Razzante (Cons. Cybersecurity sottosegr. Difesa) ad Agimeg: “Il 60% delle transazioni della criminalità organizzata in Europa avviene in criptovalute”

“Oggi siamo di fronte a due grandi problemi speculari: la regolamentazione delle criptovalute e l’attribuzione degli attacchi informatici. Per quanto riguarda il primo, lo stesso professor Panetta (membro del Board della Bce) ha detto che attualmente vige un totale far west. Dunque, c’è assoluta necessità di regolamentare questo mondo. Come è noto, è partito l’iter di iscrizione presso l’OAM (Organismo Agenti e Mediatori) degli operatori in criptovalute. In Italia abbiamo una regolazione antiriciclaggio per le piattaforme di exchanger in criptovalute ma, paradossalmente, non abbiamo una legge dello Stato che regola questo settore e abbiamo una grossa lacuna legislativa a livello europeo. Attualmente molti paesi si stanno muovendo, con gli Stati Uniti in testa, verso una regolamentazione per questo fenomeno, che ormai ha raggiunto dei volumi di scambio che non possono essere ignorati dai regolatori. Le istituzioni presenti al convegno di stamattina, organizzato dal Centro di Ricerca che dirigo, hanno accolto l’impegno a continuare sulla scia delle proposte di regolazione, anche perché altrimenti ci sarà uno svantaggio competitivo non solo nei confronti della criminalità organizzata, ma anche verso quei paesi dove è facile impiantare attività di creazione di criptovalute e dove queste sono usate in via ordinaria. Inoltre, non è da sottovalutare neanche il fenomeno per il quale la Russia sta scavalcando le sanzioni attraverso le criptovalute, e a tal proposito è stato lanciato un allarme dalla BCE, Ue e Nato. Quindi, è evidente che se noi non assestiamo in maniera compiuta il settore delle criptovalute ci sfuggirà di mano”. E’ quanto ha detto ad Agimeg il Consigliere sulla Cybersecurity del sottosegretario del Ministero della Difesa, Ranieri Razzante.

“Un rapporto di Eurojust dimostra che il 60% delle transazioni della criminalità organizzata in Europa viene effettuato attraverso le criptovalute. Tutto ciò che non è regolamentato arricchisce coloro che vogliono utilizzare sistemi come questo, fondati sull’anonimato e la decentralizzazione, per scopi illeciti. Su questo sono d’accordo anche il Ministero della Difesa e l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale. L’altro allarme che è emerso stamattina è l’attribuzione degli attacchi informatici. E’ necessario che venga fornito un criterio di punibilità. Ad esempio, anche quando gli hacker vengono rintracciati non possono essere puniti perché gli attacchi provengono dall’estero. Quindi l’UE e l’Italia non hanno una legislazione anti-hacker. La nostra difesa è monca perché manca un codice di guerra cibernetica per poter contrastare e sanzionare gli attacchi informatici, decine di migliaia al giorno in Italia. Potrebbero sembrare delle ovvietà, però è uscito un report di un istituto di studi tedesco (SWP) che fa una radiografia impietosa dell’Europa sulla prevenzione degli attacchi cyber. Dunque, una difesa senza la possibilità di essere offensiva è assolutamente monca. Su questo siamo paurosamente indietro e c’è un gap anche a livello di collaborazione tra le intelligence, poiché gli Stati europei non adottano una strategia unica. Tutto ciò deve spingere il nostro legislatore ad emanare subito delle regole su questa materia e sollecitare anche l’Europa a farlo. Io auspico che venga varato un codice di guerra cyber”. ac/AGIMEG