Petrone (ad Sisal), “Con la quotazione, l’estero diventa una strada percorribile”. In Borsa il Gruppo vale fino a 1,7 miliardi

Sisal ha presentato a Borsa Italiana la domanda di ammissione a quotazione delle proprie azioni ordinarie sul Mercato Telematico Azionario. «La quotazione in Borsa permetterà di accelerare lo sviluppo nel retail, con una rete di oltre 4 mila punti vendita a marchio Sisal; nel business digitale, settore in cui l’Italia grazie al mobile sta recuperando terreno; nei sistemi di pagamento che oggi pesano per un terzo del margine lordo dell’azienda, ma sono destinati a crescere in importanza», ha spiegato a Il Sole 24 Ore l’amministratore delegato Emilio Petrone. «L’Ipo ci permetterà di guardare, in maniera più decisa, alle opportunità fuori dall’Italia. Se l’estero sembrava al di fuori della nostra portata, con la quotazione diventa una strada che possiamo percorrere». «Sisal – spiega Petrone – ha generato molto interesse da parte di diverse realtà. Noi però siamo stati sempre focalizzati sulla quotazione a Milano». E ancora:«In sei anni – conclude Petrone, arrivato in azienda nel 2008 – siamo riusciti a raddoppiare le vendite passando da 389 a 772 milioni, mentre l’Ebitda è cresciuto dell’80%, da 98 a  fino a superare i 175 milioni. Il tutto senza ricorrere ad ulteriore indebitamento e portando avanti un processo di deleveraging. Ora la quotazione ci apre nuove opportunità», ha detto. Il collocamento a Piazza Affari dovrebbe avvenire in autunno prendendo come base di valutazioni i dati contabili del primo semestre. Se i fondi Permira e Apax, entrambi soci al 40%, resteranno nel capitale, con l’ipo potrebbe uscire Clessidra (15%), il fondo di Claudio Sposito entrato in Sisal nel 2005. I broker sono già al lavoro per dare un valore dell’azienda. L’enterprise value dovrebbe oscillare tra 1,5 e 1,7 miliardi – si legge oggi su Milano Finanza – molto di più di quanto nel 2006 sborsarono (900 milioni) i fondi Permira e Apax per rilevare (insieme con Clessidra) indirettamente il 97%. Dalla valutazione complessiva va sottratto il debito, e si arriva a un equity value di 770-970 milioni. In base alla percentuale di flottante, il controvalore dell’offerta globale dovrebbe oscillare tra 230 e 390. “Con riferimento al patrimonio netto si segnala che non include gli effetti della rinuncia agli shareholder loan manifestata dal socio, che comporterà un incremento in termini patrimoniali di 450 milioni», si legge nei documenti consultati da Milano Finanza. Le ragioni della scelta del percorso di quotazione sono diverse. Innanzitutto, «la possibilità di accedere al mercato dei capitali per soddisfare i piani di sviluppo» e di ottenere «una maggiore visibilità e un indubbio ritorno d’ immagine». Ma la scelta dell’ipo, oltre che con la volontà dei fondi-azionisti di monetizzare l’investimento, si spiega anche con la possibilità «di reperire nuove risorse da destinare alla riduzione dell’indebitamento», scrivono i manager di Sisal. La quotazione inoltre «consentirà la potenziale diffusione dell’azionariato in ambiti territoriali più ampi e con nuovi risparmiatori e investitori istituzionali qualificati». Dal punto di vista tecnico, l’ipo prevede un’offerta retail in Italia e un collocamento istituzionale sia sul mercato interno sia all’estero con un focus particolare sugli Usa. Con ogni probabilità sarà «prevista una tranche riservata ai dipendenti e consulenti del gruppo fino a un massimo del 10’% dell’offerta al pubblico». Questa opzione sarà «accompagnata dalla possibilità di attribuire una bonus share (1 ogni 10 azioni possedute) a chi manterrà i titoli in portafoglio per almeno un anno. Per quel che riguarda l’aumento di capitale è prevista l’emissione di 29,5 milioni di nuovi azioni che dovrebbero garantire un flottante minimo del 23-25% al quale poi aggiungerà la parte in vendita. «Il prezzo di emissione non dovrà essere inferiore a 2,82 euro», si legge nel verbale, «aumentabile a discrezione del cda». Inoltre è prevista l’emissione di 2,3 milioni di azioni per il piano di stock option.  glm/AGIMEG