Nel corso della prima giornata degli Stati Generali di ADM, ampio spazio è stato dedicato nella sessione pomeridiana al gioco pubblico. Durante il panel “ Fra liberismo e proibizionismo: il bilanciamento fra diritto alla libertà d’iniziativa economica e il diritto alla salute nel riordino del gioco pubblica”, è intervenuta anche Claudia Mortali, Primo ricercatore del Centro nazionale dipendenze e doping – Istituto Superiore di Sanità.
“Il quadro del gioco in Italia è sia quantitativo sia qualitativo, perché il gioco è una cosa bellissima, è necessario per crescere e nessuno vuole demonizzare il gioco. Ma se vogliamo bilanciare le esigenze di salute, dobbiamo guardare anche alle dipendenze che esso crea. Una persona dipendente è una persona che reitera un comportamento nonostante il danno che il comportamento crea. C’è un impulso al gioco che va oltre al danno evidente”.
“Tutti possono caderci, per qualsiasi motivo, e si scatena un problema del circuito del sistema mentale. Il danno alla salute, e al sistema sanitario nazionale, non è solo quello a se stessi, ma il giocatore d’azzardo coinvolge anche gli affetti, la famiglia, fino ai datori di lavoro. Non c’è capacità di regolarsi nelle persone dipendenti”.
“Il danno verso il sistema sanitario nazionale è molto più grande. Al telefono verde ci chiamano quasi sempre i familiari dei dipendenti dal gioco. Ma non solo, perché chi soffre di disturbo da gioco d’azzardo, molto spesso cade nell’usura. Inoltre, un grande problema riguarda quello dei minori: nel 2018 il 3% degli studenti italiani erano giocatori problematici, ma ora siamo al 4%”.
“Famiglie e scuola, rispetto ai minori, devono avere un ruolo di maggior presenza. Nelle dipendenze, la quantità dell’offerta ha un peso importante sul disturbo. Un giocatore che vuole smettere, di fronte a una grande offerta è in difficoltà. Distanze e orari allora possono avere un ruolo”. lb/AGIMEG