Giorgetti (Founder bettingexchange.it) ad Agimeg: “L’introduzione tassa dello 0,5% sulla raccolta delle scommesse porterebbe la tassazione per l’exchange al 111%. E’ un assist all’illegalità”

“Nel DL “Rilancio” è stato commesso un evidente errore tecnico nell’aumentare la tassazione sulle scommesse. Il governo Conte ha dimenticato che la tassazione per quanto riguarda il betting exchange è sempre stata differente dalle scommesse tradizionali e calcolare l’aumento dello 0,5% della tassazione sulla raccolta rende di fatto inutilizzabile il Punta e Banca”. E’ quanto afferma ad Agimeg Giulio Giorgetti, founder di bettingexchange.it, su come gli scommettitori e gli operatori di settore stiano vivendo con particolare ansia i sempre più probabili aumenti di tassazione per il betting online, in particolare per l’exchange.
Il pubblico del betting exchange sta vivendo con molta ansia l’evoluzione del DL Rilancio. La tassa per il fondo “salva sport” sarebbe fatale per il mercato. Che feedback sta avendo dai giocatori? Cosa accadrebbe nel caso non venisse modificato il decreto?
“Come evidenziato sin da maggio dal “Sole24Ore” si arriverebbe a pagare una tassazione del 111% sulle scommesse in modalità exchange, quindi questo significa uccidere il betting exchange legale. Quello che la politica deve capire è che amputare il palinsesto AAMS/ADM delle scommesse exchange corrisponde a fare un nuovo assist verso il gioco illegale. I giocatori vorranno continuare ad usarlo e quindi ci sarà una migrazione da siti legali a quelli illegali con un doppio danno: aumento della ludopatia e perdita di entrate per lo Stato”.
Oltre ai giocatori, anche gli operatori rischiano dover rinunciate agli investimenti fatti nel mercato. La nuova tassa comporterebbe pericoli effetti collaterale anche a livello occupazionale?
“Se verrà ucciso il betting exchange si renderà debole il mercato ufficiale e quindi sì ci sarà una perdita di posti di lavoro. Perché se un sito diventa meno allettante, aumenteranno i cittadini che utilizzeranno i siti illegali non solo per il betting exchange, ma anche per tutti gli altri giochi, dalle scommesse, al poker e le lotterie.  Quindi sì, la perdita di posti di lavoro nel settore andrà crescendo. Nei primi mesi colpirà in maniera specifica chi ha puntato in primis sull’exchange, ma successivamente colpirà tutti anche coloro che ora non lo offrono”.
Il Decreto Dignità compie due anni. Una delle misure più discusse del governo a trazione Cinque Stelle, che al suo interno contiene il divieto di pubblicità per giochi e scommesse. Quali sono stati gli effetti sul mercato italiano?
“I principi erano giusti, quello di diminuire il bombardamento mediatico e quello di diminuire la ludopatia, ma la loro applicazione è stata fatta in maniera superficiale. Vietando completamente la pubblicità di qualsiasi gioco si è arrivati al punto che nessuno sa più cosa sia un sito legale e uno illegale. Quindi la virtù è nel mezzo. Se si vuole combattere la ludopatia lo si deve fare proprio formando i giocatori e informandoli tramite l’utilizzo della tecnologia. Sarebbe auspicabile una riforma del decreto dignità che vada a risolvere quelle contraddizioni che si stanno verificando”.
Durante il lockdown, con il calcio fermo, altre discipline si sono prese la scena. Cosa ne pensa in particolare degli eSports? E’ troppo presto per un interesse da parte del mondo del betting?
“Gli eSports rappresentano il prossimo futuro in Italia, saranno uno dei settori con crescita più alta da qui ai prossimi 5 anni e di sicuro la nascita della eSerie A rappresenta il trampolino di lancio. Vista la mia competenza e la mia passione sia sugli eSports che nelle scommesse sportive ho fatto presente che è necessario sin da subito normare la possibilità di puntare su questa nuova tipologia di sport. Avrei preferito che le scommesse sportive negli eSports venissero introdotte in futuro, ma i siti illegali hanno iniziato ad offrirle già da molto tempo ed allora reputo corretto il fatto che anche i siti AAMS/ADM abbiano iniziato a proporle. La crescita deve essere parallela, da una parte deve crescere il professionismo all’interno degli eSports con contratti con un minimo salariale per tutti i pro player, dall’altra serve una formazione ai giocatori analoga a quanto avviene già nello sport reale, per garantire la regolarità degli eventi”. lp/AGIMEG