“Il fatto che la materia (dei giochi, NdR) è stata ricondotta all’ordine pubblico ha consentito di inserirla nelle legislazioni esclusive dello Stato. Quindi, tutte le nostre leggi oggi sono statali, salvo che delle sentenze della Corte costituzionale riconoscono in favore delle Regioni alcuni aspetti marginali. Per esempio, quello della protezione delle fasce deboli”. E’ quanto ha detto alla Scommessa Sportiva Gianfrancesco Fidone, che insieme a Alberto Linguiti ha curato per la Fondazione Codere lo studio “La disciplina dei giochi in Italia, tra monopolio pubblico e mercato” curato da due giuristi. Per Fidone, il problema nell’amministrazione non deve essere addossato all’ADM: i Monopoli infatti “hanno una funzione molto importante, perché da loro vengono i decreti attuativi. Sono questi, poi, a spiegare come una legge deve essere attuata”. Per il giurista. Il problema invece è “a livello normativo. Perché questa incertezza sul problema delle fonti crea anche dei problemi applicativi a valle”. E aggiunge “Quando ci si trova due norme, emanate in momenti diversi e apparentemente in contrasto o non corrispondenti, nascono problemi di interpretazione a valle”. L’intera intervista verrà pubblicata nel numero in edicola domani. rg/AGIMEG