Decreto Dignità, Butti (FI): Escludere i casinò dallo stop alla pubblicità

Bisogna “Aggiungere tra le manifestazioni escluse dal divieto anche la pubblicità per le Case da Gioco pubbliche italiane”. Lo ha detto ieri, illustrando il proprio emendamento nel corso della discussione sul decreto Dignità che si è svolta alla Camera, l’on. Andrea Mandelli (FI). ” Dunque stiamo parlando sostanzialmente dei quattro casinò gestiti da società per azioni interamente in mano pubblica, soggetti a rigorosissimi controlli, che hanno 2.500 dipendenti diretti e indiretti senza contare l’indotto che procurano. Sono i quattro casinò municipalizzati, ovviamente in unione con i comuni dove trovano sede, che hanno una loro logica, cioè avere il modo di controllare in maniera certa chi gioca d’azzardo e che quindi ha diritto di trovare un posto dove in sicurezza svolgere questa attività, che io non amo ma che sicuramente non posso vietare. Ora il tema è molto semplice, secondo me: l’emendamento 9.43 da me presentato che non richiede copertura, che non turba assolutamente il vostro articolato ma solamente aiuta i lavoratori che prestano la loro opera in tali strutture e che chiaramente non potrebbero neanche beneficiare della pubblicità di queste realtà che sono in grandissima difficoltà (i dati sono molto chiari: abbiamo il 45 per cento in meno di introiti negli ultimi anni e nel 2017 hanno avuto il meno 3 per cento). È di questi giorni la notizia della chiusura del casinò di Campione d’Italia, quindi a testimonianza della crisi di un settore. Non consentire ad essi neanche di fare pubblicità vorrà dire sostanzialmente, dopo aver condannato con l’articolo 1 una tipologia di lavoratori vasta come quelli a tempo indeterminato, dopo avere penalizzato i lavoratori delle scuole, ora penalizzare i 2.500 addetti e quindi sostanzialmente sancire la volontà di una decrescita felice, di una certezza che con il provvedimento andremo a intralciare chi lavora e a sopprimere posti di lavoro. Credo in realtà che in questo caso si smascheri il Governo perché siamo di fronte a un emendamento che davvero è solo di buonsenso e che tutto sommato aiuta le attività soggette all’autorità del Ministero dell’interno. Non consentire neanche questo emendamento che è di una banalità assoluta, di una logicità reale e di aiuto a questi lavoratori che stanno soffrendo di una grande crisi del comparto, credo che voglia dire per davvero che, al di là della facciata, di là della volontà di cercare di aprirsi al dialogo, quello che è certo è che voi non avete alcuna volontà di starci a sentire, che avete un’idea chiara di come disegnare il futuro della nostra Italia ma che su questa idea chiara noi non ci staremo e non ci saremo e continueremo a fare un’opposizione seria. Non è un emendamento che può darvi fastidio, però è un emendamento che dimostra che voi avete un’idea e che non volete assolutamente confrontarvi: è la prova provata”. lp/AGIMEG