“Per quanto riguarda gli aspetti finanziari, gli interventi messi in campo dal Governo non sono in grado di fronteggiare i disastri che i negozi di gioco al momento stanno affrontando”. Lo ha detto Maurizio Ughi, presidente di Obiettivo 2016, nel corso della diretta Facebook organizzata da Agimeg venerdì scorso. “Il problema è quello di rimettere nel circuito liquidità: le imprese che chiudono per uno, forse due mesi, mantengono tutti i costi, ma hanno zero ricavi. Quando arrivi alla fine dell’anno ti manca anche la parte economica” ha spiegato Ughi. “Di conseguenza i Monopoli dovranno rivedere tutti i parametri – come quelli sul patrimonio o sull’indebitamento – che concessionari al momento non sono in grado di rispettare. Lo Stato non si deve limitare a sospendere il Preu e gli altri pagamenti in questa fase, ma deve farlo anche nel momento della riapertura. E’ lì che si genera la spinta per proseguire e quindi serve che lo Stato lasci cassa per i successivi due o tre mesi, e poi riprenda progressivamente negli anni successivi”. Ughi ha sottolineato che “Gli analisti sostengono che nei primi due trimestri dell’anno l’economia in generale subirà una diminuzione dei ricavi del 30%. Poi se tutto riprenderà normalmente ci sarà un grosso recupero nella seconda parte dell’anno, e alla fine ci sarà “soltanto” – rispetto al disastro che c’è al momento – un decremento del 7-8%. Ma per consentire questo recupero, occorrerà organizzarsi in modo diverso: il negozio di scommesse è un punto di aggregazione, una piazza in cui i giocatori vogliono incontrarsi, tuttavia bisognerà fare i conti con la nuova percezione delle distanze che abbiamo sviluppato durante questa emergenza. E questo discorso vale anche per le slot”. Secondo il presidente di Obiettivo 2016, in sostanza, “Occorrerà intervenire sull’organizzazione delle sale. Oggi, se guardiamo i clienti fuori da una panetteria, vediamo che si sono inglesizzati, che sono tutti in fila ordinati a attendere il proprio turno, a distanza di sicurezza l’uno dall’altro. La percezione di questo virus, la percezione del pericolo che può causare la vicinanza, rimarrà anche una volta finita l’emergenza. E i locali dovranno accogliere i clienti in un ambiente che sia sì luogo di aggregazione, ma allo stesso tempo trasmetta sicurezza. Nelle agenzie di scommesse siamo abituati a avere i banconi di accettazione, e adesso sono arrivati i terminali di gioco”. Ughi immagina che “il sistema debba evolversi per consentire al giocatore di entrare con una carta prepagata con cui può accedere direttamente al terminale, memorizzare le giocate, e ricevere i saldi di gioco. Questo consentirebbe a un’agenzia media – che stampa 4-5mila ticket di gioco al giorno – di pagare solamente i saldi. In questo modo, ad esempio, il dipendente non deve essere più a contatto con il cliente, e maneggiare il denaro. Tutto questo va inserito in una riorganizzazione strutturale e di innovazione tecnologica. Anche in questo caso lo Stato deve intervenire, per risolvere il panico che si è creato, anche in negozi così importanti che servono per fare cassa per l’Erario”. lp/AGIMEG