“Raccontare il valore sociale ed economico del gioco legale: ecco, in estrema sintesi, l’obiettivo del presente progetto. Infatti, troppo spesso il gioco, pratica umana antica e consueta, esito di stimoli diversificati, viene identificato con la sua versione patologica e ridotto ad impulso incontrollabile. Di conseguenza viene sottaciuto che il sistema del gioco legale è un settore economico con imprese, occupati e proventi fiscali per la collettività, un universo altamente regolato dallo Stato e gestito da concessionari, cioè gruppi imprenditoriali affidabili, verificati e capaci. E viene anche misconosciuta l’essenza della funzione sociale del gioco legale: l’essere il nemico più irriducibile del gioco illegale, di solito controllato dalla criminalità. Le prolungate chiusure del periodo pandemico, che hanno duramente colpito l’economia del gioco legale, ne hanno quasi paradossalmente evidenziato, oltre ogni ragionevole dubbio, il valore sociale. Il protrarsi di restrizioni e penalizzazioni ad hoc per il settore potrebbero danneggiare ulteriormente imprese, lavoratori e fisco, lasciando campo libero alla criminalità, che del rapporto con il gioco stimola intenzionalmente eccessi e impulsi distruttivi ad alto costo umano e sociale. È tempo di valutare con attenzione estrema ruolo e funzione reale del sistema del gioco legale, per evitare veri e propri autogol nel rapporto con un settore che è ben altro dalle rappresentazioni semplicistiche e demonizzanti alla base di un’autolesionistica cultura proibizionista. Ecco le finalità del presente Rapporto, che vuol rendere ragione di un settore che ha assoluto bisogno di essere riconosciuto e supportato”. E’ quanto riporta il rapporto Lottomatica-Censis presentato oggi a Roma. “Il gioco legale è un’attività di massa che coinvolge milioni di persone dei diversi gruppi sociali e territori. Le ragioni per cui le persone giocano sono soggettive e molteplici: si gioca per divertirsi, per staccare dalla routine quotidiana, per coltivare con levità un sogno che si sa impossibile, per
socializzare con gli altri o per semplice abitudine. Legittime motivazioni, variamente intrecciate che, per la stragrande maggioranza degli italiani, hanno come esito un’attività responsabile, contenuta, sana, in estrema sintesi, un’attività profondamente umana. Tutto ciò in Italia è reso possibile dal sistema del gioco legale. Ecco allora la prima componente del suo valore sociale: consentire alla umanissima voglia di giocare delle persone di svolgersi all’interno di contesti regolati e trasparenti, nella forma di attività consapevoli, libere da pulsioni incontrollabili. A ciò si associa la seconda fondamentale dimensione del valore sociale del gioco legale: essere l’argine più solido ed efficace allo sviluppo di quello illegale, tradizionalmente sotto il controllo di organizzazioni criminali. Troppo spesso la genericità semplificante delle affermazioni sugli effetti patologici del gioco non aiuta a cogliere il valore sociale del gioco legale, che consente alle persone di giocare senza rischi e preoccupazioni, protette dalla presa della criminalità. L’anno della pandemia si è incaricato di mostrare, con la potenza argomentativa di numeri e fatti, che il blocco di gran parte delle attività del gioco legale favorisce lo sviluppo del gioco illegale e, di conseguenza, i soggetti criminali che da esso traggono profitto. Il nesso stretto tra blocco del gioco legale e decollo di quello illegale, dopo i mesi della pandemia non è più una delle tesi in campo, ma un fatto incontrovertibile. D’altro canto, il gioco legale è anche un settore economico composto da imprese, posti di lavoro, fatturati, redditi diretti e indiretti, gettiti fiscali: un mondo pesantemente penalizzato dalle misure restrittive introdotte dal lockdown in avanti, che ha subìto tagli drastici di fatturati e che nel futuro prossimo vive il rischio di una piccola ecatombe di imprese chiuse e posti di lavoro evaporati. Ecco perché nella ripartenza, come per altri settori produttivi, occorre garantire al gioco legale e ai suoi protagonisti supporti adeguati per la resilienza e la ripresa, rilanciando le imprese in essere e creando nuove opportunità per chi vorrà investire nel settore. Del resto, nella cultura collettiva degli italiani, le idee sul valore sociale del gioco legale sono chiare e definite: infatti, sono convinti che il proibizionismo abbia effetti deleteri perché induce il passaggio all’illegalità di un comportamento che, invece, può esprimersi senza problemi in contesti regolati. Gli italiani sono altresì consapevoli che sia compito dello Stato regolare il gioco legale e al contempo gestire con efficacia una comunicazione di massa che renda visibili i rischi degli eccessi e aiuti le persone a riconoscere i segnali di possibili torsioni patologiche. Riguardo alle forme di ludopatia, per gli italiani è importante non sottovalutare e, al contempo, non generalizzare, mettendo in campo strategie specialistiche, a cominciare da indicatori attendibili per l’individuazione precoce della dipendenza, così da consentire interventi tempestivi ed efficaci. D’altro canto, l’attività di prevenzione e di riabilitazione dalla ludopatia è compito di una pluralità di soggetti che, dalla sanità agli organismi delle comunità, devono poter utilizzare risorse adeguate per interventi mirati e personalizzati. Tale attività non potrà che trarre beneficio dalla capacità più generale del sistema di offrire contesti di gioco controllati, in cui non prevalgono, come nel gioco illegale, gli interessi di soggetti criminali che vorrebbero trasformare i giocatori in prede sottomesse. Nel gioco, come in altri ambiti, è fondamentale l’autoregolazione soggettiva degli individui che, anche in quest’anno pandemico, hanno mostrato un elevato grado di maturità e che, con il supporto di una comunicazione appropriata e funzionale, e l’attivazione di contesti di gioco trasparenti, verificati e regolati, sono sicuramente in grado di fare in autonomia le scelte migliori”, aggiunge. “Chi gioca legale. Nell’ultimo anno, il 37,8% degli italiani ha giocato a uno o più giochi legali tra lotto, lotteria, superenalotto, scommesse sportive e non, bingo, giochi online, slot machine. 19 milioni di persone che nel periodo pandemico hanno giocato legalmente sono la migliore certificazione che il gioco è un’attività praticabile in modo responsabile, contenuto e sano. La scelta di giocare è trasversale ai gruppi sociali e territori con qualche differenza da notare: infatti, giocano gli alti redditi (42,9%) come quelli bassi (35,2%), gli adulti (45,4%) come i giovani (45,2%), ma un po’ meno gli anziani (18%), i residenti nel Sud e Isole (42,4%) come quelli nel Nord Ovest (36,6%), nel Nord Est (31,8%) e nel Centro (37,4%). Un fenomeno di massa consueto e ordinario, componente basic dello stile di vita degli italiani. Stato e concessionari sono decisivi. Per l’83,6% degli italiani lo Stato deve regolare e gestire il gioco legale a tutela del consumatore e della collettività: è un’idea fondamentale condivisa trasversalmente da una netta maggioranza di italiani. E per il 66,8% (è il 71,3% tra i laureati, il 73,4% degli alti redditi) il gioco legale, regolato e gestito dallo Stato, è il vero argine contro il gioco illegale gestito dalla criminalità. Per l’81,7% (l’83,6% tra i laureati, l’85,7% nel Nord Est) lo Stato ha il compito di sensibilizzare e informare sui rischi di dipendenza dal gioco, lasciando però alla libera scelta individuale la decisione se giocare o meno. Per i cittadini, poi, è decisiva la qualità e l’affidabilità dei concessionari autorizzati dallo Stato: lo pensa il 71,2% degli italiani, che diventa il 78,4% tra i laureati. Opinioni che riflettono il valore sociale del gioco legale percepito dai cittadini: infatti, per gli italiani l’esistenza di contesti di gioco resi sicuri dalle leggi dello Stato e dal buon operato dei concessionari sono un fattore di tranquillità per i giocatori e un argine colossale per la criminalità. Proibizionismo inutile contro il gioco illegale. La lotta al gioco illegale per gli italiani non si fa con soluzioni proibizioniste che penalizzano il gioco legale: infatti, per il 59,8% degli italiani (il 63,4% tra i laureati e il 63,8% tra i giovani) limitare il gioco legale farebbe lievitare il numero di giocatori illegali, con vantaggi per la criminalità. È una minoranza del 28,9% a pensare che il divieto di giocare tout court ridurrebbe il numero di giocatori, con vantaggi per la salute pubblica e la collettività, mentre l’11,3% non ha un’opinione precisa sul tema. Vietare il gioco tout court, per gli italiani è una scelta inefficace ed autolesionista. Il valore economico del settore. 300 concessionari autorizzati dallo Stato, 3.200 imprese che, per conto dei concessionari, si occupano della gestione del gioco pubblico sul territorio, 80mila punti vendita tra bar, tabacchi, esercizi pubblici che consentono l’accesso ai cittadini ad una o più tipologie di gioco legale, 150 mila occupati diretti e indiretti nel settore. Ecco alcuni numeri che esprimono il valore economico del gioco legale che, nella filiera diretta, si compone di 8.271 imprese, con 40mila addetti ed un fatturato annuale di 14 miliardi di euro. Effetto Covid-19: tra colpo economico… Nel 2020 la raccolta complessiva del settore è stata di 88,4 miliardi di euro, di cui 75,4 miliardi tornati ai giocatori nella forma di vincite (85,3%). Circa 13 miliardi di euro è la spesa effettiva sostenuta distribuita tra erario (circa 7 miliardi di euro) e ricavi delle imprese (circa 6 miliardi di euro). Il confronto con il 2019 rende evidente il colpo subìto dal settore con l’emergenza sanitaria: infatti, la raccolta complessiva segna -22,2 miliardi di euro (-20%), le vincite -15,7 miliardi di euro (-17,2%), l’erario -4,1 miliardi (-36,3%), i ricavi delle imprese del settore -2,3 miliardi di euro (-28,9%). Tagli che hanno avuto ricadute su chi lavora nel settore, visto che 1.600 sale giochi e sale scommesse non hanno riaperto dopo le chiusure del 2020 e rischiano di non riaprire. …e boom digitale. In linea con l’ascesa del digitale nella società italiana, nel 2020 c’è stato il boom del gioco a distanza: infatti, la raccolta a distanza è stata di 49,2 miliardi di euro, +12,8 miliardi di euro rispetto al 2019 (+35,3%), mentre quella fisica si è fermata a 39,1 miliardi di euro (-35 miliardi di euro rispetto al 2019, -47,2%): in 10 anni, l’incidenza della raccolta a distanza su quella complessiva è passata dal 7,2% del 2010 al 55,7% del 2020. Meno gioco legale più gioco illegale: equazione confermata. L’esperienza pandemica conferma il nesso tra caduta del gioco legale e decollo di quello illegale controllato dalla criminalità. Infatti, se nel 2019 il valore del gioco illegale era stimato in circa 12 miliardi di euro, nel 2020 è salito a 18 miliardi (+50%) e nel 2021 rischia di andare oltre i 20 miliardi di euro. Ulteriori segnali della crescita del gioco illegale vengono dalle operazioni di contrasto delle forze dell’ordine: tra inizio del 2020 e l’aprile 2021 ogni 3 giorni è stata scoperta una sala clandestina, 145 sono le inchieste condotte dalle forze dell’ordine, 1.000 le persone denunciate (493 del 2019). Ludopatie: capirle per agire bene. Nel tempo si è parlato molto di ludopatia, meno è stato fatto per dotarsi di strumenti di conoscenza puntuale e per l’attivazione di un sistema integrato, sanitario e di comunità, di contrasto. Prioritaria è pertanto l’attivazione di un sistema di prevenzione e riabilitazione molto personalizzato, che consenta di individuare precocemente i rischi e attivare tempestivamente soluzioni modulate sul singolo caso. Vietare il gioco tout court resta una pericolosa scorciatoia, che favorisce il gioco illegale, clandestinizza i giocatori compulsivi lasciandoli soli di fronte ai problemi e, in ultima analisi, poco fa per combattere efficacemente il costo sociale e umano delle ludopatie”, continua. “Il riferimento al gioco legale richiama immediatamente il suo contrario: il gioco illegale gestito di solito dalla criminalità, fenomeno patologico, molto radicato, non facile da estirpare. Il gioco legale, oltre ad essere il luogo di espressione di un’abitudine consustanziale alle persone che, di per se stessa non è certo cattiva, è anche l’argine più alto e più solido alla penetrazione della criminalità. Non si può non affrontare il tema del gioco senza la decisiva distinzione tra legale e illegale e senza la consapevolezza che penalizzare il primo finisce sempre e comunque per favorire il secondo. Imporre logiche proibizioniste ad un comportamento molto umano come quello del gioco significa forzarlo nella sfera del divieto, del sommerso e, in questo caso, dell’illegalità. Pertanto, il riferimento al valore sociale del gioco legale è molto concreto, lontano da valutazioni di ordine morale: piuttosto, è pragmatico riconoscere che è l’espressione di desideri umanissimi delle persone e, al contempo, se socialmente organizzato, è anche il modo migliore per evitare che una parte di giocatori finisca nella trappola del gioco illegale e della criminalità che, di solito, lo controlla. La duplicità dell’argomentazione sul valore sociale del gioco legale è importante perché: – consente alle persone di giocare senza rischi, visto che giocare è pratica umana sana che non ha ragione di essere vietata; – protegge individui e comunità dal gioco illegale che è una delle tante forme di penetrazione, investimento e accumulazione della criminalità. Infatti, il gioco illegale non è solo un meccanismo di accumulazione economica criminale, ma una modalità di gestione del potere sul territorio e nelle comunità, che consente di sottomettere e ricattare le persone e diffondere l’usura tramite la quale esercitare una presa d’acciaio sulle attività economiche. Ecco perché bloccare lo sviluppo del gioco illegale è molto più che colpire gli interessi economici di singole organizzazioni criminali: è uno dei pilastri dell’azione complessiva di contrasto all’inquinamento criminale della vita economica e civile delle comunità. Praticare il gioco legale significa consentire che una forma di divertimento, di per se stessa non nociva e amata da tante persone, possa svolgersi in un contesto regolato e controllato. Infatti, il gioco legale rappresenta un circuito trasparente e protetto, dove tutto tende a rimanere in confini fisiologici: è l’esatto contrario del gioco illegale, opaco e sregolato, dove la massimizzazione criminale del guadagno induce sistematicamente le persone all’eccesso e spinge il rapporto con il gioco verso gli esiti patologici. Il gioco legale è un ecosistema irriducibilmente alternativo a quello illegale, di cui è il nemico più acerrimo e implacabile, così come è il miglior alleato di ogni strategia di prevenzione e contenimento dei fenomeni patologici di gioco e delle mire di controllo criminale. Pertanto, si può dire che il gioco legale consente alle persone di giocare in un ecosistema sano che ha la vocazione a svuotare l’ecosistema criminale. In tale quadro non sorprende che, durante l’emergenza pandemica, il blocco prolungato del sistema del gioco legale abbia contribuito a far lievitare il sistema di gioco illegale controllato da soggetti criminali. Valorizzare il sistema del gioco legale, supportarne la tenuta e il rilancio può suonare paradossale alle orecchie di inveterati proibizionisti; invece è un’esigenza non corporativa, di solo singolo settore, ma collettiva, di società, visto che il gioco non è un’attività malsana di per se stessa e quello legale è la diga migliore contro il gioco illegale. La contraddizione non deve e non può essere tra gioco e non gioco, ma tra gioco legale controllato dallo Stato e gioco illegale controllato dalla criminalità. Pertanto, messa da parte la demonizzazione tout court del gioco, è possibile comprendere che per consentire a milioni di persone di giocare in sicurezza è fondamentale un sistema di regole e controlli ed un concessionario affidabile e capace, in grado di far funzionare al meglio il sistema del gioco legale nei suoi diversi aspetti, incluso quello di diga contro la criminalità. Il concessionario è un attore decisivo, di cui poco si parla, e che invece è il garante vero affinché un’ordinaria abitudine collettiva possa svolgersi in tranquillità tramite una macchina efficiente ed efficace, in grado anche di generare il valore economico che ci si attende da un settore con migliaia di imprese e lavoratori”, conclude. cdn/AGIMEG