In un contesto nazionale e locale che fatica ancora ad affrontare con il dovuto senso di responsabilità il tema del gioco pubblico la Regione Puglia ha compiuto un importante passo in avanti nella costruzione di un impianto normativo ispirato alla tutela della salute pubblica, con uno sguardo attento all’ordine pubblico e alla sicurezza ed ai profili occupazionali inevitabilmente coinvolti da misure restrittive dell’offerta pubblica di gioco. E’ quanto riporta una nota di Eurispes.
A novembre scorso, all’indomani della presentazione del rapporto Gioco legale e dipendenze in Puglia (Bari, 27 ottobre 2018), realizzato nel quadro delle attività dell’Osservatorio Permanente su giochi, legalità e patologie dell’Eurispes, diretto dagli avvocati Chiara Sambaldi e Andrea Strata, dichiaravamo aperta una nuova fase di confronto e riflessione a livello istituzionale sulle misure già adottate e da adottare per il contrasto delle dipendenze e sull’efficacia delle stesse.
Quindi, a distanza di ben cinque anni dall’approvazione del testo di legge pugliese (legge regionale 43/2013) e dopo un intervento della Corte Costituzionale, si è avviato, per la prima volta, il necessario approfondimento su un tema senza dubbio delicato per i diversi interessi pubblici coinvolti.
Nell’ambito dell’audizione dell’Eurispes presso la Terza Commissione del Consiglio Regionale, il 15 novembre 2018, il Dott. Antonio De Donno, Presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio, aveva evidenziato, ancora una volta, i rischi connessi ad una eccessiva restrizione dell’offerta pubblica di gioco in ragione del presidio di legalità rappresentato dalla rete dei concessionari dello Stato e alla luce dell’interesse della criminalità organizzata a penetrare i territori attraverso canali di raccolta non autorizzati ed in grado di soddisfare la domanda di gioco pur sempre presente.
L’Osservatorio dell’Eurispes ha fornito un contributo originale alla riflessione in corso, inquadrando l’aspetto della validità “in sé” dello strumento del distanziometro, partendo dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità e dalla seguente domanda: la “distanza” dai luoghi in cui è possibile consumare gioco legale è un elemento influente nel determinare il comportamento dei potenziali giocatori e scongiurare o scoraggiare le dipendenze?
Se, come emerso dalle analisi, il “giocatore problematico” ricerca luoghi lontani da casa e che garantiscono maggior privacy, occultando in qualche misura la sua condizione di difficoltà, ne consegue che il “distanziometro” non risulta mitigare la pulsione al gioco dei giocatori problematici o patologici mentre può avere un effetto di dissuasione per quelli “sociali” (giocatori con nessun problema legato al gioco o, comunque, a basso rischio di dipendenza).
Il percorso virtuoso avviato dal legislatore regionale ha portato, come accennato, all’approvazione delle modifiche al testo della legge n.43/2013, nella seduta del 5 giugno scorso, ed in particolare alla revisione della parte dedicata alle distanze minime degli esercizi di gioco dai cosiddetti luoghi sensibili, attenuando così le criticità evidenziate.
La “distanza minima” è passata da 500 a 250 metri e la rosa dei luoghi sensibili è stata rivista richiamando le categorie del decreto “Balduzzi” del 2012 per cui, secondo il nuovo testo, «le nuove autorizzazioni all’esercizio non vengono concesse nel caso di ubicazioni in un raggio inferiore a 250 metri, misurati per la distanza pedonale più breve su suolo pubblico, da istituti scolastici primari e secondari, università, biblioteche pubbliche, strutture sanitarie e ospedaliere e luoghi di culto».
L’esigenza di tutelare i lavoratori del comparto è stata recepita nella previsione di salvaguardia della validità delle autorizzazioni concesse prima della data di entrata in vigore della disposizione, mettendo così al sicuro quasi 9mila posti di lavoro e circa l’80% di punti di offerta del gioco, destinato a chiudere i battenti (secondo le stime Eurispes contenute nel Rapporto) qualora la legge avesse avuto piena attuazione nella sua originaria formulazione.
Un altro importante tassello, in ottica di sinergia e collaborazione per il perseguimento della finalità della legge che, ricordiamo, è quella di contrastare le derive patologiche, è rappresentato dalla convenzione che la Regione stipulerà con le Forze dell’ordine, con i concessionari e con le Asl, per pianificare un programma di azioni e di interventi nel campo della prevenzione, della vigilanza e del contrasto alle violazioni di norme regionali e nazionali in materia di gioco d’azzardo. Lo scopo è quello di determinare un effetto deterrente e dissuasivo rispetto all’assunzione di comportamenti illeciti da parte di gestori ed esercenti.
Questi ultimi e tutto il personale operante all’interno di centri scommesse e spazi per il gioco sono tenuti, a pena di sanzioni, a frequentare appositi corsi di formazione afferenti la normativa vigente, la disciplina sanzionatoria, ma anche il riconoscimento delle situazioni di rischio derivanti dal gioco patologico, la prevenzione e la riduzione di questo rischio e l’attivazione della rete di sostegno.
Gli interventi descritti vanno nella direzione tracciata dall’Intesa siglata in Conferenza Unificata il 7 settembre del 2017, di specializzazione dei luoghi di offerta di gioco pubblico, al fine di implementare la responsabilità sociale degli operatori a tutela dell’utenza e facilitare un accesso equilibrato e controllato ai servizi di gioco.
Se a livello centrale, sede deputata al disegno della cornice quadro di regolamentazione, è decorso inutilmente il termine indicato nel decreto “Dignità” per il varo di una proposta di riforma complessiva del settore da parte del Governo, il legislatore pugliese è intervenuto al fotofinish con una revisione significativa della normativa locale che si ispira ad un bilanciamento degli interessi in campo e all’innalzamento delle tutele per gli utenti.
Si tratta della prima esperienza che si registra in àmbito regionale caratterizzata da una visione ampia e ragionata su un tema che viene troppo spesso strumentalizzato ai fini politici ed elettoralistici.
In Puglia, hanno acquisito dignità profili sinora trascurati nelle altre sedi legislative ovvero la tutela della legalità, dell’ordine pubblico e dell’occupazione.
È auspicabile che questo approccio equilibrato possa diventare contagioso ed un segnale positivo in questo senso è già arrivato dalla Regione Marche che nei giorni scorsi ha rinviato al 2021 l’entrata in vigore del “distanziomentro”, così da compiere ulteriori valutazioni e ricercare soluzioni di buon senso e buon governo del territorio. Anche in Piemonte, il neo eletto Governatore ha mostrato interesse ad approfondire le risultanze dello studio dell’Osservatorio sui giochi dell’Eurispes pubblicato a maggio scorso a Torino (Gioco pubblico e dipendenze in Piemonte), dichiarando che la legge regionale sul gioco va cambiata.
Certo è che ogni iniziativa regolamentare a livello locale non sembra poter prescindere da una fotografia a 360° della realtà territoriale in tutte le sue sfaccettature, per far emergere, da un’attenta analisi, gli interventi utili e necessari e quelli solo dannosi.
La strada è tracciata e merita di essere percorsa anche per facilitare e stimolare l’opera di riforma del settore da parte del legislatore nazionale, sempre in affanno e sempre propenso ad abdicare al proprio ruolo di dominus della materia. lp/AGIMEG