Dal divieto di pubblicità all’aumento della tassazione: le misure sui giochi potrebbero costare al settore fino a 21,6 miliardi di euro ed all’Erario minor gettito per 2,3 miliardi

Le misure sui giochi contenute nel Decreto Dignità e nel Decreto sul reddito di cittadinanza e quota 100, costeranno al settore da un minimo di 14,4 miliardi di euro ad un massimo di oltre 21,6 miliardi, che vorrà dire un minor gettito erariale tra gli 1,5 ed i 2,3 miliardi di euro. E’ quanto riportato nello studio “Nuovo proibizionismo. Quale Impatto?”, dell’I-com (Istituto per la competitività) e riportato da Il Sole 24 Ore. Lo studio analizza i vari interventi sul gioco, basandosi su dati del settore del 2016. Una serie di misure, tutte incentrate su un ripetuto aumento dell’imposizione fiscale e sul divieto di pubblicità con il solo fine dichiarato di ridurre la ludopatia o contenere l’accesso al gioco d’azzardo. Ma, secondo I-com, l’effetto di queste misure portano in realtà a sovrastimare l’effetto sperato di una riduzione del consumo. “Parte della riduzione, infatti, si trasferisce sul mercato “grigio” o illegale che, nel caso dei giochi, è facilmente accessibile soprattutto via web”. E le restrizioni sulla pubblicità, che portano ad un’inevitabile minore informazione per i giocatori, arrivando anche ad aumentare il prezzo sul mercato legale, a causa della maggiore concorrenza su quello illegale o grigio, più facilmente fruibile data la riduzione delle informazioni utili all’utente per distinguere tra le differenti tipologie di gioco lecito o meno. Lo studio stima un aumento del prezzo del 10%, con una riduzione della raccolta di almeno il 15%, vale a dire tra i 14,4 miliardi ed i 21,6 miliardi di raccolta in meno. Ed una corrispondente riduzione all’Erario che potrebbe valere fino a 2,3 miliardi di euro. lp/AGIMEG