Nicola Porro ad Agimeg: “Quella del gioco legale è una battaglia di libertà. Ammazzando il gioco legale si dà il via libera alla criminalità organizzata”

“Siamo un popolo di ipocriti moralisti, per me il gioco non è una scoperta, primo perché gioco e poi perché mi piace la parola gioco. Anche chi ci governa dovrebbero dare il giusto valore alla parola gioco. Il tempo libero lo spendo come piace a me, ma questo non è chiaro a una certa parte politica”. Esordisce così Nicola Porro, giornalista e conduttore della trasmissione “Quarta Repubblica” su Rete4, nell’intervista “one-to-one”, in diretta Facebook, con il direttore di Agimeg, Fabio Felici, dedicata alla situazione dei lavoratori del gioco. “Ho scritto un libro ‘Le tasse invisibili’ in cui racconto perché la politica odia il gioco. Si è come formata un’enclave di oppositori del gioco. Tutti parlano e denigrano il gioco legale senza pensare alle conseguenze che un atteggiamento del genere comporta. Io ne faccio una battaglia di libertà – afferma Porro – in quanto il tempo lo impiego come voglio. Non si può denigrare un settore per colpa di chi esagera. Ad esempio chi la sera beve troppi spritz e che quindi è alcolista, non deve essere la scusa per attaccare la maggior parte delle persone che lo fa per un momento piacere. Lo stesso vale per il gioco, è clamoroso quanto sta accadendo. Perché mi devo sentire colpevole se mi piace giocare al casinò? Forse è meno colpevole farsi una bottiglia di whisky a casa”?

 

Lo Stato Etico è dittatura. Ammazzando il gioco legale si da il via libera alla criminalità organizzata

 

La sensazione è che il Governo abbia messo in piedi una sorta di Stato etico, in cui il gioco è male. “Per me lo Stato etico è l’Unione Sovietica o la Germania nazista, quando ci penso ho un tremendo orrore: si inizia dal non poter giocare al bingo e poi mi dicono che non posso più bere un caffè. Lo stato etico è il nazismo, è il comunismo, non voglio sentire parlare di stato etico. La nostra politica si occupi piuttosto di fare le cose che dovrebbe fare e che fa male”, ha proseguito Porro.

Sulla situazione dei numerosi lavoratori del comparto giochi ancora fermi a causa del prolungato lockdown per il settore, Porro cita Tolstoj affermando che “ogni famiglia è infelice a modo suo. Oggi non vorrei che i 200mila lavoratori del settore sottovalutassero una situazione in cui si trovano tante altre persone, ma bisogna anche dire che per loro è clamoroso visto che sono obbligati a non riaprire. La verità è che stanno ammazzando il gioco, siamo nella follia più totale. Il tabaccaio che ha messo la slot per prendere due lire in più e non la può accendere è una assurdità che impatta in maniera determinante sul reddito di piccole imprese a livello molto spesso familiare. Si tornerà alle mafie che c’erano prima della legalizzazione, la gente continuerà a giocare lo stesso. I server in giro per il mondo risponderanno a una domanda di gioco in modo diverso rispetto a quanto fatto finora in maniera  legalizzata e fiscalmente vantaggiosa per lo Stato italiano. Stiamo parlando di pochi moralisti pieni di scheletri negli armadi che vogliono dimostrare in questo modo di pulirsi la coscienza, sono furibondo per questo atteggiamento senza senso”. cr/AGIMEG