Spallone (Univ. Pescara): “Raccolta giochi del 2021 tornata a livelli del 2019, ma con una spesa in calo di 4 miliardi”

“Dal 2004, da quando ADM ha cominciato a gestire il settore del gioco, lo Stato si è trovato di fronte ad obiettivi in contrasto tra di loro: far fronte alle esigenze di natura erariale e contemporaneamente tutelare il cittadino giocatore per ciò che riguardava risparmi e salute. Cercare di incrementare e stabilizzare le entrate erariali significa spesso arrivare al limite di quelle che sono le tutele per i cittadini.

All’interno di questo compito complesso il legislatore ha dovuto fare i conti con una serie di vincoli, come la legislazione europea e la necessità di tutelare principi fondamentali a livello europeo come la concorrenza sui mercati”. E’ quanto ha dichiarato in audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico al Senato il Professor Marco Spallone, docente di economia degli intermediari finanziari presso l’Università “G. D’Annunzio” di Pescara.

“Molto spesso il susseguirsi dei provvedimenti legislativi e organizzativi sono sembrati non organici. Gli interventi più recenti e rilevanti: dal punto di vista fiscale la decisione di cambiare la base imponibile per alcuni giochi (bingo e scommesse), la riforma del SuperEnalotto, l’inasprimento della fiscalità sugli apparecchi da intrattenimento che hanno visto crescere in modo sostenuto la pressione fiscale; dal punto di vista organizzativo il punto cruciale dell’attività più recente è stata la Conferenza Stato-regioni che ha cercato di riordinare l’offerta di gioco sui territori. In questo tentativo di riordinare il settore questi quattro aspetti sono quelli su cui ci siamo focalizzati di più, sono pietre miliari dell’organizzazione del comparto dei giochi”, ha aggiunto.

“Prendo in considerazione il triennio di dati 2019-2020-2021, ma i confronti saranno sempre fatti tra i dati 2019 (pre-pandemia) e il 2021 (che possono essere considerati post-pandemia). Dividerei quindi in tre parti: un’analisi del mercato nel suo complesso, l’evoluzione diversa che hanno avuto il comparto online e quello offline, gli apparecchi da intrattenimento. Il livello della raccolta complessiva nel 2021 ha raggiunto e superato la raccolta complessiva nel 2019 e si è attestata intorno ai 111 miliardi. Quindi il mercato dei giochi ha superato i problemi legati alla pandemia. A parità di raccolta la spesa dei giocatori nel 2021 rispetto al 2019 è diminuita di circa 4 miliardi di euro, passando da 19 miliardi a 15 miliardi di euro. La spesa dei giocatori rappresenta il potenziale di mercato e quanto va a remunerare la filiera del gioco. Sulla spesa si divide la torta, una parte va ai concessionari e alla rete di distribuzione, un’altra parte andrà allo Stato sotto forma di prelievo erariale”, ha continuato.

“Dire che si è ridotta la spesa dei giocatori significa dire che la domanda si è spostata verso tipologie di gioco a più alto payout. Questo può significare all’interno della stessa rete scegliere tipologie di gioco a più alto payout, o spostare la domanda dalla rete fisica a quella online sulla quale ci sono giochi ad altissimi payout. La diminuzione della spesa dipende dal modo in cui la domanda si è ripartita sui diversi canali distributivi e le diverse alternative all’interno dello stesso canale distributivo. Come conseguenza dei fenomeni di migrazione, è che le entrate erariali a parità di raccolta, a conseguenza della diminuzione della spesa dovuta alle scelte dei giocatori, hanno subito una frizione di circa 3 miliardi di euro. Quindi le entrate erariali dal 2019 al 2021 sono passate da 10.7 miliardi a 7.7 miliardi di euro”, ha sottolineato.

“La quota della raccolta online è passata dal 33% del 2019 al 61% del 2021. Questo è stato il cambiamento strutturale più importante che si è verificato in questo triennio sollecitato dalla presenza della pandemia che ha impedito per molto tempo di giocare nella rete fisica e ha spinto molti cittadini giocatori ad utilizzare i canali online. La parte lottery rimane principalmente sulla rete fisica. Online si fa principalmente il betting, i giochi di abilità e il poker online. La quota delle scommesse online sul totale delle scommesse è passata dal 58% del 2019 all’81% del 2021. C’è una contribuzione erariale diversa per le scommesse online e quelle su rete fisica. Ma nonostante la maggiore pressione fiscale che grava sul margine lordo delle scommesse online, evidentemente la comodità del canale e il payout, hanno fatto spostare e consolidare la domanda dei giocatori sul canale online. Il payout è la leva strategica attraverso cui i diversi operatori che offrono betting competano tra loro”, ha detto.

“Tassare il margine consente di reagire più competitivamente alle sfide che vengono da un mercato ampio come quello online. La raccolta di giochi di abilità e poker online che era di circa 26,3 miliardi nel 2019 è passata a 51,4 miliardi di euro nel 2021. Quando uno gioca e scommette online viene attratto dall’offerta di gioco che trova online. Questi sono giochi con payout altissimi. Vincite e payout alti sono un incentivo per il giocatore per rigiocare. Il prezzo della scommessa impatta sulla domanda di gioco”, ha continuato.

“Gli apparecchi da intrattenimento sono stati l’oggetto del dibattito sul gioco per molti anni. La raccolta totale per gli apparecchi è diminuita dal 2019 al 2021 di 46,5 miliardi di euro. Le entrate erariale dagli apparecchi quindi diminuiscono di 3.5 miliardi. Spiegano quasi tutta la diminuzione delle entrate erariali dell’intero comparto. Le motivazioni sono rinvenibili in diversi fattori: sicuramente il riordino dell’offerta con la diminuzione del numero degli apparecchi, la pandemia. Ma la dinamica degli apparecchi inizia anche un po’ prima. La forte espansione degli apparecchi ha portato ad un incremento dell’imposizione fiscale molto forte. Il Preu ha come base imponibile la raccolta, quindi la tassazione sul margine è molto più grande. La tassazione rispetto al margine lordo è elevatissima”, ha sottolineato.

“La pressione fiscale media sugli apparecchi nel 2019 era del 14,5% sulla raccolta, nel 2021 è diventata il 16,7%. Questo spiega in parte quello che è successo al comparto degli apparecchi. E’ vero che la legislazione fiscale ha un impatto sulla dinamica di offerta e domanda perchè la tassazione impatta sul payout, tuttavia per gli apparecchi gioca un ruolo importante il tentativo di riorganizzare il settore. La sostituzione delle newslot con apparecchi più moderni è una richiesta di ammodernamento dell’offerta che assolutamente ha il suo senso. Questo comporta una serie di investimenti che diventano difficili da fare in un momento in cui la raccolta sta diminuendo. Ma al di là dei costi, per avere una numero inferiore di apparecchi ma di qualità superiore, la cosa che è stata più dannosa nel tempo è stata l’incertezza sul futuro, che riguarda anche un po’ l’incertezza sulle concessioni per la rete fisica delle scommesse. Questa incertezza è stata generata tra i contrasti tra l’approccio del legislatore e gli accordi raggiunti in Conferenza Stato-Regioni e l’approccio localistico di alcune autonomie locali. Questi hanno la prerogativa di prevenire logisticamente i problemi legati al gioco, quindi nelle loro facoltà hanno preso i provvedimenti per evitare i danni possibili, ma questi provvedimenti sono stati diversificati tra regioni e comuni. Uno dei problemi più gravi per l’economia è proprio l’incertezza. Questo ha fermato anche i processi di bando per le nuove concessioni. Tra i fattori distanziometro, orari e luoghi sensibili. Sono questioni che vanno affrontate nel modo più possibile organico”, ha aggiunto.

cdn/AGIMEG