Ughi (Obiettivo 2016) al Ministro dell’Interno Lamorgese: “Ingiusta discriminazione della filiera produttiva del gioco. A serio rischio la tenuta di imprese legali con migliaia di lavoratori, a tutto vantaggio della criminalità organizzata”

Una lettera aperta per sensibilizzare il Governo sulla “drammatica situazione in cui versa un’intera filiera produttiva italiana di cui mi onoro far parte”. E’ quella inviata da Maurizio Ughi, presidente di Obiettivo 2016, al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, per sollecitare la riapertura del comparto giochi a nome di tutti quegli “imprenditori che si distinguono per essere presìdi fisici di legalità sul territorio contro gli appetiti delle varie organizzazioni criminali dedite alla raccolta del gioco clandestino, nonché fedeli collaboratori dello Stato e preziosi alleati della comunità nazionale per ciò che attiene la regolare e costante raccolta del gettito fiscale riveniente dalle attività in concessione”. Ughi sottolinea come “questo primario comparto economico, senza ombra di dubbio fra i più regolamentati e controllati dalla pubblica Autorità sotto vari profili (ordine pubblico, prevenzione e contrasto del gioco patologico, procedure antiriciclaggio ecc), risulta oggi fra i più penalizzati dalla normativa emergenziale emanata dal Governo con l’intento di fronteggiare i rischi sanitari ed economici connessi alla pandemia da Covid-19”. Dall’esame del DL 19 maggio 2020 n. 34 (cd Decreto Rilancio) e del DPCM del 17 maggio 2020 “emerge con grande chiarezza l’ingiusta discriminazione operata nei confronti della filiera produttiva di cui faccio parte, che si traduce in danno economico addizionale poiché non vi sono previsioni sulla data di riapertura dei luoghi di vendita (sale scommesse, sale bingo, sale giochi ecc.) ed anzi è certo che la loro chiusura è imposta almeno fino al 14 giugno prossimo. Ciò appare del tutto incongruo dato che l’applicazione dei doverosi protocolli sanitari risulterebbe addirittura agevolata avuto riguardo ad attività come le nostre che in molti casi si svolgono in locali di vendita già dotati di entrate ed uscite differenziate, di metratura ampia ed idonea a garantire il distanziamento fisico fra i clienti durante la loro permanenza e gestiti da personale particolarmente esperto nell’attuazione del contingentamento all’ingresso, fino ad oggi operato in termini di divieto per i minori di età”. Per Ughi “non si può onestamente pensare che altre attività riaperte come bar, ristoranti, parrucchieri, centri di cura della persona ecc. presentino una complessità minore dal punto di vista della prevenzione del contagio; eppure ne è stata consentita la riapertura”.
Nella lettera aperta si richiama poi la recente introduzione della tassa dello 0,5% sulla raccolta delle scommesse. “Al danno si aggiunge la beffa considerando che la nostra è l’unica categoria gravata da un inasprimento fiscale (lo 0,5% della raccolta da scommesse relative a eventi sportivi di ogni genere a titolo di contributo al fondo ‘salva sport’) in tempo di conclamata crisi in cui si dovrebbe al contrario ragionare di agevolazioni e contribuiti alle imprese a sostegno della difficile ripartenza. Beffa che però si trasforma subito in paradosso essendosi creato un vero e proprio ‘corto circuito’ logico in cui, volendo aumentare il gettito, si aumenta la tassazione ad un comparto che è fermo e chiuso”.
Quella del gioco, sottolinea Ughi, è anche “l’unica categoria che, di fatto, non può beneficiare delle agevolazioni in materia di accesso al credito” contenute nel Dl Liquidità “stante il vero e proprio ‘muro’ alla concessione di credito alle imprese del settore eretto dal ceto bancario che spesso ammanta i propri dinieghi con la superiore motivazione di conformarsi a non meglio precisati ‘codici etici’; e ciò senza considerare che non è affatto pacifico l’ottenimento delle garanzie dello Stato ai sensi della richiamata norma, come si evince dalla semplice lettura della modulistica di richiesta e dal tenore delle dichiarazioni che le imprese del settore sono costrette a rilasciare nella compilazione”.
“Ce n’è abbastanza per mettere a serio rischio la tenuta di imprese ormai ridotte allo stremo, oberate come sono da costi fissi pur prive di ricavi da oltre due mesi, e condannare inevitabilmente decine di migliaia di lavoratori alla disoccupazione e alla precarietà. E per lasciare il territorio esposto all’aggressività della criminalità organizzata, che approfitta della chiusura della rete di raccolta del gioco pubblico e del gioco lecito per intercettare parte della domanda di gioco e dirottarla verso i propri canali illeciti”.
“Confido – conclude la lettera – che vorrà tenere nella giusta considerazione quanto ho inteso rappresentarle con la presente e favorire ogni opportuno, urgente approfondimento in seno al Governo circa l’effettiva sussistenza di reali e fondati motivi per mantenere il divieto di riapertura delle nostre attività o, al contrario, rimuoverlo per consentirci l’auspicata ripartenza nel rispetto degli applicabili protocolli di sicurezza sanitaria”. cr/AGIMEG