Istat: settore dell’intrattenimento tra i più colpiti dalla pandemia, oltre il 60% delle imprese a serio rischio chiusura

In Italia la la crisi causata dalla pandemia ha coinvolto nel 2020 tutti i settori produttivi, pur con intensità relativamente diverse; il valore aggiunto è diminuito dell’11,1 per cento nell’industria in senso stretto, dell’8,1 per cento nei servizi, del 6,3 per cento nelle costruzioni e del 6,0 per cento nell’agricoltura. E’ quanto rende noto l’Istat nel Rapporto sulla Competitività. Diversamente da precedenti fasi di contrazione dell’economia, alcuni comparti del terziario hanno registrato cadute dell’attività particolarmente marcate: il valore aggiunto di commercio, trasporti, alberghi e ristorazione si è ridotto del 16 per cento, quello del settore che include le attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, di riparazione di beni per la casa e altri servizi del 14,6 per cento e l’insieme di attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e servizi di supporto del 10,4 per cento. L’unico comparto del terziario che ha segnato un’espansione dell’attività è quello dei servizi di informazione e comunicazione, il cui valore aggiunto è cresciuto nel 2020 dell’1,9 per cento.

La crisi ha avuto anche un forte impatto sulle imprese. Tra le oltre 215 mila unità con almeno 10 addetti, la pandemia ha accentuato il divario tra i sentieri di sviluppo intrapresi durante l’ultima fase di recupero ciclico (2016-2018): quasi 60mila unità, che nel 2018 risultavano “dinamiche” in termini di investimenti e transizione digitale, stanno reagendo con successo alla crisi in atto, accrescendo la distanza con le circa 68.500 che, già tendenzialmente “statiche”, si confermano tali nella nuova recessione. Queste ultime, per lo più di piccola dimensione, sono presenti in tutti i settori produttivi, ma risultano relativamente più diffuse nelle costruzioni, nel commercio, nella ristorazione, nelle attività di intrattenimento e in altri servizi alla persona.

Nel terziario circa la metà delle imprese risulta fragile o a rischio, con picchi elevatissimi in alcuni settori a bassa intensità di conoscenza: ristorazione (95,5 per cento), servizi per edifici e paesaggio (90 per cento), altre attività di servizi alla persona (92,1 per cento), assistenza sociale non residenziale (85,6 per cento), attività sportive e di intrattenimento (85,5 per cento).

Le maggiori difficoltà si osservano, ovviamente, nei settori più interessati dalle misure amministrative: la quota di imprese che ha segnalato seri rischi di chiusura è particolarmente elevata nelle attività delle agenzie di viaggio (oltre 73 per cento), in quelle artistiche e di intrattenimento (oltre 60 per cento), nell’assistenza sociale non residenziale (circa 60 per cento), nel traporto aereo (59 per cento), nei servizi di ristorazione (circa il 55 per cento). lp/AGIMEG