Lo sport si fa sempre più spettacolo, abbracciando sentieri mediatici via via più capillari e allargando le frontiere del business. Un’evoluzione che il mondo del betting è chiamato ed assecondare, modernizzando e diversificando la sua offerta al pubblico. Del futuro delle scommesse e del loro legame con lo sport si è parlato oggi nella conferenza “Betting on Sports 2016”, che si tiene a Londra nei locali del Grange Tower Bridge Hotel di Londra. Una due giorni (conclusione domani) a cui partecipano oltre 70 relatori, rappresentanti di primo piano del gambling internazionale, e 600 delegati.
Nell’ambito del panel “Predicting the future of sports betting” è intervenuto di Fabio Schiavolin, a.d. del Gruppo Snai. Una partecipazione che, al cospetto di una platea internazionale così qualificata, rappresenta l’ennesimo riconoscimento per le strategie aziendali, nelle quali l’innovazione rappresenta una mission prioritaria.
“È imprescindibile coniugare il betting con le nuove prospettive dettate dal mondo social – dichiara l’a.d. Fabio Schiavolin – Una realtà velocissima e mutevole che può cambiare da un giorno all’altro e in grado, se ben interpretata, di creare un effetto propulsivo sul processo evolutivo delle scommesse. Ne è prova il successo della campagna #TwittEuro16, lanciata da Snai nel corso dei Campionati Europei di calcio e basata sui pronostici di alcuni personaggi del giornalismo, dello spettacolo e dello sport. La loro competizione è stata particolarmente coinvolgente, scatenando l’interazione dei follower, fino a fare dell’iniziativa un vero e proprio fenomeno social, segnalato fra le campagne di maggior successo dell’estate e a ridosso delle iniziative su twitter di alcuni grandi marchi sponsor di Euro2016. A mio giudizio – conclude Schiavolin – l’incontro con il mondo social può accelerare un processo sul quale il nuovo Gruppo Snai punta molto e che può essere riassunto con la formula: “da bookmaker a playmaker”. Questo vuol dire che un bookie del 2016 non può lavorare soltanto su quote e bonus, ma anche sui contenuti e sul coinvolgimento del cliente. Deve cioè diventare un “playmaker”. Come a.d. di un operatore storico, posso dire che questa deve essere la nostra missione». lp/AGIMEG