“Il riordino del gioco è stato messo in parte a terra con il Decreto legislativo sul gioco online. Ora, si attende quello del fisico. Il comparto industriale del gioco pubblico ha un peso economico che lo rende una fonte stabile di introiti erariali. In particolare, all’Erario arrivano fondi importanti dal gioco fisico e occupa 150mila persone. Inoltre, il CNR ha stabilito che la platea di persone che si avvicinano a questo mondo sono circa 21 milioni. È stato rilevato che l’80% sia a rischio zero, mentre solo il 4% è a rischio moderato o alto. La spesa per il gioco nel 2023 ha registrato un valore di poco meno di 21 miliardi di euro”.
“Dal 2014 ad oggi la spesa dei giocatori non è cresciuta in maniera proporzionale, ma è rimasta stabile. Mettendo a confronto gli andamenti della spesa e della raccolta si riesce a comprendere anche le caratteristiche evolutive della domanda di gioco. Sta crescendo la predilezione di quei giochi che hanno un payout più alto. Un altro aspetto importante è la comparazione della spesa con l’andamento del Pil nominale in cui si evidenzia come la spesa sia costante in relazione al Pil”.
È quanto ha dichiarato l’Amministratore di Prisma, Marco Piatti, durante il seminario “Il settore dei giochi e i nodi regolatori. Il riordino del territorio” organizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e da IGT.
“È di tutta evidenza che il riordino disposto dal regolatore deriva di sciogliere il nodo delle competenze concorrenti tra regioni e comuni. Risolvere questo tema è fondamentale per arrivare a nuove concessioni. La questione origina dal Decreto Balduzzi del 2014 poiché individuava la necessità di trovare criteri per la pianificazione e collocazione dei punti di offerta di gioco, introducendo il concetto dei luoghi sensibili. L’elencazione di questi luoghi, per certi versi anche originali, ha generato ulteriore disordine, andando ad incidere principalmente su alcune tipologie di gioco come le scommesse e gli apparecchi da intrattenimento”.
“Gli effetti dell’adozione di queste misure non hanno generato scostamenti nella domanda di gioco, ma hanno causato distorsioni nell’esercizio degli operatori di giochi nei diversi territori. Molte ricerche sostengono che gli strumenti messi in campo non sono adeguati a dissuadere i giocatori problematico, mentre incide sulla domanda di gioco consapevole“.
“Il riordino può rappresentare l’occasione per elaborare strategie di protezione dei consumatori più efficaci del distanziometro o altri strumenti utilizzati fino ad ora”.
“Nel territorio italiano ci sono circa 5.400 agenzie scommesse, circa 4.000 corner, 2.700 tra sale VLT e Bingo e 43.000 esercizi generalisti che offrono gioco. Questa configurazione è sovrapponibile a quella ipotizzata in sede di conferenza Unificata nel 2017, che in indicava in circa 55.000 i punti di distribuzione del gioco. Questa configurazione è in grado di sostenere la domanda di gioco ed è accettata sia dalla politica che dall’opinione pubblica. Gli introiti erariali sono, come già detto molto alti, e sono il frutto del lavoro svolto dal 2014 ad oggi. Il buon senso farebbe ritenere che questa rete venisse tutelata, seguendo i principi di protezione dei consumatori e della libertà economica. A nostro parere, affidare la salvaguardia della salute attraverso l’applicazione di criteri di distanza guarda verso il passato, piuttosto che il futuro”. ac/AGIMEG