Campanella (Pres. Emi Rebus) ad Agimeg: “Siamo figure professionali qualificate ed in grado di far riaprire le nostre sale in piena sicurezza”

“Noi esercenti siamo una figura professionale qualificata ma sottovalutata, possiamo avere un ruolo molto importante nel contrasto alla ludopatia, ma tutto questo non viene percepito dalle istituzioni. Siamo un presidio sul territorio in grado di prevenire la ludopatia e tenere lontano il gioco illegale”. E’ quanto afferma, nella diretta con il direttore di Agimeg, Fabio Felici, Antonia Campanella, presidente dell’associazione Emi Rebus e promotrice di numerose manifestazioni delle lavoratrici del gioco legale. Anche se oggi le sale giochi sono chiuse, i protocolli sono pronti per le riaperture con 3 metri di distanza tra le macchine, termoscanner digitale all’ingresso, percorsi informativi, entrate/uscite differenziate, postazioni ridotte di due terzi.
“Nelle nostre sale non riscontriamo nulla di tutto ciò che viene relazionato al di fuori”, ha detto la Campanella riferendosi al servizio di Uno Mattina in cui si parla di 10 milioni di malati di gioco in Italia. “Si parla tanto di giocatori che potrebbero rivolgersi agli usurai, ma molto presto saranno molti piccoli esercenti a doversi rivolgere agli usurai per non fallire. Sul Decreto Sostegni, siamo stati ridicolizzati, è stato abolito il nostro codice Ateco, non abbiamo più avuto rilevanza di imprese chiuse per forza maggiore. Ci hanno tolto i crediti di imposta sugli affitti, il che è ridicolo. In questo Decreto Sostegni prendiamo meno rispetto al decreto ristori di novembre. Oggi vanno aiutate le sale a reddito zero, affinché si preveda un ristoro del 400%. Un decreto sostegni dignitoso avrebbe dovuto indennizzare almeno il 70% delle perdite riscontrate nel confronto tra 2019 e 2020. Senza contare che non si parla del 2021, sono già passati tre mesi. Il settore è al collasso, quanto prima bisogna eguagliare il nostro comparto ad altri settori, senza contare che noi siamo meno pericolosi di altre attività per quanto riguarda i contagi. Possiamo lavorare in sicurezza, abbiamo locali ampi e spaziosi, per questo ci chiediamo perché siamo ancora chiusi”. cr/AGIMEG