“La legge provinciale n. 13 del 2015 prevede alcune iniziative rivolte a contenere la diffusione del gioco d’azzardo pubblico, riconducibili a due tipologie: da una parte, le azioni di formazione e informazione, prevenzione e cura, di competenza dell’ambito socio sanitario; dall’altra, le azioni volte alla disincentivazione dall’accesso al gioco, anche se lecito, vietando la collocazione degli apparecchi da gioco in prossimità dei luoghi frequentati dalle persone più vulnerabili, di competenza dell’ambito commerciale. In merito a questo secondo ambito, si fa presente che la Giunta Provinciale sta valutando come meglio qualificare le limitazioni della diffusione del gioco e la promozione della prevenzione e del contrasto delle dipendenze da gioco che già l’attuale legge prevede tra le finalità della stessa”. Questa la risposta dell’assessore alla salute della Provincia di Trento Stefania Segnana all’interrogazione presentata dai consiglieri del Movimento 5 stelle Filippo Degasperi e Alex Marini. “Le attività svolte dall’Apss per contrastare il gioco d’azzardo patologico sono articolate in interventi di prevenzione e in interventi di cura e di riabilitazione. L’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento tramite il Dipartimento Prevenzione è attiva attraverso iniziative di prevenzione primaria con un impegno diretto da parte del Servizio Dipendenze ed Alcologia che ha iniziato ad operare in sinergia nelle attività di prevenzione già prima dell’attuale fusione in un unico servizio. Le attività di prevenzione primaria si prefiggono di rendere la popolazione consapevole dei rischi e delle potenziali conseguenze negative associate al gioco d’azzardo eccessivo. L’obiettivo è offrire ai cittadini ed a categorie specifiche di soggetti (es. giovani, anziani, ecc.) informazioni utili a promuovere comportamenti responsabili anche nei confronti del gioco. Esempi di questo tipo di misure sono le campagne di consapevolezza dei rischi associati al gioco e le indicazioni sulle reali probabilità di vincita. L’attività di prevenzione primaria viene svolta nelle scuole con il contributo di risorse umane interne ad APSS e di professionisti esterni. I progetti di educazione alla salute sono rivolti agli insegnanti (Scuola Primaria e Secondaria di 1° grado) e ad insegnanti e studenti (Scuola Secondaria di 2° grado e Centri di Formazione Professionale). Le iniziative non sono rivolte specificatamente alla dipendenza da gioco, ma sono orientate, in accordo con la letteratura internazionale, alla promozione della salute e del benessere tramite l’apprendimento delle life skill, con cui si intendono quelle competenze emotive, relazionali e cognitive che consentono di operare scelte consapevoli. Infatti queste competenze possono influenzare la percezione di autoefficacia, autostima e fiducia in se stessi giocando un ruolo importante nella promozione del benessere mentale. Nel caso delle dipendenze patologiche esercitano un importante effetto preventivo nel momento della scelta di un comportamento rischioso, scelta che per lo più si connota come conformistica piuttosto che trasgressiva. Gli interventi effettuati sulla popolazione scolastica sono dedicati o direttamente ai ragazzi o ai docenti. Gli interventi di prevenzione che vedono coinvolti prevalentemente i ragazzi sono i progetti di peer education. L’educazione tra pari, metodologia utilizzata in diversi settori della medicina e della disciplina educativa in generale, si basa sul presupposto che lo stesso concetto permea e viene assorbito con maggiore successo se viene trasmesso da un “pari” che non dall’esperto che viene da un altro mondo, che l’adolescente non riconosce e che pertanto decodifica come non autentico. I progetti di peer education prevedono la selezione di un gruppo di peer leader che verrà formato sul tema degli stili di vita, sulle life skill in particolar modo la capacità critica e di scelta. I peer leader finito il percorso formativo porteranno a cascata nelle classi dei pari quanto appreso. Bisogna sottolineare come i peer rimangono “capitale umano” della scuola, ma non solo, anche della intera comunità. Alcuni di loro infatti continuano anche fuori dalla scuola ad essere opinion leader in positivo nei gruppi giovanili. La peer education prevede anche un coinvolgimento dei docenti. Gli interventi informativi vengono attuati solo in risposta a specifiche richieste motivate. Sono inoltre previsti progetti specifici per i docenti, come i corsi di formazione nelle scuole medie superiori e il progetto unplugged nelle scuole medie inferiori. Il progetto unplugged è un progetto preventivo orientato allo sviluppo delle life skill da parte dei ragazzi e consiste nella formazione dei docenti affinché siano loro a trasmettere quanto appreso ai ragazzi. Il vantaggio di questo progetto è che, i docenti formati, rimangono patrimonio della scuola. I progetti unplugged di peer education sono riconosciuti efficaci dalla Comunità Europea tuttavia hanno incontrato scarso interesse negli istituti scolastici trentini”, ha aggiunto. ” Per quanto riguarda invece la prevenzione primaria di comunità, le iniziative di informazione rivolte alla popolazione generale sono state numerose e condotte spesso in collaborazione tra professionisti del Servizio Dipendenze ed AMA, l’associazione di Auto Mutuo Aiuto convenzionata con APSS, proprio per integrare diverse strategie di risposta al fenomeno ed ampliare la possibilità di accesso alle cure per coloro che manifestavano problemi relativi al gioco d’azzardo. Nel corso degli ultimi anni sono diminuite questo tipo di richieste così come sembra essersi stabilizzato il numero di accessi ai servizi per gioco d’azzardo patologico. La prevenzione secondaria mira a diminuire il danno potenziale per i giocatori a rischio e problematici prevenendo lo sviluppo di una dipendenza. L’ APSS ha dato avvio nel 2016 (cfr. deliberazione del Direttore generale n.399 di data 8 agosto 2016) ad una collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Trento per rafforzare l’ambito della prevenzione e della sensibilizzazione attraverso un piano di ricerca e un piano di formazione. In particolare il piano di ricerca si è posto l’obiettivo di rilevare la percezione degli esercenti circa il gioco d’azzardo e la normativa che lo regola ed il profilo socioanagrafico e comportamentale del giocatore-tipo e del giocatore patologico; per questo è stata realizzata nel 2017 una specifica indagine che ha coinvolto oltre 300 esercenti operanti sul territorio provinciale. Il piano formativo è quindi stato orientato alla sensibilizzazione degli esercenti dei locali in cui vi è un’offerta di gioco d’azzardo al fine di conoscere meglio il fenomeno e intercettare precocemente chi sta sviluppando una problematica. I due piani di attività risultano fortemente interconnessi, tanto da caratterizzare l’attività come un percorso di ricerca\azione. Infatti – ha detto -, se il piano di ricerca aveva l’obiettivo di indagare negli esercenti la loro percezione circa i diversi aspetti del gioco d’azzardo, tale rilevazione trova ricaduta operativa nella strutturazione degli interventi formativi (in linea con la Legge provinciale n.13\2015) rivolti agli esercenti attraverso la progettazione e conduzione di focus group con il duplice obiettivo di affrontare gli aspetti relativi alla normativa che regola il gioco d’azzardo e di attivare un confronto su come stabilire una relazione\comunicazione con il giocatore e su come affrontare casi potenzialmente problematici. In accordo con il Commissariato del Governo (con il quale è stato anche stipulato nel giugno 2017 un protocollo di collaborazione con la Provincia di Trento) sono stati coinvolti gruppi di operatori delle Forze dell’Ordine (Carabinieri e Polizia). Sono stati inoltre organizzati dei corsi/gruppi di formazione per gli esercenti e per operatori delle sale da gioco nelle zone dell’Alto Garda e della città di Trento nonché l’associazione BingoTime. L’obiettivo principale, a lungo termine, del “Progetto di contrasto alla ludopatia” sta nella creazione di rapporti collaborativi con gli esercenti e gli operatori di gioco per promuovere la consapevolezza rispetto ai rischi e alle problematiche connesse al gioco d’azzardo, incrementando contestualmente le conoscenze relative alla normativa del settore e ai Servizi di prevenzione e cura presenti nel territorio provinciale, di modo che l’esercente abbia tutti gli strumenti per poter avere un ruolo attivo nella relazione con il cliente giocatore, riconoscendo il soggetto potenzialmente a rischio e, se necessario, agganciandolo ed indirizzandolo ai Servizi del territorio. Un importante ruolo nel contrasto dello sviluppo di nuovi casi di gioco d’azzardo patologico è stato inoltre svolto fin dal 2012 dall’alleanza per la tutela e la responsabilità condivisa nel contrasto e nella prevenzione del gioco d’azzardo patologico in cui i soggetti firmatari (Comune di Trento, Associazione AMA – Auto Mutuo Aiuto, Provincia Autonoma di Trento, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Comune di Rovereto, Casse Rurali Trentine, Consorzio Comuni Trentini, Confesercenti, Ordine dei Giornalisti, Coordinamento Nazionale delle Comunità d’Accoglienza – CNCA, Federazione Italiana Tabaccai – FIT, CONSOLIDA, Caritas), si sono impegnati alla prevenzione e al contenimento delle conseguenze sociali del gioco d’azzardo, nell’ambito delle rispettive competenze”, ha continuato. “Si parla invece di prevenzione terziaria quando ci si riferisce ai diversi tipi di trattamenti volti ad assistere le persone che stanno sviluppando o hanno sviluppato un problema nella gestione del gioco d’azzardo. Queste misure comprendono, ad esempio, la psicoterapia individuale o di gruppo, i gruppi di auto mutuo aiuto, la consulenza finanziaria e l’assistenza per la famiglia del giocatore. Prevenzione terziaria, cura e riabilitazione hanno in realtà ampie aree di sovrapposizione. Il Servizio Dipendenze ed Alcologia svolge la funzione istituzionale di assessment e successiva presa in carico delle situazioni problematiche. In particolare, al soggetto che porta un problema di gioco d’azzardo al SerD, nell’ambito del processo di accoglienza e valutazione, viene fissato un colloquio o più frequentemente alcuni colloqui con lo psichiatra con finalità diagnostica. Il processo di valutazione prosegue con il contributo dell’equipe multidisciplinare che si avvale della collaborazione dei familiari eventualmente coinvolti. La valutazione iniziale comprende l’accertamento di un’eventuale comorbilità psichiatrica; inoltre viene effettuata una valutazione tossicologica dato il frequente riscontro di assunzione di sostanze nei giocatori problematici. E’ infatti necessario escludere che il disturbo del comportamento sia riconducibile alle fasi maniacali di un disturbo bipolare del tono dell’umore oppure alla sintomatologia maniacale indotta dall’uso di sostanze stimolanti come la cocaina; così come è necessario escludere che il comportamento sia secondario ad un trattamento farmacologico. La fase diagnostica può prevedere la somministrazione di test standardizzati. Per l’area sociale in particolare si sottolinea l’importanza della valutazione della situazione finanziaria. Per ciò che concerne il trattamento, il SerD propone prevalentemente interventi di tipo ambulatoriale. I programmi terapeutici proposti sono sempre individualizzati, cioè basati sia sull’analisi di ciascun caso clinico, che sulla definizione di un contratto terapeutico che non può non tener conto della rappresentazione del problema da parte dell’interessato nonché della compliance agli interventi terapeutici proposti. Pertanto gli obiettivi iniziali del trattamento sono tesi ad aumentare il livello di motivazione alla terapia con una serie di colloqui motivazionali o un percorso di tipo psicoeducazionale, per poter proporre un programma terapeutico che solitamente prevede l’integrazione di interventi delle diverse aree professionali. I programmi terapeutici includono prevalentemente interventi di tipo psicoeducativo, psicoterapico e psicofarmacologico. Vengono inoltre attuati interventi di gruppo di tipo psicoterapico e molto più raramente si ricorre ad interventi residenziali che costituiscono una tappa del processo di presa in carico del paziente qualora il livello di compulsività e/o di sofferenza soggettiva rendano necessario un maggior livello di protezione. Inoltre nell’ambito della convenzione con AMA annualmente rinnovata a partire dal 2012 viene ampliata la possibilità di accesso alle cure anche per coloro che per ragioni di privacy o timore di stigma difficilmente accederebbero al Servizio Dipendenze tramite incontri di informazione per i giocatori e loro familiari attraverso iniziative di gruppo, come occasioni di aggancio terapeutico e di consapevolezza e occasioni di cura e di sostegno nel processo riabilitativo tramite le attività di auto mutuo aiuto in gruppo con otto gruppi attivi sull’intero territorio provinciale. A partire dal 2007, anno in cui sono stati presi in carico i primi 4 giocatori patologici, la numerosità di questo tipo di pazienti è cresciuta esponenzialmente per arrivare poi a stabilizzarsi dal 2012 a tutt’oggi intorno alle 100 unità l’anno di cui circa 50 nuovi utenti”, ha precisato ancora. “La richiesta di proseguimento della convenzione con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Trento è stata accolta con le seguenti finalità: Il prosieguo delle attività di formazione e sensibilizzazione al fine di sviluppare la conoscenza del fenomeno ed intercettare precocemente chi sta sviluppando una problematica. Attività rivolta agli esercenti dei locali in cui è presente un’offerta di gioco d’azzardo ed alle Forze dell’Ordine. Dopo una prima serie di eventi formativi rivolti a queste due categorie è, infatti, emersa la richiesta di dare proseguimento ad altre iniziative di questo genere andando ad intercettare soggetti in zone più decentrate da un lato, e operanti in particolari settori dall’altro (ci è giunta richiesta di formazione per circa sessanta operatori di sale dedicate). Un’attività di ricerca che consenta di monitorare gli esiti dei trattamenti. In particolare si propone l’opportunità di svolgere un’analisi di follow up su tutti i pazienti che, a partire dall’anno 2007, hanno svolto un percorso di cura presso il SerD per un problema di gioco d’azzardo patologico. Rispetto a ciò l’obiettivo è doppio: oltre ad uno prettamente valutativo (comprendere gli outcome dei giocatori GAP dopo un percorso al SerD e delineare i determinanti di un positivo percorso terapeutico), ci si pone infatti anche un obiettivo di progettazione (l’analisi consentirà presumibilmente di revisionare e migliorare le modalità di presa in carico e trattamento dei giocatori patologici che rappresentano un target relativamente nuovo per i Servizi delle Dipendenze e rispetto ai quali ancora non è stato svolto uno studio specifico di follow up)”, ha aggiunto ancora. “L’articolo 11, comma 1 della legge provinciale 13 del 2015 prevede che nella relazione sull’attuazione della legge sia data contezza della “diffusione delle sale da gioco e dei luoghi dove sono installati gli apparecchi per il gioco nel territorio provinciale e i cambiamenti nella loro distribuzione rispetto alla situazione preesistente”. Per la parte di competenza dell’ambito commerciale, la relazione effettuata sulla base dei dati forniti dall’Amministrazione delle Dogane e dei Monopoli evidenzia che nel territorio provinciale erano installate: alla fine del 2015: 474 VLT (Video Lottery) e 2.682 AWP (New Slot), per un totale di 3.156 apparecchi, distribuiti in 690 esercizi; alla fine del 2017: 424 VLT (Video Lottery) e 2.558 AWP (New Slot), per un totale di 2.982 apparecchi, distribuiti in 596 esercizi. Quindi complessivamente il numero di apparecchi attivi e installati in Trentino è diminuito del 5,5 %, mentre gli esercizi con offerta di gioco pubblico sono diminuiti del 13,6%. La riduzione percentualmente più consistente ha interessato le VLT (Video Lottery, che raccolgono un maggior volume di gioco per macchina rispetto alle New Slot), diminuite nel periodo di oltre il 10,5%, mentre le AWP (New Slot) sono calate del 4,6%. La riduzione complessiva del numero degli apparecchi presenti sul territorio provinciale dovuta all’impossibilità di collocare nuovi apparecchi nelle zone cosiddette sensibili, dimostra che si sta perseguendo la finalità di disincentivazione dell’accesso al gioco prevista dalla legge provinciale, per quanto riguarda l’ambito commerciale. Tuttavia, gli effetti più importanti si avranno a partire da agosto 2020, termine entro il quale tutti gli apparecchi localizzati in zone sensibili dovranno essere rimossi. Si stima che la riduzione dovrebbe interessare oltre un apparecchio su tre. Inoltre, poiché la legge disciplina sul piano commerciale esclusivamente il contenimento degli apparecchi individuati dall’articolo 110, comma 6, del regio decreto n. 773 del 1931, laddove i numeri dimostrano il perseguimento degli obiettivi, utilizzare l’importo del gettito sull’imposta da gioco implica considerare anche una serie di opportunità di gioco che non sono limitate dalla legge in questione, ma che possono comunque essere oggetto delle attività di formazione ed informazione, prevenzione e cura, di competenza dell’ambito socio-sanitario. L’esito delle verifiche di cui al punto 1 dell’odg n.437/XV ha confermato l’applicabilità in ambito provinciale la facoltà per i Comuni di limitare sul proprio territorio, con proprio provvedimento, gli orari di accensione degli apparecchi da gioco di cui al comma 6, art. 110 del TULPS, collocati non solo nelle sale da gioco, ma anche nei pubblici esercizi, negli esercizi commerciali, o in altri luoghi aperti al pubblico L’esercizio del potere sindacale, nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, deve però necessariamente dar conto del bilanciamento degli interessi in gioco, che sono entrambi costituzionalmente tutelati (diritto alla salute e libertà d’impresa) ed è consentito dal legislatore solo in caso di accertata lesione di interessi pubblici tassativamente individuati quali quelli richiamati dall’articolo 31, comma 2, del decreto legge n.201 del 2011, convertito con legge n. 214 del 2011 (sicurezza, libertà, dignità umana, utilità sociale, salute). Degli esiti dell’approfondimento è stata data comunicazione ai Comuni direttamente interessati, al Consorzio dei Comuni Trentini e alle strutture provinciali interessate. Per quanto riguarda l’istituzione del tavolo di confronto con i Comuni, l’Assessorato competente ha già preso conoscenza della necessità di avviare il tavolo”, ha concluso Stefania Segnana. La legge sul gioco della Provincia di Trento prevede un distanziometro di 300 metri da luoghi sensibili per l’installazione di slot e Vlt in sale dedicate. Tra i luoghi sensibili: istituti scolastici o formativi di qualsiasi ordine e grado; strutture sanitarie e ospedaliere, incluse quelle dedicate all’accoglienza, assistenza e recupero di soggetti affetti da qualsiasi forma di dipendenza o in particolari condizioni di disagio sociale o che comunque fanno parte di categorie protette; strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario, scolastico o socio-assistenziale; strutture e aree ricreative e sportive frequentate principalmente da giovani, nonché centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente da giovani; circoli pensionati e anziani; luoghi di culto. cdn/AGIMEG