Associazioni a Biella: “Proposta di modifica della Legge Regionale del Piemonte sul gioco d’azzardo ci preoccupa notevolmente”

“E’ iniziato l’iter che porterà in discussione la proposta di modifica della legge regionale 9/2016 per la “Prevenzione ed il Contrasto” al Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) approvata solamente tre anni fa dal Consiglio Regionale del Piemonte praticamente all’unanimità. La nostra regione, attuandone i dettami, è riuscita ad arginare il problema del GAP come dimostrato dai dati della ricerca dell’IRES pubblicata nel mese di ottobre 2019. Per questo la proposta di revisione delle norme vigenti avanzata da sette consiglieri regionali della maggioranza, ci preoccupa notevolmente”. E’ quanto hanno sottolineato Acli, Arci, Caritas, Libera, Cgil, Cisl, Avviso Pubblico a Biella. Le realtà promotrici insieme agli amministratori presenti, hanno concordato di promuovere un incontro di approfondimento “per cercare di capire le motivazioni che inducono la maggioranza attuale della Regione Piemonte ad avanzare una proposta di modifica della legge dal nostro punto di vista inspiegabile. Per questo avevamo promosso, per la sera di giovedì 5 marzo, un momento pubblico di dialogo fra amministratori regionali, mondo del volontariato e sindaci del nostro territorio. In uno spirito di dialogo si è scelto di evitare il contraddittorio e l’invito per un confronto è stato trasmesso esclusivamente ai sette consiglieri di maggioranza che hanno depositato la richiesta di modifica della legge indicando due obbiettivi: – provare a comprendere le motivazioni che spingono l’attuale maggioranza a volere mettere in discussione questa normativa; – condividere le numerose perplessità e preoccupazioni emerse sul territorio. Nessuno consigliere di maggioranza ha aderito all’invito”, hanno aggiunto. “Contemporaneamente il dibattito sul nostro territorio si è animato a partire da due fatti: – l’apertura, nel Comune di Candelo, di un locale con sala slot in prossimità di una farmacia e di un centro per l’autismo; – la decisione del Comune di Biella di allargare le fasce di apertura oraria delle sale gioco in ottemperanza ad una circolare del Ministero dell’Interno dello scorso mese di novembre. In merito al primo fatto, preso atto che il sindaco afferma “… la mia posizione e quella dell’amministrazione comunale è da sempre di netto contrasto al gioco d’azzardo” riteniamo si debba invece respingere la dichiarazione dello stesso secondo cui “il problema è la legge”. Va chiarito intanto che le amministrazioni regionali non hanno la facoltà di interdire il gioco d’azzardo, è competenza del Governo. Le regioni possono, facendo leva sugli aspetti sanitari, regolamentarne la localizzazione e disciplinarne gli orari d’apertura. Su questo – continuano come riporta  News Biella – ha agito con efficacia l’attuale legge regionale e, grazie anche al distanziometro, molti sindaci sono riusciti ad allontanare dal centro urbano macchinette e slot, relegandole ai margini del loro territorio. E’ un dato oggettivo. Come avvenuto in altri territori, utilizzando l’art.5 della legge anche Candelo potrebbe sia rivalutare se l’attuale posizione della sala scommesse sia effettivamente rispettosa della legge essendo quelli citati due luoghi di pubblica utilità e con un’utenza sensibile, sia in caso estendere la lista dei luoghi sensibili come previsto espressamente dal secondo comma. Sul secondo fatto si è acceso un dibattito animato da più voci. Le contraddizioni della delibera del Comune di Biella, la tempestiva e singolare decisioni di lasciare chiuse le sale gioco dalle cinque alle nove del mattino e di ampliare la fascia oraria di apertura delle sale gioco scaturita dopo un incontro con gli operatori del settore lasciano perplessi. Come il Sindaco Pella ha ricordato in questi giorni, anche noi restiamo convinti che “il primo compito di un amministratore è tutelare la salute dei propri cittadini”. La decisione del Comune di Biella di ampliare gli orari di gioco ci vede decisamente contrari e, dopo aver chiarito che non vi era nessun obbligo di farlo, chiediamo al Comune un impegno di revisione e ritorno al precedente regolamento proprio al fine di tutelare le fasce più deboli della popolazione”, concludono. cdn/AGIMEG