Barberini (Ass. Salute Reg Umbria): “La ludopatia va affrontata con politiche e azioni mirate”


“La ludopatia è un fenomeno che va affrontato con politiche e azioni mirate, con il coinvolgimento di tutta la comunità e un maggiore protagonismo dei Comuni, in una cornice di forte integrazione tra servizi sanitari, enti locali e mondo associativo”. Lo ha sottolineato Luca Barberini, assessore regionale alla Salute, alla Coesione sociale e al Welfare, intervenendo stamani a Villa Umbra al summit sul gioco d’azzardo patologico, promosso da Regione Umbria, Anci Umbria, Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica e FederSanità. All’iniziativa – rivolta in particolare a sindaci, assessori alle politiche sociali e giovanili, comandanti della polizia locale, dirigenti e funzionari dei servizi sociali e delle politiche per i giovani, operatori del Servizio sanitario regionale che si occupano di ludopatie – sono intervenuti, tra gli altri, anche Francesco De Rebotti e Silvio Ranieri, rispettivamente presidente e segretario generale di Anci Umbria. L’assessore ha quindi evidenziato le principali azioni messe in campo dalla Regione Umbria, che “è stata una delle prime a dotarsi di una legge regionale per la prevenzione e il contrasto della ludopatia. Abbiamo definito – ha spiegato Barberini – un percorso diagnostico terapeutico e assistenziale specifico per il gioco d’azzardo patologico, con presa in carico non solo dei giocatori ma anche dei familiari. Sono stati attivati tre Centri specifici per il trattamento sociosanitario dei giocatori patologici a Perugia, Foligno e Terni ed in corso di attivazione una quarta realtà a Città di Castello. È disponibile un numero verde regionale per informazioni e richieste di aiuto, sono state promosse azioni mirate a contenere e regolamentare l’offerta, realizzati corsi di formazione obbligatoria per addetti alle sale da gioco, attivate iniziative per sensibilizzare i cittadini sui rischi legati al gioco d’azzardo, tra cui una campagna di comunicazione regionale, è stato consegnato ai sindaci il marchio ‘Umbria No Slot’, con il compito di assegnarlo ai locali in possesso dei requisiti previsti dalla legge regionale per la prevenzione e il contrasto della ludopatia. Nel 2017, in Umbria, sono stati puntati 1.077 milioni di euro nel gioco lecito legato ad apparecchi fisici, con esclusione dell’online, 22 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente. È inoltre diminuita la percentuale degli studenti tra i 15 e i 19 anni che giocano (dal 40,1% del 2016 al 35,8%, del 2017) e che hanno un profilo di problematico (il 5,9% contro la media nazionale del 7,1%). Segnali incoraggianti, ma non basta“.
Riguardo al numero verde regionale (800 410 902), che dopo la diffusione della campagna regionale Umbria No Slot ha avuto un incremento di circa il 140 per cento delle chiamate, Barberini ha fatto sapere che “nel 2016 sono state 69 le chiamate, 147 nel 2017 e 124 nel 2018. Si tratta di 340 telefonate in totale, di cui il 47,4% fatte dai diretti interessanti, il 48% dai familiari e il resto da familiari o amici. La classe di età più rappresentata è quella compresa tra i 31 e i 40 anni. La maggior parte di loro riferisce di aver problemi con le slot-machine”. lp/AGIMEG