Speciale Emilia-Romagna, Piras (Dir. sala slot e vlt Admiral Club Bologna) ad Agimeg: “Distanziometro e limiti orari avevano già messo in crisi il nostro settore prima del lockdown. Tante ragazze e madri di famiglia vivono un’incertezza devastante”

“I problemi del settore del gioco in Emilia-Romagna iniziano nel lontano 2013, quando a Bologna – attraverso varie ordinanze sindacali di cui l’ultima nel 2018 – è stato ridotto fortemente le fasce di apertura delle sale a 8 ore al giorno con orario spezzato che ha causato il licenziamento di numerose persone. Inoltre, l’introduzione del distanziometro nel capoluogo dell’Emilia-Romagna ha comportato la chiusura di quattro delle nostre cinque sale e anche l’ultima si appresta alla chiusura”. Lo ha affermato al direttore di Agimeg, Fabio Felici, la direttrice della sala slot e vlt Admiral Club di Bologna, Letizia Piras, in merito alla situazione molto critica delle attività di gioco in Emilia-Romagna. “Ora, a causa della situazione venutasi a creare con il Covid-19 tutti i miei colleghi sono in cassa integrazione. Sottolineo che il personale all’interno delle attività di gioco è altamente qualificato e aggiornato ed è perfettamente in grado di gestire questioni importanti come la ludopatia, il riciclaggio e la vigilanza nelle sale. La nostra sala – sostiene Piras – rispettava tutti i protocolli di sicurezza richiesti dal Governo, ovvero: igienizzazione di locali e postazioni, informazione ai clienti, distanziamento sociale e plexiglas tra le varie postazioni. Non credo che il settore in Emilia-Romagna riuscirà ad uscire dal tunnel anche a pandemia terminata. La situazione è molto critica proprio per i regolamenti molto penalizzanti adottati dalle istituzioni locali. Il mondo del gioco vive uno stigma ed è visto come profondamente maschilista e solo 10 anni fa era un’utopia pensare ad una direttrice donna, ma la mia azienda è stata sempre all’avanguardia sotto questo punto di vista. Inoltre, il 50% del personale è donna e molto spesso sono anche madri di famiglia. La sala da gioco non è un ambiente cupo, ma un luogo commerciale come tanti altri e un punto di ritrovo sociale”, conclude Piras. ac/AGIMEG