Scommesse, ‘La Repubblica’: il caso Sportradar e il grande business della lotta alle combine

L’Independent Review Panel, un organismo che valuta il problema del matchfixing nel tennis, ha individuato nel lavoro di Sportradar con l’ITF (l’organizzazione internazionale che gestisce Slam, Davis e tornei minori) una delle principali cause delle partite truccate: l’ITF ha venduto a Sportradar la possibilità di seguire live le partite per vendere dati ai bookmaker. Ma poi ha pagato Sportradar per contrastare il fenomeno del matchfixing. E’ quanto si legge in un’inchiesta di ‘Repubblica’ sul caso Sportradar e il grande business della lotta alle combine. Testa a Londra, sede in Svizzera, clienti dalla Fifa alla Nba, Sportradar è di fatto l’azienda che vigila sull’integrità dello sport mondiale, che grazie a raffinatissimi algoritmi riesce a valutare, in base all’oscillazione delle quote dall’Asia all’Europa, se un evento è a rischio combine. Lega di A, Lega di B e Dilettanti si affidano a Sportradar, le segnalazioni di partite sospette sono crollate, ma il bouquet di eventi sportivi su cui scommettere continua ad allargarsi a dismisura. E’ possibile scommettere sempre e su qualsiasi evento. Ma come fanno i bookmaker ad avere occhi ovunque? La risposta è Sportradar, che come sottolinea ‘Repubblica’ da un lato controlla e dall’altro implementa il mercato delle scommesse vendendo informazioni. Tutto regolare? Il dubbio se lo è posto in tempi non sospetti l’Nfl negli Usa, poi ne hanno discusso in Australia, oggi in Liga e Premier hanno regolamenti molto stretti. In Italia è stato lasciato tutto al caso, sia dal punto di vista etico sia da quello commerciale visto che la raccolta dei dati è anche un business. “Noi offriamo i migliori dati dal vivo in Serie A, B, C, D e nelle altre competizioni principali del calcio italiano”, dicono a ‘Repubblica’ dalla società. Anche nei campionati Primavera? “Sì” è la risposta. ‘Sicuri che non c’è alcun conflitto di interesse?’ si domanda il quotidiano. “No”. Eppure c’è qualcuno che non la pensa così, come l’Independent Review Panel. lp/AGIMEG