Scommesse, Ughi ad Agimeg: “Punti vendita non hanno risorse per mettere sorveglianza all’ingresso, sentenza Corte di Appello Firenze di buon senso”

“In questo momento storico in cui il settore è visto negativamente, il giudice ha fatto un’analisi serena del caso senza essere influenzato dalla diffusa opinione pubblica contro il gioco, emettendo una sentenza ragionevole e di buon senso”. Così Maurizio Ughi, Predisente di Obiettivo 2016, commenta ad Agimeg la sentenza della Corte di Appello di Firenze, che ha affermato come non si possa sanzionare una sala scommesse se il minore entra di nascosto. “Partiamo dal postulato che un minore non deve mai giocare, è una norma ‘deontologica’ per chi opera nel settore, ma non sempre le piccole agenzie di scommesse possono permettersi una persona che controlli gli accessi. Si tratterebbe di un’ulteriore spesa e i gestori, che lavorano per conto dei grandi concessionari, non sempre sono in grado di permettersela. Il punto vendita – ha detto Ughi – non ha una congruità di risorse per mettere la sorveglianza all’ingresso, in quanto risulterebbe come un costo e non un ricavo, a differenza dello sportellista, che raccoglie gioco e ha dunque una parte attiva per i ricavi di quell’agenzia. Le sale bingo ad esempio, o alcune grandi sale scommesse, possono permettersi un servizio di controllo in quanto hanno maggiori introiti, ma la maggior parte dei negozi di scommesse ha un personale non nato per quel tipo di attività, bensì solamente per accettare scommesse. Nel caso specifico, il giudice ha riconosciuto come il minore, una ragazza di 17 anni, non fosse entrata per giocare e che soprattutto chi era dietro allo sportello le ha detto di uscire. Ne consegue che se un minore varca la soglia e gli viene detto di uscire, non si commette reato da parte della sala”. Ughi ha concluso affermando che “se domani lo Stato decidesse che debba esserci un controllo all’ingresso affinché un minore non possa accedere, le strade sono due: o si dà vita a un sistema informatico che autorizza l’ingresso attraverso ad esempio la tessera sanitaria, oppure serve lasciare più risorse per poter permettere a tutti i punti vendita di collocare una persona davanti alla sala, ma si arriverebbe a una cifra che il settore, ad oggi, non può permettersi di togliere dalla propria rendicontazione”. cr/AGIMEG