“Il primo lockdown ci ha visto tutti impreparati, non parlo solo del settore dei giochi e delle scommesse. E’ chiaro che quallo che ci riserverà il futuro è difficile da prevedere, speriamo non vi siano le condizioni per un terzo lockdown, ma nel caso tutti ci troveremo più preparati”. Lo ha detto l’avvocato Marco Ripamonti nel corso della diretta con il direttore di Agimeg, Fabio Felici, focalizzata sulle misure da adottare per evitare che il settore del gioco possa essere nuovamente chiuso.
Da oggi già 7 regioni sono in zona bianca, cosa bisogna fare per fare in modo che il mondo politico non si accanisca nuovamente sul settore del gioco?
“Indubbiamente il settore dei giochi è stato il più penalizzato in questa situazione di emergenza, soprattutto a causa di pregiudizi a livello politico, un dato emerso incontestabilmente. Nei mesi abbiamo assistito ad esternazioni di esponenti politici della maggioranza, come nel caso del M5S, che auspicavano di cogliere il momento propizio per risolvere il ‘problema’ dei giochi. Quello del gioco è un comparto inviso a moltissimi cittadini e politici, anzi spesso la politica si serve dell’antipatia nei confronti del comparto per cavalcare battaglie politiche e riuscire ad acquisire consensi facendo pura demagogia. Per questo occorre farci trovare preparati. I protocolli di sicurezza già c’erano nel primo lockdown, abbiamo anche inviato una diffida per dare voce agli operatori di giochi e scommesse, trasmettendo al Ministero della Sanità un protocollo molto dettagliato che si riferiva a tutte le misure adottate dalle sale per prevenire il contagio. In fondo entrare in una sala scommesse non è diverso dall’ entrare in un supermercato o in altri esercizi commerciali. I protocolli possono essere seguiti perfettamente e sono in grado di salvaguardare la salute dei cittadini”.
“Soprattutto nella prima emergenza – ha detto ancora Ripamonti – abbiamo assistito al peggio, c’è stato un accanimento nei confronti degli operatori del gioco, una volontà di non farli riaprire, una volontà ostruzionistica, mentre il comparto ha pari dignità rispetto ad altri settori e i suoi lavoratori non hanno meno dignità di altre attività imprenditoriali. La politica deve prendere atto di tutta questa situazione. Cessata la fase emergenziale si dovrebbe, con il sostengo di Adm, ristrutturare il settore di giochi e scommesse: andrebbe realizzato un testo unico, per scongiurare la situazione di pregiudizio, con protocolli definiti a livello nazionale. Non può esserci una situazione a macchia di leopardo, ma servono regole certe, che siano facilmente applicabili senza paradossi. Oggi l’unico rimedio per poter scongiurare una nuova chiusura è adottare i protocolli esistenti, attraverso la sanificazione e l’uso della mascherina”.
In merito alla riapertura delle attività di gioco in zone bianche, ma senza che sia stata emanata un’ordinanza del presidente della regione, Ripamonti ha affermato: “L’ordinanza è collegata alla ‘colorazione’ delle regioni. Tecnicamente si può riaprire senza un’ordinanza, in quanto nelle zone bianche è consentita la ripartenza delle attività connesse al gioco pubblico, ma quando una violazione viene commessa da un esercizio che si occupa di gioco, la situazione si ingigantisce”.
L’Italia sarà presto tutta in zona bianca ed il comparto del gioco sarà completamente riaperto: per quale motivo diventa urgente ora una normativa nazionale di riordino del settore?
“Il Consiglio di Stato ha bocciato l’idea di una nuova gara per bingo e scommesse, il che vuol dire che siamo in una situazione di stallo pericolosa e paradossale. Non dimentichiamo che abbiamo per le scommesse una proroga, di fatto, di un sistema ibrido, non si capisce se concessorio o pseudo autorizzatorio. Infatti sulle scommesse abbiamo una proroga delle concessioni conferite ad esito dei bandi di dubbia compatibilità comunitaria, mentre esiste tutto un ambito di centri regolarizzati, attraverso la sanatoria con la legge 190/2014, quindi in pratica centri abusivi che aderendo alla procedura di regolarizzazione si sono legalizzati. Da una parte quindi abbiamo un sistema concessorio viziato da profili di incompatibilità comunitaria, dall’altra centri legalizzati. Di fatto, un sistema ibrido prorogato sine die. Il Cds – prosegue Ripamonti – ha posto l’accento sugli aspetti di regolamentazione delle distanze, di ubicazione delle sale, aspetti di difficile soluzione. Come prima cosa va risolta l’intesa Stato Regioni su queste problematiche a livello nazionale e non locale. Vanno evitati effetti espulsivi: senza fare questo non si può accedere ad una nuova gara. L’attuale situazione innesca meccanismi perversi, ad esempio la proroga delle scommesse senza una data di scadenza, con concessioni che dovevano azzerarsi nel 2016 ma che stanno andando avanti, presta il fianco ad ulteriori profili di violazione della norma europea. Infatti gli operatori europei non potrebbero entrare nel mercato. In tutto questo – conclude Ripamonti – il settore del gioco illegale ha preso molto terreno in questo periodo a causa della chiusura e delle restrizioni del gioco legale. Sono distorsioni che facilitano la criminalità organizzata, per questo è necessario affrontare tutte le tematiche che riguardano il comparto”. cr/AGIMEG