Relazione DIA (Dir. Investigativa Antimafia): “Con i lockdown e conseguenti difficoltà economiche delle aziende, aumentano infiltrazioni mafiose in diversi settori tra i quali il gioco”

Tra aprile e settembre 2020, in piena crisi pandemica, è raddoppiato il numero dei reati commessi con l’aggravante del metodo mafioso, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, sono cresciuti i “casi di riciclaggio, di reimpiego di denaro e di corruzione”. E’ quanto sottolinea la Relazione semestrale della Dia (Direzione Investigativa Antimafia). “A fronte di una fisiologica diminuzione di alcuni reati (ricettazione, contraffazione, rapine), trend quest’ultimo in linea con la forzata chiusura della mobilità sociale e produttiva, si è assistito all’aumento di altri reati – come lo spaccio di stupefacenti e il contrabbando – espressivi del controllo del territorio da parte delle consorterie, le quali sono riuscite a rimodulare la propria operatività in questi settori. Analoghe considerazioni possono essere effettuate per i reati di estorsione e usura, che hanno visto solo una leggera flessione rispetto al passato. Ciò in quanto i sodalizi si sarebbero inizialmente proposti alle imprese in difficoltà quale forma di welfare sociale alternativo alle istituzioni, salvo poi adottare le tradizionali condotte intimidatorie finalizzate ad acquisire il successivo controllo di quelle stesse attività economiche”. “La capacità di infiltrazione delle mafie e di imprenditori senza scrupoli nella pubblica amministrazione emerge chiaramente con l’andamento dei reati di induzione indebita a dare o promettere utilità, traffico di influenze illecite e frodi nelle pubbliche forniture, tutti in aumento rispetto allo stesso periodo del 2019”.
“Nei territori dove i clan camorristici sono fortemente radicati – si legge ancora nella relazione della Dia – lo spaccio di sostanze stupefacenti, la commercializzazione di prodotti con marchi contraffatti, la gestione di giochi e scommesse, la falsificazione di banconote e documenti e il contrabbando di tabacchi lavorati esteri, spesso rappresentano l’unica fonte di reddito per una fascia di popolazione tendenzialmente in difficoltà. Tale configurazione, in epoca di confinamento e lockdown, necessita tuttavia di forme alternative di operatività che consentano ai clan di mantenere la propria visibilità per riaffermarne prestigio e autorità”. lp/AGIMEG