Fernando Orsi, grande ex portiere e allenatore di calcio e ora analista e commentatore di Sky Sport ha rilasciato una lunga intervista a Virgilio Sport in cui ha spaziato tra la sua carriera e la figlia Carolina, campionessa di padel.
“Poteva fare una gran carriera come tennista. Mia figlia a 16-17 anni era già 800 nella classifica mondiale. Carolina era dotata, perché era già alta, mancina, vantava i colpi giusti ma il tennis è uno sport “bastardo”, in cui sei solo contro tutti e tutto. Sei chiamato a gestire l’emozione, la pressione importante e se sei giovane come lo era lei, all’epoca, il tutto si complica. Così ha deciso di giocare a calcio a 5, con risultati importanti. Ha vinto la Coppa Italia con la Real Balduina, è stata capocannoniere fino a quando non le è capitato di giocare a padel. Un mio amico della Canottieri Aniene l’ha notata subito e le ha proposto di entrare nel loro progetto legato a questo sport, a partire dal 2017. Ha incominciato così, vincendo in sei anni sei campionati italiani”.
Carolina due anni e mezzo fa ha deciso di trasferirsi in Spagna, nonostante avesse un contratto a tempo indeterminato con una azienda, e di rischiare. Rischiare di fare la professionista in un Paese dove il padel vanta strutture e cultura all’avanguardia. Ed è andata incontro a una progressione straordinaria. Da numero 100 e passa al mondo, in due anni nel race è numero 19. E sta incominciando a giocare con Patty Llaguno, una delle migliori del circuito”.
“Ci sono molte cose che Carolina ha appreso e capito scegliendo di proseguire il suo percorso sportivo in Spagna – prosegue Orsi nell’intervista a Virgilio Sport -, non tralasciando che le sue caratteristiche sono di una giocatrice di voleé, di una giocatrice che schiaccia. Carolina ha modificato il suo stile di gioco, optando per la Spagna e ciò ha dato i suoi frutti“.
“Perché il padel si sviluppi in Italia servono accademie come la Canottieri Aniene, del quale Carolina è socia, sta cominciando a orientare i propri progetti. E su questo modello anche altri circoli si stanno muovendo. Per avvicinarsi all’Argentina e alla Spagna ancora c’è un abisso, c’è un gap che si può colmare. Bisogna accaparrarsi quei giovani che si stanno avvicinando sull’onda dei risultati così come quando vincono i grandi club e la platea dei tifosi cresce, come avvenuto per il Milan o per la Juventus. In questo momento che il padel sta esplodendo bisogna accaparrarsi queste nuove generazioni, perché il padel non è un “giochetto”, ma uno sport che richiede forza, tecnica, preparazione fisica, disciplina. La chiave per la svolta è proprio questa: il padel non è un “giochetto”, è uno sport”. lp/AGIMEG