Operazione Gambling, Tribunale Reggio Calabria conferma impianto accusatorio: condanne fino a 12 anni. Gli imputati annunciano già l’appello

Arrivano a 12 anni di reclusione le condanne disposte dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti dei 30 imputati della maxi-operazione Gambling che nel luglio 2015 che di fatto smantellò il bookmaker maltese BetUniq. Tra i vari reati contestati dalla Procura di Reggio Calabria – da quanto apprende Agimeg da fonti legali – anche quelli di associazione a delinquere, riciclaggio e truffa ai danni dello Stato. Mario Gennaro, il dominus del bookmaker, è stato condannato a 4 anni di reclusione, visto che ha iniziato a collaborare con la giustizia. A Gennaro inoltre sono state riconosciute le attenuanti generiche. Sei degli imputati odierni sono stati assolti per non aver commesso il fatto, o perché il reato non sussiste. Il Tribunale ha anche disposto il risarcimento del danno sofferto da Ministero degli Interni e dai Monopoli di Stato. Secondo quanto si apprende, diversi degli imputati condannati oggi hanno già deciso di intentare appello. rg/AGIMEG

Scommesse, Operazione “Gambling”: le condanne di oggi chiudono l’epopea BetuniQ

Con le condanne fino a 12 anni disposte oggi dal tribunale di Reggio Calabria viene confermato l’impianto accusatorio costruito in queste anni dalla Procura calabrese nella maxi inchiesta “Gambling”. La vicenda è quella di BetuniQ, un bookmaker, con base a Malta ma senza concessione italiana e che operava grazie a delle “smagliature” che si erano create nella normativa italiana. Il bookmaker è stato costretto a interrompere l’attività perché al centro dell’operazione Gambling, una gigantesca inchiesta che portò al sequestro di 1.500 ctd in tutt’Italia. BetuniQ era di fatto una delle reti più radicate nel territorio. La licenza maltese fu subito sospesa e i depositi dei giocatori bloccati. Si parla di circa 70mila conti gioco. Secondo gli inquirenti delle Procura di Reggio Calabria questa colossale rete era stata creata grazie alle risorse e al sostegno di alcune famiglie della ’Ndrangheta. rg/AGIMEG