Operazione Mani in Pasta, Cassazione conferma la custodia cautelare per l’uomo che gestiva slot e scommesse illegali”

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione conferma la custodia cautelare in carcere per un indagato dell’indagine Mani in Pasta – che circa un anno fa ha disarticolato il clan Acquasanta di Palermo, portando al fermo di 91 persone – l’uomo secondo gli inquirenti è un “intraneo, peraltro in posizione qualificata, alla compagine mafiosa dell’Acquasanta”, in particolare viene descritto come “il referente degli interessi della famiglia F. in un settore di elezione del relativo clan mafioso, quello del gioco e delle scommesse illegali”. L’uomo, oltre a gestire dei centri scommesse attraverso dei prestanome, avrebbe infatti curato “i rapporti con i titolari delle imprese a diverso titolo interessate nel circuito della relativa filiera commerciale (dai gestori/fornitori delle slot machine ai titolari della agenzie di scommesse), operative nelle zone sottoposte al controllo territoriale del clan mafioso in contestazione, provvedendo altresì alla raccolta, alla contabilizzazione ed alla successiva destinazione al clan di riferimento dei proventi derivanti da tali iniziative”.
La Cassazione ricorda comunque che già il Tribunale di Palermo ha accolto in parte l’appello intentato dall’imputato riqualificando alcuni capi di imputazione. Questa operazione ha riguardato la “mera qualificazione giuridica” ad esempio delle frodi sportive e delle condotte ritenute di esercizio abusivo di gioco e scommesse. Le condotte in sé invece non sono “mai (state) contestate nel loro portato oggettivo”, e “definiscono, quantomeno nei termini della gravità indiziaria, l’effettivo contesto complessivo dell’azione svolta dal ricorrente nel settore in questione e la natura dei rapporti occorsi con la famiglia Fontana sotto questo specifico versante delle relative interessenze criminali”. lp/AGIMEG