RaiUno, “Via delle storie”: la rovina del gioco d’azzardo. Cosa è successo in puntata

Il sociologo Maurizio Fiasco, Simone Feder (coordinatore del Movimento No Slot), un vescovo emerito, un barista no slot, assessore di Pavia, volontari della Casa del Giovane: questa la “squadra” messa in campo, a contorno della storia di Mattia un ragazzo affetto da ludopatia, ieri sera dal programma “Via delle storie” di Rai1.

Una puntata contro il gioco definito sempre azzardo, rovina famiglie, il male del terzo millennio, una malattia da estirpare, l’anticamera dell’inferno. Questi i termini con il quale è stato etichettato il gioco pubblico, senza che ci fosse una controparte. Una puntata dove l’attacco al gioco non è stato esente da imprecisioni.

Nella sua storia Mattia ha dichiarato che le prime giocate, alle slot di un bar, le ha effettuate a 15 anni. Bisogna ricordare che si tratta di un reato far giocare un minorenne e quindi il titolare dell’esercizio che ha permesso una cosa del genere ha violato la legge. Commettere un reato non vuol dire che tutto il movimento del gioco pubblico non sia attento alla tutela dei minori. Per un barista che ha violato la legge, facendo giocare un minorenne, non può essere penalizzata l’intera categoria.

Mattia, sempre nel suo racconto, ipotizzava che le slot all’inizio lo facessero vincere per “catturarlo”. Anche in questo caso è un’imprecisione, perché gli apparecchi per legge hanno un ciclo di giocate entro le quali devono restituire una determinata percentuale di quanto incassato. Non si può stabilire a priori in quale momento pagherà una macchina, quindi la “cattura” non ci può essere.

Sia Fiasco sia Feder hanno sottolineato come macchine e sale siano studiate per attirare il giocatore. Ad esempio, si è parlato dei suoni di una slot che riprodurrebbero le frequenze dei battiti del cuore o della luminosità degli ambienti dove si gioca.

Il professor Fiasco ha anche evidenziato come, durante la pandemia, si sia abbassata la soglia di accesso al gioco online, facendolo diventare più pericoloso. Feder ha anche raccontato di come a Pavia le panetterie non vendessero più pane perché le “nonnine” andavano a giocare tutto alle slot.

Un barista ha raccontato il suo percorso di eliminazione delle slot dal locale, definendo il gioco una vera e propria rovina, dichiarando di essere tornato al puro mestiere di barista. Peccato che nelle immagini del suo bar fossero attivi tutti gli altri giochi. Evidentemente solo le slot sono “la rovina”, ma gli altri giochi fanno comodo.

Molto interessante invece l’intervista a Stefano Melani (Centro Formazione Croupier). Melani ha mostrato la grande professionalità della sua scuola che permette di entrare nel mondo del lavoro delle case da gioco.

Melani ha anche sottolineato come viene insegnato agli alunni la gestione dei casi delle persone che esagerano nel gioco. Melani ha evidenziato quali sono i punti critici che permettono l’individuazione della ludopatia, come intervenire e che un personale formato rappresenta la prima linea di contrasto al gioco patologico ed al riciclaggio. sb/AGIMEG