Un’altra “favola” sul gioco: è colpa delle scommesse legali se c’è il “match fixing”

Tra le fake news elargite a piene mani dai “professionisti dell’antigioco”, come la Raccolta scambiata per Spesa, il numero dei giocatori “malati”, la pubblicità come veicolo della “ludopatia” ed altro ancora, un posto di prim’ordine spetta al c.d. “match fixing”, vale a dire l’alterazione dei risultati di incontri sportivi per lucrare scommettendo sull’evento stesso. Secondo i denigratori del gioco pubblico, questa pratica scomparirebbe come per magia ove si abolissero le scommesse.

Il refrain viene ripreso e ripetuto su tutti i media ogni volta che si verifica un caso di alterazione dei risultati. Ed è l’argomento principale utilizzato per chiedere a gran voce il divieto di scommessa sui campionati minori.

Anche in questo caso, sarebbe sufficiente esaminare i “fatti”.

Quello che ancora oggi è il più grave episodio di match fixing, che all’epoca si chiamava “Scandalo scommesse” (oggi si direbbe “scommessopoli”), è avvenuto negli anni 1979/1980, coinvolgendo squadre di serie A e calciatori famosi (compresi alcuni nazionali).

Il secondo più grave episodio di alterazione di risultati calcistici nella storia del nostro più popolare sport è del 1986.

Ebbene, le scommesse legali sono state introdotte in Italia nel 1998, cioè molti anni più tardi rispetto agli episodi narrati, che sono accaduti nonostante le scommesse sul calcio fossero vietate.

Anzi, l’ampiezza dello scandalo del 1980, con la partecipazione alle combine di giocatori famosi, dimostra come il giro di denaro proveniente dal gioco clandestino era talmente tanto da essere in grado di alterare risultati di squadre al vertice della serie A.

L’esistenza di reti pubbliche ove il gioco viene tracciato e regolato consente, invece, di avere la possibilità di esercitare taluni controlli, anche in chiave preventiva rispetto al match fixing.

Infatti, i flussi di gioco che transitano nella rete ufficiale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli sono “tracciati” e “monitorati” perché affluiscono al totalizzatore nazionale. In pratica, ad esclusione del nominativo del giocatore, ogni scommessa viene registrata dal totalizzatore (su cosa si è puntato, quanto si è puntato, dove si è puntato, la quota offerta dai concessionari, data ora e luogo di vendita, quanto si è perso, quanto si è vinto, sia in riferimento al singolo concessionario sia in riferimento a una data area geografica, fino alla singola agenzia di scommessa). ADM, tramite il partner tecnologico (SOGEI), possiede il totale della raccolta sulla rete italiana ufficiale ed è, quindi, in grado di controllare ogni singola giocata.

Il sistema di monitoraggio ADM del gioco anomalo sulle scommesse sportive (GASS, che fa parte dell’UISS, l’organismo costituito in seno al Ministero dell’Interno, cui partecipano anche le Forze di Polizia e gli Organismi sportivi) verifica in tempo reale, ogni quarto d’ora (notte esclusa) e per ogni avvenimento su cui è stato raccolto gioco, che:

– la quota minima raccolta su ogni esito di ogni tipo scommessa non si discosti troppo da quella iniziale;

– la raccolta complessiva su ciascun esito di ogni scommessa sia superiore ad una determinata soglia minima.

Se entrambe le condizioni si verificano, il sistema invia in automatico un “allert” e si effettuano ulteriori controlli.

Nel caso in cui dalla combinazione dei diversi fattori si evidenzia una possibile anomalia, l’Agenzia invia una apposita segnalazione all’UISS. Questa attività è condotta anche in stretta collaborazione con i concessionari della rete legale, che segnalano eventuali anomalie registrate sui propri sistemi.

Insomma, il controllo contro il match fixing avviene grazie alla sinergia tra lo Stato ed i concessionari, perché l’alterazione dei risultati sportivi e, quindi, la produzione di vincite “illecite” tende a danneggiare anche dei concessionari.

E’ stato, inoltre, ampiamente dimostrato da inchieste della magistratura – ad esempio quella denominata “Dirty soccer”, condotta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro e che ha riguardato l’alterazione di partite di Serie D – che le scommesse illegali connesse al c.d. “match fixing” vengono alimentate “prevalentemente” su reti di bookmakers stranieri o su siti illegali, quindi al di fuori del circuito concessorio nazionale.

La stessa cosa era emersa anche dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Cremona (che aveva accertato che le scommesse illegali venivano effettuate su siti esteri asiatici).

Pertanto, la proposta di eliminare dai palinsesti dell’Agenzia gli eventi dei campionati dilettanti di serie “D” e di quelli giovanili non sarebbe di alcuna efficacia, considerato che i comportamenti criminali si avvalgono di un sistema di “scommesse illegali”, per cui i relativi flussi finanziari non transitano per il circuito legale dei concessionari di Stato. rf/AGIMEG