Scommesse: approvata da commissione Antimafia “Relazione su mafia e calcio”, nel testo norme per contrasto a match fixing

La commissione Antimafia ha approvato all’unanimità la Relazione su mafia e calcio, illustrata dalla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi e il coordinatore del comitato apposito, Marco Di Lello (Pd). Irrobustire il provvedimento del Daspo, introdurre il reato di bagarinaggio, inasprire le sanzioni della giustizia sportiva nei casi di match fixing e di collusioni con la mafia, introdurre le celle negli stadi sul modello inglese ed evitare le scommesse nei campionati Dilettantistici. Queste le principali proposte che si leggono nella relazione finale della Commissione antimafia. “Il legame tra mafia e sport – spiega la presidente Bindi – si è posto all’attenzione della commissione fin dall’inizio, soprattutto a seguito di fatti accaduti in società dilettantistiche. Ci siamo poi concentrati anche sul calcio professionistico e di Serie A, ma non va abbandonata l’inchiesta sullo sport, e sul calcio in generale, con particolare attenzione alle piccole società”. “Uno dei rischi del collegamento tra calcio e mafia è certamente nel settore delle scommesse – ha commentato Di Lello – soprattutto quelle che provengono da siti online esteri. Proponiamo diverse misure anti-matchfixing che hanno suggerito diverse associazioni”. Nella Relazione si afferma che “i rapporti con i giocatori possono essere sfruttati a fini illeciti, attraverso il cosiddetto match fixing, cioè l’alterazione del risultato sportivo al fine di conseguire illeciti guadagni attraverso il sistema delle scommesse”. “Negli ultimi anni il cosiddetto fenomeno del match fixing ovvero delle partite manipolate collegate a episodi di corruzione connessi alle scommesse sportive ha raggiunto preoccupanti livelli di espansione nel mondo. Com’è noto, il fenomeno delle partite truccate consiste nell’atto di influenzare irregolarmente il corso o il risultato di un evento sportivo al fine di ottenere vantaggi per sé o per altri, falsando il normale svolgimento aleatorio e imprevedibile associato all’idea stessa di competizione sportiva. Le recenti tecnologie e la possibilità di scommettere on line, inoltre, hanno contribuito ad ampliare le dimensioni di tale fenomeno al punto che, ad oggi, si tratta di un vero e proprio business multimiliardario, spesso correlato ad altre attività criminali, come ad esempio il riciclaggio. Va, peraltro, rilevato – prosegue la relazione – come il match fixing sia stato definito dalle stesse organizzazioni nazionali e internazionali che promuovono lo sport al pari di una vera e propria minaccia, giacché esso mina gravemente non soltanto le strutture finanziarie e organizzative legate al profilo economico della pratica sportiva, ma gli stessi principi culturali e morali cui lo sport si ispira e sui quali esso si fonda. Sfruttando la disomogeneità delle regolamentazioni nazionali e le opportunità offerte dalle moderne tecnologie delle comunicazioni, è oggi possibile effettuare legalmente scommesse senza che venga appurata l’origine dei fondi utilizzati”. Quindi, al fine di contrastare il fenomeno delle combine e del match fixing, la Commissione propone di “rafforzare, a fini preventivi, il sistema di monitoraggio sulle scommesse illegali su siti non autorizzati o su siti stranieri, limitare il novero dei fatti sportivi sui quali è possibile scommettere. Uno dei fattori che facilita il fenomeno del match fixing è proprio la possibilità di scommettere su qualunque evento e frazione della condotta di gioco, opportunità che agevola l’accordo illecito con un minore numero di attori infedeli. Limitare la possibilità di scommettere sul solo risultato finale dell’incontro e, al massimo, su quello del primo tempo, ridurrebbe significativamente le occasioni d’illecito accordo; vietare le scommesse sulle partite di calcio delle società che militano in campionati dilettantistici, attesa la loro maggiore vulnerabilità sul piano economico e al condizionamento di esponenti della criminalità e considerato altresì che non di rado hanno difficoltà ad adempiere agli obblighi contrattuali verso i calciatori così esponendoli al più alto rischio che si prestino ad operazioni di matchfixing; valutare, in fine, in una prospettiva in cui le politiche fiscali tengano conto delle misure di politica di prevenzione della criminalità, l’allineamento della tassazione delle scommesse a quella che colpisce le altre operazioni commerciali. Il settore delle scommesse sportive non è solo fonte di ragguardevoli introiti per l’Erario ma è anche fonte di lautissimi guadagni sia per gli scommettitori ma ancor più per le società di betting che operano in sostanziale assenza di rischio di impresa. Tutto questo facilita e incentiva le frodi sportive e contribuisce a diffondere forme di dipendenza del gioco in strati sempre più ampi del tessuto sociale e, in particolari, tra i giovani”. cdn/AGIMEG