Il decreto riaperture rischia di generare un autogol per il governo Draghi. Almeno per quanto riguarda il settore dei giochi e delle scommesse sportive. Settore che, anche con il nuovo decreto Sostegni, raccoglie ben poco in termini di aiuti, fatta salva l’ipotesi di un possibile ristoro dal Mise per le sale giochi ormai chiuse da quasi un anno. “Aprire il 1° luglio i punti gioco è come dire voler aprire le gelaterie a novembre. Per il settore delle scommesse sportive restare fuori da tutta la fase a gironi degli Europei, a negozi chiusi, rappresenta una perdita stimata di circa 200 milioni di euro”, spiega al ‘Sole 24 Ore’ Fabio Schiavolin, amministratore delegato di Snaitech. Pensare che in questi 318 giorni di chiusure non si sia giocato è un grave errore, ricorda il numero uno del con cessionario pubblico, e a dimostralo sono i dati resi noti dalla Guardia di Finanza e dall’agenzia delle Dogane e dei Monopoli secondo cui la raccolta del gioco illegale in questo anno di pandemia e chiusure forzate si è attesta tra i 10 e 20 miliardi di euro. Con una perdita per l’Erario che nel 2020 ha sfiorato i 6 miliardi di euro e che ora, nei primi tre mesi del 2021, si è attestata a -19.3% pari a 631 milioni di gettito in meno. E non finisce qui. Come spiega Schiavolin “chi sceglie l’offerta illegale con tutta probabilità sparisce dal radar del circuito legale facendo venire meno anche l’offerta in termini di responsabilità che oggi caratterizza il gioco legale rispetto a quello illegale”. Il rischio di favorire il mercato illegale delle scommesse con le riaperture al 1° luglio si somma poi a quello di un nuovo caos regionalizzato nella ripresa dell’offerta di gioco, il decreto riaperture prevede infatti che entro il 7 giugno saranno almeno sei le regioni a passare dal colore giallo al bianco con il ritorno alla piena normalità. In questo caso il rischio, secondo Schiavolin è quello di “un’offerta del gioco legale a macchia di leopardo, dove da una parte qualcuno sarà autorizzato ad aprire e da un’altra invece, come è già accaduto con la regione Sardegna, non si potranno far ripartire le attività con evidenti disparità tra le diverse località”. Sul fronte ristori il gioco legale non incassa grandi aiuti. “Quello arrivato fino ad ora incide per non più del 2,5% sulle perdite di fatturato del settore” ricorda Schiavolin. “Un imprenditore preferisce lavorare e dunque riavviare la propria attività rispetto ad attendere un aiuto pubblico che per evidenti motivi può avere soltanto un impatto irrisorio sulle perdite derivanti da una vera e propria pandemia economica. Una decontribuzione temporanea, potrebbe essere un buon aiuto per garantire ancora occupazione in una fase di grave crisi per l’intero settore”. lp/AGIMEG