Report Cgia Mestre “Il Gioco Legale In Piemonte”. A rischio 3.800 posti di lavoro e 200 milioni di euro di entrate erariali. Ogni famiglia dovrà versare 176 euro

Una stima degli effetti prodotti dalla Legge regionale sul gioco in Piemonte a tre anni di distanza dall’entrata in vigore. È stato presentato questa mattina lo Studio CGIA Mestre “Il Gioco legale in Piemonte”, un webinar organizzato con il sostegno di As.Tro, Associazione degli operatori del gioco lecito e Sapar, Associazione nazionale gestori giochi di Stato. All’incontro sono intervenuti i ricercatori della CGIA Mestre, Andrea Vavolo e Daniele Nicolai; Armando Iaccarino (Presidente Centro Studi As.Tro); Manuela Vinai, Sociologa e Autrice del Libro “I giocatori – Etnografia nelle sale slot della provincia italiana”. Ospiti il sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta; Andrea Tronzano, Assessore Attività produttive della Regione Piemonte; Claudio Leone, Consigliere della Regione Piemonte e Presidente della III Commissione, nonché primo firmatario della Proposta di Legge n.99.

Nonostante il distanziometro previsto dalla Legge regionale, nel triennio 2016-2019, la raccolta in Piemonte è aumentata di 460 milioni di euro (+7%). Inoltre, i dati relativi ai controlli della GDF sul gioco evidenziano un aumento delle irregolarità riscontrate e un aumento esponenziale dell’imposta evasa che è passata da 477 mila euro del 2016 a oltre 4,5 milioni di euro nel 2018. La riduzione del numero degli apparecchi da intrattenimento stabilita dalle norme nazionali, unita all’inasprimento delle limitazioni di distanze da luoghi sensibili e degli orari di gioco da parte di norme regionali e locali, ha determinato una contrazione del mercato e un probabile incremento dei fenomeni illegali.

Gli effetti della Legge sul lavoro – Gli incassi delle slot machine sono in crollo, ma con pesanti ricadute occupazionali e un taglio netto per le entrate erariali. La stretta ha ridotto in modo significativo la presenza di Awp sul territorio. Nel periodo 2016-2019 le slot in Piemonte sono diminuite di oltre 17 mila unità, una contrazione di circa il 60%. Ancora più evidente la riduzione degli esercizi generalisti, come bar e tabacchi, in cui sono presenti apparecchi da gioco: dai 6.323 del 2016 ai 1.431 del 2019, il ridimensionamento è stato del 77,4%, ben più del doppio rispetto al taglio medio su scala nazionale (30%). A rischio ci sono naturalmente anche i dipendenti, la cui occupazione è garantita dal reddito degli apparecchi. Al riguardo, si stima una perdita di posti di lavoro pari a 1.700 unità, una valutazione prudenziale sui dati disponibili fino a dicembre 2019 che non considera ancora l’impatto del distanziometro sul settore delle sale dedicate (sale gioco e sale scommesse). La piena applicazione del distanziometro (dopo maggio 2021) potrebbe invece portare a una perdita complessiva tra i 2.870 e i 3.800 posti di lavoro rispetto al 2016.

Gli effetti della Legge sull’erario – La perdita annua per l’erario è pari a circa 163 milioni tra Preu e canone concessorio, un taglio che sale fino a 200 milioni di euro se si calcola anche il mancato gettito legato alla riduzione di fatturato per le aziende del settore; per quest’ultimo il calo stimato è invece di 66,2 milioni di euro all’anno. In Piemonte il comparto degli apparecchi – slot machine e videolotteries – ha garantito nel 2019 un gettito di oltre 354 milioni di euro pari al 55% del gettito relativo alla totalità di tutte le tipologie di giochi leciti. Si tratta di una cifra che supera quella del gettito di altre importanti imposte riscosse nella Regione, quali ad esempio la cedolare secca sulle locazioni e supera l’80% della Tassa sui rifiuti e dell’Addizionale Comunale IRPEF. Se questo gettito sparisse e si volesse rimpiazzarlo ogni famiglia piemontese dovrebbe versare 176€. In realtà il contributo del settore alle casse pubbliche sale a oltre 400 milioni se si considerano oltre al PREU tutte le altre forme di imposizioni che gravano sulle imprese. Paradossalmente, però, la raccolta complessiva in Piemonte per l’intero comparto non è affatto in calo: accanto alla riduzione delle giocate delle slot per 990 milioni di euro, dal 2016 al 2019 si registra un aumento delle giocate in altre tipologie di giochi per un ammontare complessivo di 421 milioni di euro. Utilizzando un criterio estremamente prudenziale e depurando tale crescita di quella parte “fisiologica” si può affermare che gli ex giocatori di Awp hanno comunque speso almeno 277 milioni di euro in altre tipologie di giochi.

Emergenza Covid – A causa dei periodi di sospensione dell’attività dovuti all’emergenza Covid gli operatori del settore giochi hanno subito gravissime contrazioni del fatturato. Il comparto del gioco è stato uno dei più colpiti dalla grave emergenza sanitaria e dai conseguenti provvedimenti di contenimento e ha vissuto una chiusura prolungata rispetto ad altre attività economiche. I tre mesi di stop totale da marzo a giugno (quando è iniziata la graduale riapertura), e l’ulteriore chiusura disposta con i dpcm del 24 ottobre e del 3 novembre danno luogo a due possibili ipotesi: Nello scenario ottimistico, la riduzione del fatturato medio sfiora il 40%, mentre quello pessimistico raggiunge il 45% rispetto a quello del 2019. A questo si aggiungono ulteriori fattori di criticità: una «forte incertezza per il futuro, l’impossibilità di coprire i costi fissi, vista la contrazione senza precedenti del fatturato, l’obbligo di investire nella propria azienda, in vista dell’adeguamento degli apparecchi alle variazioni di Preu e payout, e «la difficoltà di ottenere finanziamenti dagli istituti di credito. lp/AGIMEG