Nel 2020 calano le denunce per reati a danno di animali, ma la LAV nell’ultimo rapporto sulle Zoomafie parla di un effetto lockdown e invita a mantenere alta l’attenzione sul fenomeno. I procedimenti nell’ultimo anno sono calati del 3% rispetto al precedente (si sono attestati a 6866, contro i 7052 del 2019), mentre il numero degli indagati è diminuito del -21% circa (4701 indagati nel 2019 e 3734 nel 2020). “Questa flessione riteniamo che in realtà non corrisponda ad una effettiva diminuzione dei crimini contro gli animali, ma che indichi solo una diminuzione delle denunce e dei fatti accertati” osserva a Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia.
La Lav ha raccolto i dati forniti dalle varie Procure della Penisola e stima che nel 2020, sono stati aperti circa 25 fascicoli al giorno, uno ogni 58 minuti; con circa 14 indagati al giorno, uno ogni 103 minuti, per reati a danno di animali. Si registra a livello nazionale un tasso di 15,25 procedimenti e di 8,72 indagati ogni 100.000 abitanti. La stragrande maggioranza delle denunce riguarda l’uccisione di animali (sono il 36% del totale dei procedimenti per crimini contro gli animali, e di questo l’84% sono a carico di ignoti), e per la prima volta da quando viene stilato il report, il reato di uccisione di animali supera quello di maltrattamento (32%). Seguono poi i reati venatori (13%); abbandono o detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura (12%); uccisione di animali altrui (6%); traffico di cuccioli, (0,4%); organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate (0,2%); spettacoli e manifestazioni vietati (0,1%). In quest’ultimo caso, vi è un numero relativamente alto di soggetti indagati (ben 72) rispetto a quello dei procedimenti; questo perché sono stati aperti procedimenti, uno a Foggia e l’altro a Catania, con numerosi indagati, molto probabilmente per fatti riconducibili a corse clandestine di cavalli.
Per quanto riguarda i combattimenti tra animali, in particolare, il report evidenzia che nel 2020 è proseguito l’andamento dell’anno precedente: non sono state registrate importanti inchieste o operazioni di contrasto, complice, forse, anche la particolare situazione dovuta all’emergenza sanitaria. Tuttavia, in operazioni diverse, è stato registrato un arresto, sono stati sequestrati diversi pit bull e denunciate a diverso titolo quattro persone. La diminuzione delle attività di polizia giudiziaria non corrisponde, in realtà, ad una riduzione dell’attività criminale che continua e che da tempo ha trovato nuovi canali organizzativi, come pagine e gruppi sui Social. Negli anni scorsi sono state portate a termine diverse inchieste che hanno dimostrato come i gruppi criminali dediti alle lotte clandestine siano diramati su tutto il territorio nazionale e facciano un uso spregiudicato dei Social. Molti di questi gruppi utilizzano Internet per fissare incontri, organizzare i combattimenti, pattuire scommesse, comprare e vendere cani.
Dal 1998 fino al 2020 compreso sono stati sequestrati circa 1290 cani e 120 galli da combattimento; 526 le persone denunciate, comprese 17 arrestate. Almeno 3 i combattimenti interrotti in flagranza. I reati correlati vanno dallo spaccio di sostanze stupefacenti all’associazione per delinquere, dalla violazione di domicilio al furto di energia elettrica, dall’invasione di terreni alla ricettazione degli animali.
Le corse clandestine di cavalli, insieme alle scommesse illegali, rappresentano una plateale manifestazione del potere della criminalità che si appropria di pezzi del territorio. Eventi criminali che coinvolgono decine di persone e che pongono in essere un vero e proprio rito collettivo di esaltazione dell’illegalità che trova ampia risonanza sui Social. Significative le corse denunciate, con la partecipazione di decine di persone, in periodo di chiusura totale a causa dell’emergenza sanitaria. Nel 2020 sono state denunciate 10 corse clandestine, di cui 3 bloccate, e 133 persone, di cui 58 arrestate. 48, invece, i cavalli sequestrati.
Il report sottolinea tuttavia che il problema delle infiltrazioni criminali non riguarda solo l’ippica clandestina, ma anche quella ufficiale. Allibratori, scommesse clandestine, gare truccate, doping, furti di cavalli, intimidazioni: il malaffare che si esercita all’ombra degli ippodromi e delle scuderie ha molte sfaccettature. Chiarificatrici, in tal senso, risultano le relazioni semestrali della DIA che testimoniano quanto siano penetranti, diffusi e articolati gli interessi dei vari clan nel settore dell’ippica.
Altri problema che affligge il settore dell’ippica è il fenomeno del doping: secondo i dati ufficiali relativi all’elenco dei cavalli risultati positivi al controllo antidoping, ai sensi del regolamento delle sostanze proibite, nel 2020, 69 cavalli che hanno partecipato a gare ufficiali sono risultati positivi a qualche sostanza vietata. Si tratta di gare svolte in ippodromi sparsi in tutta Italia. Alcune delle sostanze trovare nei cavalli da corsa nel 2020: Acido Ritalinico, Acido Tranexamico, Arsenico, Benzoilecgonina (metabolita della cocaina), Betametasone, Desametasone, Dimetilsulfossido, Ecgonina Metilestere, Eptaminolo, Etamsilato, Fenilbutazone, Flunixin, Furosemide, Idrossietilpromazina-Sulfossido (metabolita Acepromazina), Ketoprofene, Medrossiprogesterone Morfina, Teobromina, Teofillina, Testosterone, Testosterone Proprionato, Tramadol. lp/AGIMEG