A Livorno riflettori puntati sull’ippodromo Caprilli. E’ stato presentato un esposto in Procura e alla Corte dei Conti dalla consigliera Costanza Vaccaro, dal collega in aula Gianluca Di Liberti e dall’ingegnere Vito Borrelli perché “i documenti e le successive delucidazioni chieste al Segretario comunale non hanno chiarito i nostri dubbi”.
“Chiariamo innanzitutto che siamo a favore della riapertura dell’ippodromo, per riconsegnare alla città un impianto sportivo che deve mantenere la sua vocazione storica. Lo ribadiamo, per controbattere le scorciatoie narrative tanto care al sindaco Salvetti, secondo le quali loro (la maggioranza) sono quelli bravi che si danno da fare per riattivare la struttura, e noi i cattivi che vogliono impedirlo. Non è così. Avremmo però preferito una soluzione molto diversa da quella adottata dal sindaco Salvetti, che ha obbligato il Comune a ingenti quanto inutili spese per la riattivazione di strutture e impianti, ovvero 2,2 milioni di euro stanziati per il primo lotto, più quelli necessari per l’illuminazione”, dicono in un documento congiunto gli esponenti della Lega.
“Avevamo suggerito un’immediata concessione pluridecennale della struttura, che avrebbe accollato gli investimenti necessari al soggetto vincitore del bando. Questi, nella durata prolungata della gestione, avrebbe potuto ammortizzare quei costi, liberandone il Comune. Oggi tuttavia la questione è un’altra: per noi si tratta di un’iniziativa obbligata, connessa al controllo sugli atti dell’Amministrazione nell’adempimento della funzione di consigliere comunale”, aggiungono.
“Ci è sembrato che il progetto definitivo, utilizzato per la gara d’appalto, non abbia indicato le lavorazioni da effettuare se non in modo approssimativo. Che quel progetto sia stato erroneamente redatto in forma semplificata. Che la verifica e la validazione del progetto definitivo sia stato illegittimamente omesso preliminarmente alle procedure di affidamento dei lavori. Che il progetto definitivo sia stato quindi approvato dalla Giunta nel marzo scorso in mancanza di quella verifica obbligatoria per legge. Che manchino i doverosi, coerenti richiami tra il progetto esecutivo, redatto dall’appaltatore, e quello definitivo usato per determinare le offerte in fase di gara. Per questi motivi, e per la tutela dell’Amministrazione pubblica, ci sentiamo nell’obbligo morale d’affidare ai competenti organi giudiziari tutte le verifiche e le valutazioni del caso”, concludono. cdn/AGIMEG