“Sono un lavoratore oramai non più giovane, ho 63 anni, ho una moglie e tre figli, potevo anticipare la pensione ma ho pensato di continuare a lavorare perché siamo una famiglia numerosa e perché ancora mi piace il mio lavoro. Ho fatto tante cose nella vita, anche l’imprenditore, perciò so cosa significa fare impresa. Purtroppo io e come me tanti altri lavoratori del mio settore non torneremo a vivere”. E’ la lettera che Giampaolo Lughi, dipendente della Gaming Hall Bingo Gioco Scommesse, che impegna circa 40 lavoratori, ha inviato al Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini. “Quello che più mi ha stupito in tutto questo è che il Governo ha dettato le linee guida per le riaperture imminenti o fatte più avanti di vari settori e nessun politico, a nessun titolo, ha fatto un accenno al settore Gaming Bingo Sale Gioco, anzi ci sono stati duri attacchi da una certa parte politica, che visto il periodo e la situazione di tanti lavoratori si poteva anche evitare. Il gioco è una parte molto importante del gettito fiscale in Italia e occupa centinaia di migliaia di lavoratori, ed è tutto regolarizzato con leggi dello stato che anno dopo anno sono state varate. Ho trovato questo lavoro in tarda età, ma mi ci sono buttato con tanta passione e ho trovato in questo lavoro tante brave persone che frequentano queste sale un po’ per sfuggire alla noia dell’età e un po’ anche per provare a credere che nella vita si possa avere anche fortuna ogni tanto, consapevoli che è un gioco. Il gioco lecito – prosegue – è da anni nel mirino di questa politica per potere fronteggiare il giusto problema della ludopatia. E chi più delle aziende e dei lavoratori stessi in queste aziende legittimate dallo stato hanno applicato regole e protocolli come nessun altro, per informare e contenere il problema? Sappiamo benissimo di quale grosso problema e di quale grosse risorse trova la malavita nel sommerso delle attività del gioco irregolare. Se le nostre aziende resteranno ancora chiuse, sempre più alti saranno gli affari della malavita, come è accaduto anche con l’usura. Credo che bisogna dare una risposta subito a migliaia di aziende, di famiglie di lavoratori che non potranno tornare a vivere il 18 maggio, ma che hanno bisogno che qualcuno gli dia una speranza per potere tornare a vivere il prima possibile”.
Si è rivolto, tra gli altri, al Governatore dell’Emilia Romagna anche Andrea Capone, un dipendente di una sala bingo di Cesenatico, che afferma come sia “facile puntare il dito e mostrare come le sale bingo siano il male del mondo, ma solo chi li frequenta sa che non è così. Io lavoro presso la Atlantica Bingo di Cesenatico e posso confermare come noi dipendenti e soprattutto i titolari si impegnano al 100% per offrire un servizio responsabile che si riflette poi nell’apprezzamento dei clienti, che ci reputano come una vera e propria famiglia. Bisogna ricordare che tutti quelli che frequentano il bingo, o il gioco in generale, sono delle persone maggiorenni e hanno il diritto di trascorrere il loro tempo come meglio credono. Nella vita ci sono molto cose che fanno del male se vissute in maniera estrema, così anche il gioco. Il modo giusto per affrontarla non è chiudere le strutture. Il mondo del gioco è frequentato da tante persone e considerarle tutte, senza conoscerle, dei malati ludopatici è una vera e propria forma di discriminazione. Questo settore oltre ad aver aiutato parecchio lo stato economicamente dà lavoro a moltissime persone che ora, per una decisione del tutto insensata, rischiano di perdere il lavoro. In questo periodo di epidemia attraverso le giuste misure di sicurezza le strutture del gioco sono in grado di assicurare massima sicurezza e igiene sia grazie all’attenzione dei titolari sia grazie alla predisposizione di noi dipendenti nell’essere responsabili. Noi ci siamo e i nostri clienti, trattati in maniera esemplare, ci aspettano”. lp/AGIMEG