Di Battista (M5S): “Le concessionarie del gioco d’azzardo finanziano la politica. Il gioco d’azzardo è un cancro della società e noi siamo gli unici a non avere conflitti di interesse con le aziende che lo gestiscono”

Venti di guerra all’interno del Movimento 5 Stelle, con gli ex amici Luigi Di Maio ed Alessandro Di Battista che si scambiano bordate pesanti. A scatenare l’ultima furiosa polemica è stato Alessandro Di Battista che aveva criticato il Movimento al governo, sostenendo come  i suoi esponenti siano: “diventati ormai burocrati chiusi nei ministeri”. La risposta di Di Maio non ha tardato ad arrivare, con il vice premier che ha dichiarato: “chi in questa fase destabilizza il Movimento con dichiarazioni, eventi, libri, destabilizza anche la capacità del Movimento di orientare le scelte di governo”. Per molti si tratta di una vera guerra in corso per la leadership del Movimento. E se per quanto riguarda il settore dei giochi la posizione proibizionistica di Di Maio è nota, un avvicendamento al vertice dei 5 Stelle non produrrebbe certo effetti migliori. E’ infatti da almeno 5 anni che Di Battista lancia invettive contro il mercato del gioco. Alla fine del 2014 Di Battista dichiarava: “perché hanno condonato miliardi di euro alle concessionarie del gioco d’azzardo mentre a noi aumentano l’Iva, la Tasi e la benzina? Semplice, perché le concessionarie del gioco d’azzardo finanziano la politica. Lo fanno legalmente, danno soldi a fondazioni private che a loro volta sostengono le campagne elettorali dei politici”. Ed era solo l’inizio, visto che l’anno successivo l’attivista dei 5 Stelle annunciava l’idea di “aumentare la tassazione sul gioco d’azzardo per coprire il reddito di cittadinanza”. Segue un periodo di relativa calma, dove ad attaccare il gioco ci pensa comunque il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo che sul proprio blog dichiarava che: “eliminazione totale del machine gambling e forti limitazioni alle forme d’azzardo con puntate ripetute. Divieto di pubblicità e sponsorizzazione diretta e indiretta. Redditometro per controllare meglio chi gioca d’azzardo che deve utilizzare la tessera fiscale per giocare. No alla proprietà estera delle società del settore, serve la trasparenza finanziaria e abolizione dei concessionari”. Si avvicinano le elezioni e Alessandro Di Battista torna ad occuparsi del settore del gioco annunciando, ad inizio del 2018, che: “se andremo al Governo aumenteremo tasse sul gioco d’azzardo”. Concetto ribadito anche in tv e con toni ancora più duri. “Il reddito di cittadinanza serve a dichiarare illegale la povertà, si può attaccare il gioco d’azzardo che è un cancro della società per trovare le coperture” evidenziava Di Battista durante la trasmissione “Domenica Live” di Canale 5. E qualche tempo dopo a “Che Tempo Che Fa” su RaiUno, Di Battista ribadiva che: “ci sono cittadini che giocano i loro miseri stipendi in qualche sala slot, nella speranza di portare a casa una piccola vincita per pagare in tempo le bollette. Noi vogliamo innalzare la tassazione del gioco d’azzardo e riteniamo di essere gli unici in grado di farlo in quanto non abbiamo conflitto di interesse con le concessionarie del gioco d’azzardo. Ci sono state nella storia recente alcune fondazioni, finanziate dai concessionari del gioco d’azzardo, che a loro volta finanziavano i partiti politici: questo è il conflitto di interesse”. E la scorsa estate Di Battista applaudiva a Di Maio sul divieto alla pubblicità sul gioco definendo il provvedimento “sacrosanto” e ricordando che “l’Italia è il primo Paese europeo ad aver proibito la pubblicità del gioco d’azzardo. Tutti dovremmo esserne fieri”. Con i successivi stop al Movimento che vedeva diminuire in maniera consistente il consenso, perdendo voti in tutte le consultazioni politiche, Di Battista decideva di passare al contrattacco utilizzando ancora una volta il gioco. Pochi mesi fa si scagliava contro l’alleato di Governo Matteo Salvini dichiarando che: “la stampa avrebbe scelto Salvini, soprattutto quella di sinistra che lo adora, perché per loro è la speranza futura di vedersi garantiti i finanziamenti pubblici alla stampa, magari la reintroduzione della pubblicità del gioco d’azzardo”. Insomma anche se dovesse esserci un avvicendamento alla guida del M5S, per il settore del gioco saranno sempre tempi duri. es/AGIMEG