Partito Democratico allavoro per rivedere la tassazione sui giochi. Bobba, serve un prelievo omogeneo

Rivedere la tassazione sui giochi per consentire all’Erario di incassare un maggiore gettito, andando a colpire quelle formule di intrattenimento finora solo sfiorate dal Fisco. Ci sta lavorando il Partito Democratico che in questi giorni sta valutando la presentazione di un emendamento alla legge di Stabilità prossima all’approdo alla Camera dopo il via libera del Senato. La proposta di modifica vede in prima linea i deputati del Pd Luigi Bobba, vicepresidente della commissione Lavoro alla Camera, e Michele Anzaldi, già estensori di un’interrogazione parlamentare al ministero dell’Economia i cui contenuti saranno riassunti nell’emendamento in questione. «Al Tesoro», ha spiegato Bobba a MF-Milano Finanza, «abbiamo chiesto innanzitutto un rapporto completo su tutte le entrate da gioco, un settore da 90 miliardi annui di introiti e su cui manca ancora un quadro preciso della situazione». Ma è sulla tassazione del gaming che si gioca la partita più delicata. «Oggi», fa notare l’onorevole, «non c’è un prelievo omogeneo nei giochi: le videolotteries, per quanto sempre più in uso nel Paese, sono per esempio tassate al 5% contro in prelievo del 12,7% applicato alle normali slot machine». Per non parlare di un caso ancora più plateale, come quello del Bingo. «Si tratta di un gioco che richiede importanti investimenti, che si svolge in luoghi facilmente controllabili, che garantisce un buon livello di occupazione e che però è tassato all’ 11%, contro il 3% dei giochi online, utilizzabili anche da casa 24 ore su 24 e che di certo non creano occupazione». Allineare i prelievi nel gioco, colpendo in sostanza laddove il Fisco è ancora troppo morbido, è la sintesi del ragionamento di Bobba, significherebbe maggiori incassi per l’Erario e conseguentemente meno tasse per i cittadini. Omogeneità che verrà richiesta nell’ambito della legge di Stabilità anche in merito agli aggi riconosciuti ai diversi concessionari «e ad oggi per nulla uniformi». lp/AGIMEG