“Noi non siamo portatori di Covid, nelle sale scommesse non si creano assembramenti, così come non si creano nelle sale bingo. Alle slot gioca una persona alla volta, distanziata da un’altra, senza contare che noi dipendenti misuriamo la temperatura dei giocatori all’ingresso della sala, controlliamo che non vi siano assembramenti e che nessuno giochi troppo. Chiudere il settore del gioco, così come fatto in primavera, significa far morire di fame i lavoratori del comparto”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Claudio Semoletta – dipendente di una sala scommesse di Arona, in provincia di Novara, in Piemonte, chiusa da giorni a seguito del DPCM del Premier Conte – rispondendo alle parole della senatrice Pirro (M5S) che ha definito inutili i lavoratori del gioco pubblico.
“Le misure restrittive vengono prese da chi non è mai entrato in una sala scommesse, che è uno dei posti più sicuri dal punto di vista sanitario, i veri contagi avvengono nei mezzi di trasporto, in bus e metro, non certo nelle sale giochi. Il Governo dopo aver ucciso il settore alberghiero e della ristorazione sta lasciando senza lavoro migliaia di dipendenti del gioco, molti dei quali sono ancora in attesa della cassa integrazione di marzo. Non ci si rende conto che chiudendo il gioco legale si alimenta l’illegale, la gente resta a casa ma trova online centinaia di siti non autorizzati di scommesse e bingo. A perderci è solamente il gioco gestito dallo Stato. Il Governo ha avuto mesi per prepararsi alla seconda ondata di coronavirus, ma non ha fatto nulla – ha proseguito Semoletta – e ora il settore deve farsi sentire e ribellarsi a questa dittatura sanitaria. Dobbiamo tutelare il nostro presente e il futuro dei nostri figli, siamo stanchi di essere presi in giro”. cr/AGIMEG