Manuel Delia (giornalista maltese) ad Agimeg: “L’uso degli italiani delle licenze maltesi spesso fonte di riciclaggio di denaro sporco ed ha messo in luce le lacune del nostro sistema di controllo”

“L’industria del gioco online è una parte molto importante della nostra attività economica, ma sopravviverà solo se potrà continuare a contare su una reputazione forte e pulita. Come per ogni settore che offre servizi, il giorno in cui gli operatori più importanti riterranno che la reputazione di Malta stia danneggiando la loro stessa immagine e la loro possibilità di operare in altri Stati, potranno decidere di sospendere l’attività senza particolari aggravi economici”. Esordisce così ad Agimeg il giornalista Manuel Delia, (blogger indipendente di Malta su manueldelia.com, esperto di politica ed economia maltese), commentando i recenti fatti che hanno coinvolto l’isola e gli operatori di gioco che hanno sede a Malta. “Ci sono varie ragioni per le quali la reputazione di Malta – continua – ha sofferto negli ultimi anni. Nonostante la severa regolamentazione messa in atto, è passata attraverso procedimenti di riciclaggio del denaro da parte di organizzazioni criminali italiane come la mafia e la ‘ndrangheta. L’ente regolatore maltese (la MGA, ndr) ora ha recepito questi segnali ed ha annunciato una serie di misure per cercare di espellere le infiltrazioni criminali dall’industria maltese dei giochi, sperando che non sia troppo tardi. Ma queste problematiche non sono limitate al solo settore del gioco, hanno un respiro più ampio. La dilagante corruzione che investe anche i livelli più alti del governo danneggia l’immagine di Malta come luogo ideale, e con una buona reputazione, per il business e futuri sviluppi”.

Cosa pensa delle recenti dichiarazioni della MGA sull’aumento dei controlli nei confronti delle imprese italiane?

“La MGA doveva dare qualche segno di vita. Le autorità italiane si sono lamentate molto per la scarsa cooperazione delle autorità maltesi riguardo le indagini e le verifiche su operazioni legate alla mafia e queste denunce sono state raccolte a livello politico, tanto che la recente visita della Commissione antimafia della Bindi ha sicuramente avuto un impatto importante. L’ultima goccia è stata sicuramente quella dei recenti arresti in Sicilia (l’operazione “Game Over”, ndr), che hanno evidenziato enormi e inaccettabili lacune nella gestione di Malta di questo genere di problematiche. Dietro le quinte, aziende di gioco con licenza a Malta avranno sicuramente fatto pressioni sulla MGA, avvertendo come fossero inaccettabili certi danni nella reputazione del settore dei giochi maltese. Credo che ora l’MGA stia rispondendo adeguatamente”.

Ma crede che veramente l’Italia sia un paese così ad alto rischio a causa delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nei giochi? 

“Credo che i preconcetti non siano mai giustificati. Ma l’uso di queste licenze per il gioco online da parte degli italiani è stata molto spesso fonte di riciclaggio di denaro sporco. Ritengo quindi che sia perfettamente giustificato riesaminare le varie procedure legate a questo mercato. Questa non è un’attribuzione di colpa collettiva. È un intervento in un mercato che sta usando la copertura di una licenza fornita dallo Stato per perpetrare un crimine. Ma mi aspetterei soluzioni più a lungo termine che consentano alle aziende legali di poter usufruire dei vantaggi del regime di licenze maltese. Ma finché non riusciremo a capire correttamente la differenza tra business legali e redditi provenienti da organizzazioni criminali, la cosa più giusta da fare è fermarsi”.

A seguito della recente operazione “Game Over”, pensa che le misure adottate da Malta nella lotta al riciclaggio siano adeguate? E come reputa i rapporti di cooperazione tra Italia e Malta? 

“E’ chiaro che le misure non sono mai state sufficienti. So che MGA ha chiesto a consulenti esterni di rivalutare le proprie procedure e un’autovalutazione critica può sicuramente portare a dei miglioramenti. Per quanto riguarda la cooperazione, Malta e Italia hanno punti di vista discordanti: i maltesi dicono che hanno cooperato con l’Italia in tutti i modi, gli italiani dicono invece di aver trovato nei maltesi un sistema chiuso. Credo che la causa di questo continuo equivoco stia nel fatto che, a differenza dell’Italia, Malta non è legalmente e giuridicamente attrezzata per combattere il crimine organizzato. Non abbiamo leggi specifiche che criminalizzano associazioni che hanno a che fare con la mafia. La nostra normativa sulla confisca di proprietà e beni non è neanche lontanamente accostabile a quella italiana che è più aggressiva sulla questione. Questa, per Malta, non è necessariamente una debolezza; non abbiamo infatti mai dovuto affrontare battaglie contro il crimine organizzato, come accaduto in Italia. La polizia italiana trova le leggi maltesi inadeguate quando ci sono operazioni legate alla mafia a Malta. Giusto o sbagliato che sia, Malta deve capire che il gaming ci ha esposto al crimine organizzato, cosa che fino ad oggi non era mai successa. E sicuramente noi non vogliamo vivere in questa realtà: è necessario cambiare il modo con cui combattere la criminalità organizzata ed in tal senso l’esperienza dell’Italia ha un valore importantissimo”. cdn/AGIMEG