Sapar: “Un Avvenire (con la A rigorosamente maiuscola) senza gioco”

“La guerra Israele-Hamas, il fronte caldo del mar Rosso con gli scontri tra i ribelli Houthi e la coalizione anglo-americana ed il gioco pubblico che hanno in comune? Niente, ma non per il quotidiano l’Avvenire che sulla prima pagina di sabato scorso dedica lo stesso spazio ai tre avvenimenti. In pratica il gioco pubblico (sul quotidiano diventa gioco d’azzardo) ha la stessa importanza di due guerre. Un accostamento da brividi e che dà l’idea di che violenza editoriale ci sia nell’Avvenire nei confronti del gioco legale. Ed ovviamente, come capita sempre in questi casi, l’articolo annunciato in prima pagina è (volutamente?) pieno di errori ed omissioni”. Si legge in una nota dell’Associazione Sapar.

“Il titolo dell’articolo in questione, a firma Maurizio Fiasco, è: “Azzardo, nel 2023 spesi 150 miliardi. Così le slot “divorano” il nostro tempo”. Nel 2023 sono stati giocati 150 miliardi ma la spesa degli italiani, cioè i soldi effettivamente usciti dalle tasche degli appassionati, è stata di circa 22 miliardi visto che circa 128 miliardi di euro sono tornati ai giocatori sotto forma di vincite. Certo fa mediaticamente più effetto dire che gli italiani hanno speso 150 miliardi per tentare la fortuna, ma è un clamoroso errore. E che dire delle slot che “divorano” il tempo dei giocatori? Su questa affermazione non sono riportate fonti né spiegati nel dettaglio eventuali calcoli. Un frase ad effetto buttata lì senza un fondamento scientifico, fondamento che comunque sarebbe difficile da individuare visto il grande numero di variabili interessate (città, persone, orario, tipologia di gioco, tipo di sala, somma spesa per partita, ecc). Forse un calcolo empirico potrebbe essere fatto ma non potrebbe avere un “peso” come quello dato dall’Avvenire. Nelle tabelle si parla di “150 miliardi” spesi nel 2023 per le scommesse. Ovviamente i 150 miliardi giocati (non spesi) riguardano tutti i giochi non le sole scommesse. Immaginiamo la risposta: “tutti i giochi sono delle scommesse”. Vero, ma utilizzare la terminologia giusta (giochi pubblici) sarebbe stato più corretto”, aggiunge.

“E che dire sull’affermazione che il gioco fisico sia in ripresa? Anche qui un errore di incompetenza. Il confronto va fatto sul 2019, l’anno prima della pandemia e non sul 2020 quando i negozi di gioco furono chiusi per diversi mesi. Raccolta, vincite e spesa per il gioco fisico nel 2023, rispetto al 2019, sono in diminuzione. Se si prende la popolazione maggiorenne del 2022 la spesa pro capite per tutto il gioco fisico è pari a circa un euro al giorno. Se si prendono solo awp e vlt è circa 50 centesimi al giorno. Nella stessa pagina viene riportato anche un “viaggio” nel centro Pluridipendenze di Acerra. Secondo una recente ricerca dell’OISED, Osservatorio sull’Impatto Socio-Economico delle Dipendenze, sono circa 15.000 le persone in cura, presso strutture pubbliche e private, per disturbo da gioco d’azzardo. Visto che secondo una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità i giocatori in Italia sono circa 18,5 milioni, le persone in cura per il problema della ludopatia sono lo 0,08% del totale. Anche immaginando che si tratti di un dato sottostimato perché molti giocatori non si rivolgono alle suddette strutture, il numero dei ludopatici è tale da non far gridare all’emergenza sociale, come fa invece l’Avvenire. Non perché il fenomeno debba essere sottovalutato o ignorato – conclude -, anzi va contrastato con formazione ed informazione (corretta), ma bisogna riportarlo nei giusti spazi e dimensioni. In tutto questo ci piacerebbe leggere sull’Avvenire articoli che prevedano anche un confronto. In questo modo si farebbe informazione corretta ed il lettore avrebbe tutti gli strumenti per elaborare le proprie convinzioni in materia. In tal senso la Sapar è sempre pronta a confrontarsi a tutti i livelli sul tema”. cdn/AGIMEG