“Un filo rosso ha sempre legato tutti i presidenti della Commissione Finanze e Tesoro del Senato. Noi stasera, dopo decine e decine di convegni, ci troviamo qui e continueremo a trovarci perché la riforma di questo settore strategico, anche dal punto di vista economico, dovrà aspettare ancora molto tempo. Ancora oggi si fronteggiano le posizioni di tutta la filiera del gioco e le posizioni degli enti locali e delle Regioni. Al centro, lo Stato che dovrebbe mediare e fare sintesi non solo nei confronti del giocatore, magari affetto da patologie, ma anche riguardo gli introiti fiscali”. E’ quanto ha sottolineato Riccardo Pedrizzi, già Presidente Commissione Finanze del Senato (XIV legislatura), durante il convegno “Stati generali del gioco – La riforma nasca dal confronto e rimetta al centro la tutela della persona” in corso alla Camera.
“L’ultimo rinvio è stato quello citato da Benvenuto che mette la scadenza del riordino del gioco fisico a fine 2026. Ma a conti fatti, se questa legislatura avrà la sua durata naturale, dovrà terminare nel 2027. E questo significa che nel 2026 saremo già alle battute finali e nessuno vorrà affrontare questo tema per non rischiare di scontentare qualcuno in vista delle elezioni. Ma col passare del tempo, i problemi si incancreniscono e il contenzioso aumenta. Cresce la difficoltà di investire nel nostro Paese. E proprio quando auspichiamo che arrivino degli investimenti dall’estero, noi continuiamo a presentarci con caratteristiche che non invogliano alcun investimento”, ha aggiunto.
“Il fatto è che continua ad aleggiare la “leggenda nera” per cui la raccolta viene confusa con la spesa. Anche qui è stato detto che nel gioco si spende più di quanto si spende per la sanità: ma quella è la raccolta. La spesa è di 20 miliardi, 9 miliardi devono alimentare le 150 mila famiglie che lavorano nel settore. Ci tocca ascoltare assurdità. Un professore universitario ha detto che il gioco pubblico dovrebbe passare dalle multinazionali allo Stato e alle no-profit. Ma con questa visione dello Stato etico, perché non affidare allo Stato anche la droga?”, ha detto.
“Nessuno di chi lancia l’allarme sui problemi da gioco legge le ricerche delle università e degli istituti indipendenti. Io invece porto l’esempio della Regione Campania dove era stata applicata una legge molto rigorosa e con la Guardia di Finanza abbiamo dimostrato che le misure applicate, come il distanziometro, non avevano alcuna efficacia. Ma mi chiedo: perché le Regioni di Centro-Destra non si riuniscono per varare questa riforma sul modello delle Regioni Campania e Puglia?”, ha concluso. gpm/AGIMEG