l’UPB evidenzia ancora che – sebbene non sia possibile effettuare confronto sui dati della raccolta dei vari paesi, vista la mancanza di fonti – ”se si considera la spesa effettiva dei giocatori in rapporto al PIL, nel 2015 l’Italia si collocava, tra i principali paesi europei, al primo posto (0,8 per cento), dopo il Regno Unito (0,7 per cento), la Spagna (0,5 per cento), la Francia (0,4 per cento) e la Germania (0,3 per cento). L’Italia veniva superata dal Regno Unito solo in termini di spesa effettiva pro capite (rispettivamente circa 355 e 362 euro annui, per la popolazione adulta)”. rg/AGIMEG
UPB: gettito giochi stabile grazie a Lotto e scommesse. Destinate a calare le entrate erariali sulle slot
“La stabilità del gettito erariale sarà garantita anche nel futuro dal comparto dei giochi tradizionali (lotto, lotterie, ecc.), che negli ultimi anni sta manifestando una sostanziale stabilità nella raccolta”. Lo afferma l’Ufficio parlamentare di bilancio nel Focus “La fiscalità nel settore dei giochi”. Anche il segmento delle scommesse però “grazie al recente cambio di base imponibile (a essere tassato è ora il margine lordo e non più la raccolta) e alla sanatoria che ha recentemente portato all’emersione dei cosiddetti centri di trasmissione dati (CTD), potrebbe invece garantire all’erario incrementi di gettito”. Da una parte la nuova struttura della tassazione può portare i concessionari ad aumentare il payout del gioco, che in genere porta a un incremento del volume delle giocate, dall’altra l’emersione di base imponibile dovrebbe garantire una crescita del gettito nei prossimi anni”. Nel caso degli apparecchi (AWP e VLT), “ la domanda di giochi mostra generalmente una elevata elasticità al prezzo, e soprattutto la riduzione dei punti di vendita – come prevede l’accordo siglato in Conferenza Stato-Regioni lo scorso settembre. NdR – in prospettiva, potrebbero determinare una flessione della raccolta complessiva, indebolendo la stabilità economica del comparto”. L’UPB mette anche in evidenza che i livelli di tassazione vengono determinati anche con l’obiettivo di tutelare i consumatori: “Un aumento della tassazione, pur non massimizzando il gettito, permette di internalizzare i costi sociali causati dalle ludopatie e più generalmente associati al gioco d’azzardo. D’altra parte, nell’ambito della economia comportamentale si è dimostrato che nei casi di dipendenza dal gioco e dal fumo, una maggiore tassazione può influenzare positivamente il processo decisionale degli individui e ridurne i rischi sociali”. rg/AGIMEG