“Sui temi di legalità non ci sono preavvisi brevi che non debbano legittimare la nostra presenza, è il tema più sensibile. Possiamo accettare fake news su volumi di gioco e malati, ma sul concetto di legalità non si può passare sopra. Dopo tutto il processo di legalizzazione e gli sforzi fatti da associazioni e operatori ci mancherebbe che ci additassero come portatori di idee criminali o difensori di consorterie criminali. Io presiedo un’associazione che è stata parte civile in un processo a Bologna contro la ‘ndrangheta che si riferiva alle minacce fatte al giornalista de L’espresso Tizian. La criminalità si combatte mettendoci la faccia, non a parole. L’articolo lo trovo vacanziero, il giornalista si è anche contraddetto. Ha lasciato intendere che all’interno del mondo legale ci siano infiltrazioni, ma va a citare un passaggio della Guardia di Finanza che parla di piattaforme illecite. Stiamo rispondendo per chiedere una rettifica, il problema è il giornalista che non approfondisce”. E’ quanto ha detto Massimiliano Pucci, Presidente AS.TRO a commento dell’attacco di Avvenire alle associazioni del settore del gioco pubblico. “Mera confusione. Nel nostro settore ci sono due forme di illegalità. La prima legata al prodotto. Manca il prodotto, lo ha detto il procuratore De Raho, viene sostituito dalle consorterie criminali. E’ fisiologico. Il secondo tipo di criminalità è quello delle infiltrazioni. Il Paese Italia è completamente infiltrato, ci sono infiltrazioni criminali in tutto il mondo legale di ogni settore. Quando aziende sono in difficoltà vengono sostituite da capitali illegali, esiste in tutti i segmenti economici italiani, ma nel gioco meno rispetto agli altri. Il gioco non è tra le attività a più alta intensificazione criminale. Non significa che siamo al riparo dalle infiltrazioni: più si aumentano le tasse, più si creano problemi al settore legale, più si indebolisce l’imprenditore, lo stesso che in banca non trova i prestiti, e viene così indirizzato verso capitali sconosciuti. Ma non è il nostro caso”, ha aggiunto. “Dalla tassa dei 500 milioni in poi il settore ha vissuto uno sbandamento totale. Usciti da questa curva, se ne usciremo, perchè la ripartenza sarà molto dura, dobbiamo avere il coraggio di porre all’attenzione della politica, prima che sia troppo tardi, un quesito definitivo: se il settore va tenuto in piedi e aiutato altrimenti l’operazione di legalizzazione va buttato a mare. Ma ce lo dicessero. Il settore è sfibrato. La politica deve avere il coraggio, come altri Paesi Europei, di considerare il settore del gioco come un settore normale al netto di una serie di problematiche che abbiamo. Se ci riconosci devi darci i diritti di un settore normale, altrimenti ci abolisci. Ma è importante evitare di sentire stupidaggini. La legalità si persegue con una serie di atti e non con la sola dichiarazione. Per il nostro lavoro è importante anche studiare i controlli di accesso. Per fare il nostro lavoro infatti bisogna passare controlli serrati. E’ importante che se il giornalista di Avvenire dovesse essere a conoscenza di aziende che partecipano all’attività associativa coinvolte con le consorterie criminali di segnalarle a noi e alla Procura della Repubblica”, ha detto. “Abbiamo un’amministrazione che ha incentrato nella battaglia all’illegalità tutta la sua azione politica. Il dottor Minenna è stato abbastanza preciso. Abbiamo un’ente regolatore molto attento. Lo ha detto anche il Capo dell’Antimafia De Raho. Siamo in una fase pericolosissima di delegittimazione. Il settore deve reagire con intelligenza”, ha sottolineato. “Tutte le Piazze fatte da tutte le associazioni non hanno creato nessun problema, a differenza di altri settori. Abbiamo dimostrato che in Piazza ci sappiamo stare. Credo che le associazioni debbano vivere un principio di rapporto fiduciario tra gli organi dirigenti e i propri iscritti. Sono rimasto male degli attacchi ad Antonia, che ha un grandissimo merito, ha avuto una coscienza di settore. L’idea delle donne in gioco non mi ha mai fatto impazzire, credo che le competenze e non il genere a fare la differenza. Non posso pensare che in un momento del genere il settore abbia la forza di dividersi. Tutte le associazioni hanno lavorato sinora benissimo. Oggi dividerci è bruttissimo. Non si può condividere lo spirito di una manifestazione, ma bisogna sempre portare rispetto per la passione, lo spirito e i soldi investiti. Senza il coraggio e il megafono delle agenzie di stampa molte nostre istanze sarebbero rimaste nel grigio delle nostre associazioni o in qualche cassetto”, ha continuato. “In Piemonte, c’è molta confusione si stanno facendo differenze sui prodotti. E’ venuta meno una promessa fatta da una giunta che nel programma elettorale aveva inserito la modifica alla normativa. Non sono nè ottimista nè pessimista, in questo momento la politica è poco affidabile. Noi abbiamo fatto di tutto. Non so cosa accadrà in Piemonte, come nel Lazio, come in Emilia o nelle Marche. Vedere offese ad una piazza, che è una piazza di una parte del settore che insieme alla piazza di un’altra piazza del settore hanno fatto la piazza del settore. Con un aumento del Preu, con spinte abolizioniste, con cinque o sei regioni immediatamente espulsive appena ripartiti, faccio un appello al settore: ognuno stia nelle proprie associazioni. Non dividiamoci. Con le ripartenze inizieranno problemi seri. Ora che siamo chiusi i nostri problemi hanno una certa cassa di risonanza. Con la ripartenza, aumento del Preu, politica espulsiva delle Regioni, le gare che stanno diventando molto difficili, si sta parlando di un modello distributivo diverso, la cosa peggiore che può fare un settore è dividersi. Non c’è più tempo per unirci e capire che dobbiamo portare avanti un progetto che tenga conto di tutta la filiera, poi possiamo dividerci e rimarcare le differenze. Spero si possa remare tutti verso lo stesso obiettivo”, ha concluso.
Ecco il testo della richiesta di rettifica inviata dal Presidente Pucci ad Avvenire:
“In merito all’articolo, a firma Antonio Maria Mira, apparso sull’edizione odierna del Vostro quotidiano con il titolo <<Giochi e concessioni di Stato la longa manus delle mafie>>, come associazione di rappresentanza degli operatori del gioco lecito (rectius: lobby, secondo la vostra disinvolta classificazione semantica), intendiamo esprimere alcune precisazioni”. E’ quanto afferma il presidente di As.Tro, Massimiliano Pucci, in una lettera inviata al quotidiano Avvenire in riferimento all’articolo dal titolo “Giochi e concessioni di Stato, la ‘longa manus’ delle mafie”, a firma Antonio Maria Mira.
“La frase del Generale Giuseppe Zafarana, da cui l’autore dell’articolo trae le sue conclusioni, è la seguente: <<Si registra la tendenza a assumere la gestione dei circuiti legali, ovvero a fornire al pubblico attraverso esercizi commerciali compiacenti o asserviti, la possibilità di avvalersi dell’offerta clandestina su piattaforme on line>>. L’interpretazione della fattispecie descritta dal Generale è piuttosto chiara, ovviamente se letta attentamente e ripulendo lo sguardo da ogni pregiudizio e sta tutta nelle parole da lui stesso utilizzate. Il Generale della Guardia di Finanza, che parla di offerta clandestina su piattaforme on line, non descrive infatti l’attività di un’azienda che, seppur infiltrata da organizzazioni mafiose, svolge l’attività di gioco nel rispetto delle leggi che regolamentano il settore. La condotta descritta, a prescindere dall’esistenza o meno di infiltrazioni mafiose, è, infatti, già di per sé illecita, nel senso che il circuito legale del gioco a distanza è stato, in quei casi, utilizzato da intermediari non autorizzati e con modalità illecite. Non è quindi intellettualmente onesto, da parte di un giornalista, ricondurla nell’ambito del circuito legale del gioco (del “Gioco di Stato”), in quanto le regole che presidiano tale circuito sono finalizzate proprio a contrastare tali condotte e, nel caso in questione, sono state palesemente violate a discapito degli operatori che le rispettano. E proprio l’esistenza di queste regole ha consentito alla Guardia di Finanza di smascherare tali comportamenti illeciti. Quindi gli operatori e le associazioni di categoria, contrariamente a quanto asserito nell’articolo, non sono stati per nulla smentiti sul fatto che il gioco pubblico continui a rappresentare un presidio alla legalità.
La bontà della nostra convinzione risulta peraltro confermata dallo stesso Generale Zafarana nella successiva dichiarazione, riportata nell’articolo ma di cui l’autore non ha tratto alcuna conclusione: <<la Guardia di Finanza da sempre rivolge grande attenzione alla salvaguardia del gioco lecito sia in termini di regolarità dell’offerta di intrattenimento che di tutela dei giocatori, con riferimento alle fasce più deboli quali i minori>>.
Inoltre, non si comprende il motivo per cui, nonostante la chiara affermazione del Generale Zafarana proprio sulla natura “clandestina” dell’offerta cui si fa riferimento nella citata dichiarazione, l’autore dell’articolo possa trarre la seguente conclusione, al solo scopo di attribuire maggiore enfasi alle sue tesi precostituite: <<Di nuovo azzardo legale e non clandestino>> per citare poi due esempi di inchieste sulla criminalità organizzata che lo stesso autore ammette riferirsi ad attività di “scommesse illegali” collegate a società maltesi: ancora una volta, nulla a che vedere con il gioco pubblico legale messo sotto attacco nell’articolo”, conclude Pucci. cdn/AGIMEG