Divieto pubblicità giochi, cosa si può e non si può fare oggi in Italia

Si continua a parlare del divieto di pubblicità sul gioco in occasione dell’incontro annuale dello IAP. Ma sulla questione torna anche Antonio Nicita, uno dei commissari dell’Agcom, in un’intervista

Incontro annuale Iap: ecco come si potrà fare pubblicità sul gioco in Italia

dal nostro inviato – il tema della pubblicità sul gioco, dopo le linee guida proposte dall’Agcom, verrà affrontato all’incontro annuale dello Iap, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, in corso di svolgimento a Milano. Vincenzo Guggino, segretario generale dello Iap, ha dichiarato ad Agimeg che presto ci sarà un incontro Iap-Agcom per la corretta interpretazione delle suddette linee guida. Sono infatti diversi i punti che si prestano a varie interpretazioni e quindi è necessario fare chiarezza. Guggino ha anche evidenziato come una pubblicità corretta e consapevole sia uno strumento importante a tutela del consumatore. Oggi la pubblicità in Italia, dopo l’intervento dell’Agcom, successivo a quanto proposto nel Decreto Dignità del luglio scorso, è così regolata:

Resta vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, di sponsorizzazione, o di comunicazione con contenuto commerciale del gioco con vincita in denaro effettuata dagli influencer. Stop anche a gadget brandizzati.

Agcom ha stilato però anche una serie di esclusioni dal divieto di pubblicità, che mirano a rafforzare la tutela del consumatore, il contrasto al gap, la comunicazione commerciale B2B, le fiere per gli operatori, le comunicazioni sociali e l’utilizzo del marchio per identificare il gioco legale. Eccole nel dettaglio:

“1. Stante la ratio della norma – rafforzare la tutela del consumatore e realizzare un più efficace contrasto del disturbo da gioco patologico – esulano dal divieto:

– le comunicazioni commerciali business to business, ivi incluse quelle diffuse sulla stampa specializzata;

– l’organizzazione di fiere sul gioco a pagamento destinate ai soli operatori di settore;

– le comunicazioni di responsabilità sociale di impresa, quali per esempio le campagne informative sui giochi vietati in senso assoluto e su quelli ammessi ma proibiti per i minori, sui fattori di rischio a cui sono esposti i giocatori denominati “problematici”, sui valori legati al gioco legale, di informativa sul gioco legale, sui rischi dell’usura connessi al gioco patologico, l’attivazione di corsi di formazione sulla ludopatia riservati agli operatori di gioco, la predisposizione di cautele nei confronti del giocatore problematico (ad esempio attraverso la creazione di piattaforme online dedicate agli utenti al fine di offrire un aiuto nel caso di gioco compulsivo), senza esposizione del marchio o del logo;

– le comunicazioni “cause related marketing”, effettuata sotto forma di citazione del concessionario quale finanziatore di un determinato progetto o iniziativa di carattere sociale e benefico, senza esposizione del marchio o del logo;

– l’utilizzo del marchio che identifichi, oltre ai servizi giochi con vincite in denaro o d’azzardo, ulteriori attività, aventi carattere autonomo, purché non sussistano ambiguità circa l’oggetto della promozione e in questa non compaiano elementi evocativi del gioco fatta eccezione per la mera denominazione del fornitore;

– la televendita di beni e servizi di gioco a pagamento qualora ricorrano entrambe le seguenti condizioni:

a) l’offerta di gioco a pagamento su mezzo televisivo rappresenti l’oggetto della concessione per l’esercizio dell’attività di offerta del gioco a pagamento rilasciata dall’Agenzia delle dogane e dei Monopoli;

b) la televendita sia finalizzata esclusivamente alla conclusione del contratto di gioco, consti della mera esecuzione del gioco stesso e non contenga alcun riferimento né abbia natura promozionale. La valenza promozionale della televendita è comunque presunta qualora la stessa venga trasmessa all’interno di un palinsesto televisivo generalista o semigeneralista.”

Guggino (Segr. Gen. IAP) ad Agimeg: “Divieto di pubblicità rappresenta un rischio potenziale, auspico che vi siano spazi di comunicazione per le aziende concessionarie italiane”

dal nostro inviato – “Il divieto di pubblicità è una legge italiana, quindi vale solo in Italia. Noi, a nostra volta, come Istituto di autodisciplina pubblicitaria, abbiamo competenza territoriale, quindi non possiamo andare oltre il nostro territorio. E questo vale anche per Internet”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Vincenzo Guggino, segretario generale dello Iap, a margine del Rapporto di attività 2018 in corso a Milano. “C’è un procedimento che si chiama ‘Cross-Border Complaints System’ che consente, su segnalazione di un consumatore straniero, di poter dialogare tra Istituti di autodisciplina pubblicitaria. Con il digitale tutto diventa extra territoriale”. Il divieto di pubblicità potrebbe essere addirittura un peggioramento dell’attuale situazione, in quanto potenzialmente si spingono i giocatori verso situazioni cross border. “Potenzialmente sì – ha detto ancora Guggino – il mio auspicio è che ci siano degli spazi di comunicazione anche per le aziende concessionarie italiane”.

Barbuto (pres. Iap) ad Agimeg: “Importante per una pubblicità sul gioco corretta trovare accordo equilibrato tra legislatore, operatori e noi”

dal nostro inviato – “Il nostro codice non è fare una battaglia contro il gioco, ma fare una battaglia per la trasparenza e la chiarezza – ha dichiarato ad Agimeg Mario Barbuto presidente dello IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) a margine del Rapporto Iap attività 2018 -. Ad esempio non si può dire in una pubblicità ‘vinci sicuro’. E soprattutto è importante tutelare i minori e i bambini. Per la loro tutela c’è una priorità assoluta”, ha aggiunto. “Come Iap tuteliamo i consumatori in base alle nostre regole che devono essere conformi a quelle dello Stato. Operiamo in un quadro legislativo mutevole, e dobbiamo mutare anche noi con i suoi cambiamenti”, ha continuato. E alla domanda “il prossimo incontro con Agcom dovrà chiarire le regole per il settore del gioco. C’è il rischio che meno comunicazione pubblicitaria significhi meno comunicazione informativa?”, Mario Barbuto ha risposto: “La pubblicità fa il suo mestiere, il legislatore il suo e noi facciamo il nostro attenendoci alle regole. Dobbiamo metterci tutti d’accordo”.

Ferraris (Università di Torino): “Privacy, tutela dei dati e delle informazioni personali non sono una priorità per la gran parte delle persone”

dal nostro inviato – “La pubblicità serviva inizialmente a far conoscere i prodotti al pubblico. Oggi l’obiettivo delle strategie pubblicitarie è principalmente quello di conoscere il pubblico”. Con questa affermazione provocatoria, che lui stesso ha definito una rivoluzione digitale, Maurizio Ferraris, docente di filosofia teoretica all’Università di Torino, ha iniziato la sua relazione all’incontro annuale dello Iap, Istituto autodisciplina pubblicitaria, in corso alla triennale di Milano. “È per questa ragione che oggi si pone l’accento soprattutto sulla privacy, la tutela dei dati e delle informazioni personali. Ma, osservando il comportamento della gente, si capisce che questa non è una priorità per la gran parte delle persone. Basta fare un giro tra i social network e i blog per vedere gente che si fotografa mezza nuda e mette la propria vita privata esposta sulla Rete”.

Pubblicità giochi, Guggino (seg. gen. IAP) ad Agimeg: “Presto un confronto con AGCOM su come interpretare le linee guide. Bravi gli operatori di gioco sulla correttezza della comunicazione”

dal nostro inviato – “Abbiamo molto apprezzato le parole che il Segretario Generale dello IAP, Vincenzo Guggino, ha rilasciato ad Agimeg dichiarando che presto avranno incontro con Agcom per capire esattamente come interpretare le linee guida sul divieto di pubblicità del gioco. Per noi è fondamentale avere riferimenti chiari e corretti, capire a chi rivolgerci e con quali modalità. Fino ad ora si seguiva un iter molto ben chiaro e definito nelle operazioni di lancio di una campagna. Ora, dopo il Decreto, tutto il settore è in fase di attenta analisi e interpretazione delle linee guida”. E’ quanto ha detto ad Agimeg Isabella Cattan, Marketing Director SKS365, a margine del Rapporto Iap attività 2018 che si è svolto oggi a Milano. “Le linee guida hanno in parte offerto chiarimenti sull’attuazione delle disposizioni previste dal Decreto Dignità, sebbene alcuni passaggi siano ancora da approfondire. Va comunque molto apprezzato il lavoro compiuto dall’Agcom, in primis perché ha aperto un dialogo con gli operatori del settore legale. Ci sono state numerose audizioni e parte di questo lavoro è stato riportato nelle linee guida. L’ideale sarebbe stato avere un confronto anche precedente al momento dell’emissione del Decreto Dignità. Siamo ovviamente aperti a un dibattito costruttivo e pronti a lavorare insieme allo Iap e all’Agcom per tutelare gli interessi del consumatore prima di tutto, degli operatori e del gioco legale. Di sicuro dovremo approfondire il discorso riguardante il trattamento dei dati dei nostri utenti. Capiamo la posizione però vorremmo comprendere meglio i margini di manovra per tutelare la volontà degli utenti”. Per quanto riguarda le sponsorizzazioni il problema è più serio del previsto? “Il tema delle sponsorizzazioni è delicato perché, a parte il calcio, ne traevano vantaggio anche sport minori. Ne è un esempio il calcio a 5 di cui eravamo main sponsor e che si troverà molte risorse in meno a sostegno di un’attività che coinvolge tantissimi atleti ed atlete”. Per quanto riguarda l’applicazione del divieto su Internet e lo stop alla pubblicità per chi opera senza concessione italiana, Cattan ha aggiunto: “E’ un tema importante, bisognerà attivare un controllo capillare. I temi sono tanti: se parliamo di internet, o anche di canali che possono essere social, o di Google, queste aziende ci aiuteranno nel controllo? Confidiamo anche nelle associazioni dei consumatori. Ma la falla potrebbe essere nella difficoltà di inibire queste società. E’ un tema da affrontare con Iap, Agcom e con le istituzioni. Questo Decreto deve tutelare il consumatore e proteggere il gioco legale da quello illegale”, ha concluso.

Nicita (commissario Agcom): “Interpretazioni errate o forzate su linee guida per la pubblicità sul gioco. I primi casi creeranno “precedenti”. Ecco come interpretarle”

Sulle linee guida dell’Agcom riguardanti il divieto di pubblicità sul gioco previste dal Decreto Dignità, “ci sono state alcune interpretazioni errate o forzate, in un senso o nell’altro. Dal punto di vista giuridico, generalmente, funziona così: una norma stabilisce dei principi e attribuisce l’enforcement a un’autorità. Poiché la norma è di carattere generale, l’autorità emana un regolamento per disciplinare i sotto casi e l’articolazione del presidio normativo, anche per dare certezza giuridica ai soggetti interessati dalla norma”. E’ quanto dichiarato da Antonio Nicita, Commissario dell’Agcom in un’intervista al magazine Vita.it. “Da subito in Agcom non siamo andati nella direzione di un regolamento – ha continuato Nicita – ma “nella direzione delle Linee guida, dopo una lunga e ricca consultazione”. “Date queste linee guida, l’enforcement si realizzerà caso per caso, con opportune correzioni di tiro, e si definirà in progress, in base alle segnalazioni che arriveranno all’Agcom e che ci aiuteranno a definire categorie di casi sempre più tipizzate”. Per quanto riguarda le eccezioni, Nicita ha sottolineato che la prima è stata valutata sulla “mera insegna. Qui si intende un’insegna che non deve indurre al gioco, che non dovrebbe cioè costituire un elemento di pubblicità al gioco d’azzardo”. La differenza tra pubblicità e informazioni commerciali è la seconda eccezioni che però andrà poi definita analizzando i casi ed i giochi. In generale però bisogna “evitare che l’informazione sulle modalità e sulla natura del gioco d’azzardo sia una forma occulta di pubblicità, ma anche evitare che eliminando ogni tipo di informazione utile a illustrare il tipo di gioco si finisca per sottrarre elementi informativi essenziali a coloro che intendano comunque giocare. Sappiamo bene quanto questa distinzione sia difficile e per questa ragione abbiamo solo delineato il principio. Vietare la pubblicità – ha continuato Nicita – non significa vietare il gioco e nemmeno lasciare il giocatore senza informazioni ex-ante. Bisogna evitare quella che gli economisti chiamano selezione avversa, lasciando senza informazioni chi abbia deciso di giocare”. Per la distinzione tra pubblicità e informazioni utili, Nicita ha sottolineato che le informazioni commerciali sono su come si gioca, i rischi, le probabilità di vincita. Conoscendo il gioco, si può decidere se giocarci o meno. “E’ per questo che bisogna distinguere, in concreto, i vari tipi di gioco e i vari casi”. Mentre infatti l’informazione commerciale avviene prima che un utente scelga a cosa giocare, perché si informa appunto del gioco, la pubblicità è una comunicazione sintetica ed accattivante che avviene “ex ante, si rivolge ad un pubblico indistinto che include soggetti che, in assenza di richiami e segnalazioni, magari non avrebbero scelto di giocare”. Per quanto riguarda il gioco fisico però, è difficile stabilire se l’informazione commerciale sia arrivata prima o dopo la richiesta del soggetto a riceverla. Per ogni tipologia di gioco, quindi, bisognerebbe trovare “una soluzione concreta a questo problema e tipizzarla, avendo in mente i principi stabiliti dalle linee guida”. Secondo Nicita però le vincite esposte nelle ricevitorie e nelle sale “non hanno contenuto informativo, in quanto andrebbe detto allora quanti giocatori hanno perso. Si tratta quindi sicuramente di forme di pubblicità, per quanto auto-organizzate e pertanto sono escluse dalle linee guida”. La questione è invece diversa per quanto riguarda le quote degli eventi su cui si può scommettere esposte nelle sale scommesse, “luoghi deputati a quello”. Il contesto, secondo Nicita è “rilevante. Per quello che riguarda i luoghi specifici dedicati al gioco, varcata una soglia, quindi avendo accettato di entrare in quell’ambiente per giocare le informazioni a quel punto appaiono necessarie per il gioco stesso”. Per quanto riguarda la tv, il problema si porrà per “le trasmissioni televisive dedicate a giochi, anche quelle peraltro molto variegate e differenziate, anche tra canali nazionali, sui quali peraltro l’Autorità è già attiva con il proprio monitoraggio, ed emittenti locali. O per le trasmissioni che, al loro interno, hanno spazi dedicati alle scommesse”. Difficile però bloccare completamente la pubblicità e per Nicita, una possibile soluzione potrebbe essere quella di vietarla nei luoghi fisici “generalisti”, mentre consentire quella di informazione, incluse ad esempio le quote, nei luoghi specializzati. “Il caso si complica laddove in luoghi “generalisti” siano previsti spazi specializzati. Anche qui il tema, a normativa vigente, è evitare che il divieto alla pubblicità si traduca in divieto al gioco”. Secondo Nicita le soluzioni saranno sicuramente nei singoli casi. A seguito di una segnalazione, l’Agcom valuterà il caso e si pronuncerà creando una sorta di “precedente” da utilizzare poi per il futuro. Nel caso però delle vincite segnalate ad esempio nelle ricevitoria, la risposta di Agcom “non potrà che essere negativa se l’informazione si configura come induzione o almeno come informazione parziale. Nel caso della televisione, si dovrà capire meglio il discrimine tra informazione e pubblicità che è molto sottile secondo me, da sempre e non solo per i giochi”. Le aree più problematiche rilevate dall’Agcom sono: “la questione “pubblicità” e luogo fisico del gioco, in particolare sul tema delle insegne. Abbiamo in questo caso trovato ragionevole che un’insegna informativa di un locale di gioco non si configuri come pubblicità, salvo ovviamente i casi contrari; la distinzione fra pubblicità e modalità di gioco e fra informazione date ex posted ex ante”; “le informazioni specifiche sulle scommesse, sia nei luoghi “generalisti” sia nelle trasmissioni “generaliste” devono essere monitorate e vanno capite e definite le specifiche condizioni all’interno delle quali queste informazioni possono essere date senza diventare tutt’altro, ovvero promozione e pubblicità del gioco a un pubblico indistinto; le televendite”. “In Italia questa categoria si è configurata, anche nei casi storici affrontati da Agcom, come qualcosa di diverso rispetto alla pubblicità e cioè come esecuzione di un contratto di compravendita”. Per quanto riguarda l’indicizzazione sul web, “il sito sponsorizzato è vietato, ma l’indicizzazione normale che non sia il risultato di finanziamento dello sponsor non rientra in questo caso”. Cercare un sito di gioco sui social e sui motori di ricerca e trovarlo come risultato dell’algoritmo è una cosa normale che non rientra nel divieto. Secondo quanto dichiarato a Vita.it da Nicita, infine, le linee guida, in quanto tali, “possono evolvere caso per caso. L’approccio è stato comunque quello di non aprire varchi nel divieto, ma operare in chiave analitica tutti gli aspetti evitando che divieto alla pubblicità significhi divieto o impossibilità di gioco da un lato o divieto a fornire informazioni a giocatori intenzionali potenziali dall’altro e poi lavorare caso per caso, creando una serie di precedenti concreti e tipizzati che permettano a tutti di orientarci meglio”.

Del Grosso (vice pres. CNU-Agcom): “Confidiamo Autorità stani i “furbetti” della pubblicità occulta sui giochi”

“Confidiamo che l’Autorità sappia stanare i furbetti della pubblicità occulta, almeno in tv”, “Bravo Antonio Nicita che ha cercato di fare chiarezza su alcuni dubbi interpretativi delle norme”. E’ il commento di Del Grosso, vice presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti di Agcom e membro Comitato Media e Minori, riguardo all’approfondimento fatto da Antonio Nicita, commissario Agcom, sulle linee guida del divieto di pubblicità sui giochi.

Zapponini (SGI) ad Agimeg: “Agcom marca una linea chiara tra pubblicità informativa e pubblicità di prodotto. Ora serve arrivare a una riforma condivisa del settore”

“La nostra valutazione sul principio ispiratore che portava al divieto totale, al ‘total ban’, rimane negativa, tuttavia l’interpretazione dell’Agcom ragionevolmente marca una linea chiara tra pubblicità informativa e pubblicità di prodotto. Mi sembra si sia seguita una strada ragionevole, le varie declinazioni vanno nello spirito originario del legislatore, ovvero quello di rendere riconoscibile il prodotto legale da quello illegale”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Stefano Zapponini, Presidente di SGI, commentando le parole del Commissario Agcom, Antonio Nicita, in merito alle linee guida della pubblicità sul gioco. “Allo stesso modo, sarebbe stato assurdo vietare la pubblicità sulla stampa specializzata, il che avrebbe significato impedire totalmente la possibilità di parlare del settore, mentre serve un’operazione di cultura dell’industria del gioco, spostando l’asse sulla parte ludica piuttosto che su quella economica, dando meno spazio a chi invece non ha questa opzione e punta solamente sull’azzardo puro che genera compulsività”. La disamina del Presidente di Sistema Gioco Italia affronta anche la riforma del settore del gioco: “Il Decreto dignità marca un carattere di urgenza ed è un fatto positivo, definisce un termine temporale: mi limito a prendere atto che la riforma va fatta, ma spesso la politica ha tempi non brevi, dettati da situazioni congiunturali. Proprio nella giornata di ieri, nell’assemblea di Confindustria, il Premier Conte ha condiviso la questione di metodo dell’opportunità di uno scambio di punti di vista e in questo confidiamo. Il Decreto parla di riforma, definisce un termine ed è stata condivisa la necessità di scambiarsi punti vista per arrivare a una riforma condivisa. Siamo in attesa di una convocazione, quello che chiediamo per il nostro settore è la normalità”, ha concluso.

Sbordoni (UTIS) ad Agimeg: “Linee guida Agcom declinazione necessaria di una norma che necessita di interpretazione applicative. Il gioco settore importante che non va trattato in modo propagandistico”

“Le linee guida Agcom rappresentano una declinazione necessaria di una norma che necessita di una serie di interpretazione applicative. Credo che non siano esaurite, vista la specificità della materia, ma vanno a incidere su un settore che produce grande occupazione e volumi importanti, e che merita di essere trattato in maniera non propagandistica come invece spesso, specialmente ultimamente, accade”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Stefano Sbordoni, avvocato esperto di giochi e presidente del sindacato Utis, commentando le parole del Commissario Agcom, Antonio Nicita, in merito alle linee guida della pubblicità sul gioco. Più critico invece nei confronti del Governo, in particolare sulla delega ai giochi concessa ad Alessio Villarosa (M5S): “Se si danno deleghe che siano sostanziali, altrimenti non si diano e si lasci l’attività di normazione al legislatore, seppure negli ultimi anni discutibile. Di fatto quando si afferma di voler combattere il gioco, si nega la sostanza dell’oggetto della delega, mentre invece vorremmo che le istituzioni facessero il loro lavoro”. “Credo che le dichiarazioni da persecuzione come ‘staneremo i furbetti della pubblicità’ siano pura propaganda, un argomento che non regge più politicamente”, è invece il commento di Sbordoni sulle parole di Del Grosso, vice presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti di Agcom.

Pastorino (STS) ad Agimeg: “Vietare esposizione delle vincite può creare un problema impattante. Potrebbe essere una questione di trasparenza prima che di informazione”

“Con le linee guida emanate dall’Authority si è voluto ribadire il divieto pubblicità in quanto tale, ma d’altra parte si è lasciato spazio aperto all’informazione per il cliente. Il divieto totale avrebbe infatti impedito di parlare di gioco, non favorendo il settore legale, anzi generando confusione tra i giocatori”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Giorgio Pastorino, presidente di STS, commentando le parole del Commissario Agcom, Antonio Nicita, merito alle linee guida in tema di pubblicità sul gioco. “Mi sembra che il provvedimento si sia ispirato per molti versi a quanto accade per il tabacco, dove l’insegna fuori dal negozio indica che si vende un prodotto autorizzato e legale. Tutto ciò che è informazione deve essere dato, ancor più quando il cliente è entrato in una sala con l’intenzione di giocare”. Più problematico il divieto di esporre le vincite nei locali, in quanto secondo il Commissario Nicita “si tratta sicuramente di forme di pubblicità e pertanto sono escluse dalle linee guida”. “Ciò puo’ creare un problema impattante – ha detto Pastorino – non tanto per le vincite da esporre, quanto per il fatto che spesso le stesse vincite vengono segnalate sui terminali di gioco. Bisognerà quindi capire se questi messaggi potranno continuare a passare, anche quelle sono informazioni, come ad esempio l’entità di un jackpot. Credo che si tratti di una questione di trasparenza, ancora prima che di informazione. Altrimenti si potrebbe ingenerare un dubbio nel giocatore, che potrebbe pensare che a un determinato gioco non si vince. E’ un problema che mi auguro nel tempo possa essere risolto, ad oggi non tutto è chiaro. Di certo con Agcom non è finita qui, ci sono mille casistiche che andranno sicuramente affrontate di volta in volta”, ha concluso Pastorino.

Pubblicità gioco, Del Grosso (CNU Agcom): “Gli operatori di gioco non si sentano perseguitati visto che l’azzardo rovina il 25% delle famiglie italiane”

Continuano i commenti intorno alle linee guida dell’Agcom riguardanti il divieto di pubblicità sul gioco previste dal Decreto Dignità. Dopo l’approfondimento fatto da Antonio Nicita, commissario Agcom, Remigio Del Grosso, vice presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti di Agcom e membro Comitato Media e Minori, ha aggiunto sull’argomento: “Agli esperti di gaming che si sentono perseguitati, ricordo che circa il 25% delle famiglie rischia un indebitamento estremo a causa del gioco d’azzardo, diventando spesso soggette al racket dell’usura. E l’Istituto Superiore di Sanità afferma che la pubblicità è perniciosa per giovani e anziani”. (Ricordiamo che l’Istituto Superiore di Sanità ad ottobre ha presentato una ricerca dove veniva evidenziato che: “I giocatori problematici sono circa il 3%, circa 1,5 milioni”, ndr).