Giochi, Toscana: presentato rapporto annuale sui fenomeni di criminalità della Normale di Pisa. Tra gli interessi dei clan anche giochi e scommesse

E’ stato presentato oggi il rapporto annuale sui fenomeni di criminalità in Toscana affidato alla Normale di Pisa, a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze alla presenza del ministro Orlando. “La politica deve fare il primo passo, prima ancora della magistratura, e rafforzare tutti quei presidi che consentano di combattere i fenomeni corruttivi”, ha affermato il presidente della Toscana Enrico Rossi. Il rapporto della Scuola Normale di Pisa, primo di tre studi concordati dalla Regione con l’ateneo fino al 2018, è stato approvato a luglio dalla giunta regionale. L’ha curato la professoressa Donatella Della Porta, con la collaborazione di Andrea Pirro, Salvatore Sberna e Alberto Vannucci. La ricerca ha visto il coinvolgimento delle principali istituzioni impegnate in Toscana nell’attività di prevenzione e contrasto fenomeni criminali esaminati. Gli interessi dei clan criminali sono duplici: far affari ma anche reinvestire il frutto di attività consumate altrove. Nel testo vengono evidenziati anche gli interessi delle organizzazioni criminali verso le attività di gioco. “La DDA fiorentina ha profuso importanti sforzi investigativi in un settore che pur essendo stato
legalizzato in larga parte, presenta ancora vaste aree di illegalità o, quando legale, si correla fortemente ad altre condotte illecite (estorsione e usura tra tutti). In particolare, in un’indagine coordinata dalla DDA fiorentina, è stata scoperta una vasta influenza da parte di un gruppo di origine campana in più aree della regione (Prato, la Versilia, le province di Firenze, Pistoia, Lucca) nel settore della prostituzione, realizzata attraverso una rete di night clubs presenti sul territorio toscano, e nel settore delle scommesse clandestine. Secondo l’autorità giudiziaria, la raccolta delle scommesse sportive (in assenza di qualsiasi obbligo fiscale) avrebbe fruttato mediamente al clan una percentuale di guadagno sulle singole giocate, variabile dal 6% al 10% (DNA, 2015)”, si legge nel Rapporto. “Il caso in esame conferma la forte correlazione tra gioco, usura e fenomeni di estorsione, infatti il gruppo avrebbe offerto servizi di finanziamento con tassi usurari a clienti in difficoltà. Soprattutto in queste circostanze, il ricorso al metodo mafioso, attraverso forme di intimidazione, sarebbe stato essenziale al proseguimento di questi reati, insieme al tentativo di ridurre la concorrenza sul mercato. Le vaste operazioni investigative, portarono nel 2009 all’emissione di 10 misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzato allo sfruttamento della prostituzione e alla raccolta delle scommesse clandestine, esercizio abusivo dell’attività creditizia, usura, estorsione aggravata dal metodo mafioso, interposizione fittizia di persone nella titolarità dei beni e riciclaggio. Il caso è inoltre di interesse per l’efficace azione di prevenzione attraverso l’emissione di misure di prevenzione patrimoniale per beni di natura diversa e di valore elevato (secondo le stime di circa 14 milioni di Euro), la cui confisca, in gran parte, è divenuta definitiva dopo il rigetto del ricorso presentato dai destinatari dei provvedimenti presso la Corte di Cassazione. Oltre a questo caso, secondo le autorità di polizia, anche il settore legale della gestione delle sale dedicate alle “slot machines” in Toscana subisce in alcune zone la forte influenza dei “Casalesi”, attraverso la fittizia intestazione di aziende esercenti l’attività di “punti scommesse”. Le modalità di gestione dell’affare ricalcano quelle già accertate in altre indagini svolte in Campania ed in altre regione del centro – nord Italia. Ingenti somme, secondo una percentuale variabile dal 15% al 25%, vengono destinate ai titolari di ogni postazione installata in bar e circoli pubblici, formalmente intestati a soggetti terzi ma, di fatto, controllati e/o assegnati a personaggi conniventi con la malavita organizzata casertana”. Per quanto concerne il riciclaggio di denaro, nel Rapporto annuale sui fenomeni di criminalità in Toscana: “Oggetto: 42 misure cautelari a carico di soggetti appartenenti e affiliati alla ‘ndrangheta. Fra loro un imprenditore residente a San Gimignano (Siena). Principali soggetti coinvolti nell’indagine: L’operazione della polizia di Stato e della Dia si rivolge principalmente verso le cosche Raso-Gullace-Albanese e Parrello-Gagliostro, entrambe appartenenti alla ‘ndrangheta. Le accuse sono: associazione a delinquere di stampo mafioso, corruzione, intestazione fittizia di beni e società. I settori strategici sono quelli dell’import-export di prodotti alimentari, la gestione di sale giochi e di piattaforme di scommesse online, la lavorazione dei marmi, gli autotrasporti, lo smaltimento di rifiuti speciali. Per quanto concerne il territorio Senese, le indagini puntano su acquisti di società e immobili e riciclaggio di denaro sporco. Indagini condotte dalle questure di Siena, Firenze e Genova”. cdn/AGIMEG