Il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi dell’ISTAT, giunto alla undicesima edizione, fornisce un quadro informativo dettagliato e tempestivo sulla struttura, la performance e la dinamica del sistema produttivo italiano.
Nel testo si fa riferimento anche ai settori del gioco e dell’intrattenimento. Nello specifico si sottolinea che “gli effetti occupazionali della pandemia sono visibili anche in alcuni settori dei servizi alla persona: attività sportive e di intrattenimento (-2,6 per cento), lotterie, scommesse e case da gioco (-2,1 per cento)“.
“L’undicesima edizione del Rapporto sulla competitività dei settori produttivi viene diffusa in una fase ciclica caratterizzata da persistenti segnali di incertezza sulle prospettive del quadro economico nazionale e internazionale, visibili a un’analisi sia macro sia microeconomica. Le conseguenze del conflitto russo-ucraino sui corsi delle materie prime (non solo energetiche) continuano a condizionare gli equilibri economici internazionali e a sostenere spinte inflazionistiche che, almeno in Europa, non si sperimentavano da alcuni decenni. La crisi energetica, inoltre, si è innestata su un tessuto produttivo che stava attraversando una fase di ripresa dalle conseguenze della pandemia, i cui effetti sono ancora da valutare a pieno. Una analisi della capacità di tenuta competitiva del sistema, così come indicazioni sulle sue prospettive a breve e medio-termine, richiede, in primo luogo, di valutare come le imprese siano uscite dalla crisi pandemica e, in secondo luogo, di avere informazioni tempestive sulle strategie da esse adottate per far fronte agli aumenti dei costi di produzione”, si legge.
“Il Capitolo 3 adotta una prospettiva microeconomica per valutare come la crisi pandemica e quella energetica abbiano impattato sulla struttura, le strategie e la performance delle imprese italiane. In particolare, con riferimento alla prima crisi, dall’utilizzo del registro Frame-Sbs anticipato, riferito al 2021 e alle imprese con almeno un dipendente, emerge come la recessione causata dalla pandemia abbia avuto un impatto nel complesso limitato sul sistema produttivo in termini di numero di unità (-0,5 per cento), e di addetti (addirittura aumentati dello 0,4 per cento). Tale stabilità sottende tuttavia effetti di ricomposizione non trascurabili, con cambiamenti in qualche caso anche rilevanti. Il comparto delle costruzioni è stato il principale beneficiario di tali dinamiche, con aumenti di imprese e addetti (rispettivamente +6,6 e +12,2 per cento) che hanno compensato le contrazioni osservate nella manifattura (-2,4 e -0,5 per cento) e nei servizi di mercato (-1,5 e -0,5 per cento). La riallocazione strutturale a favore del comparto delle costruzioni è avvenuta soprattutto a fronte di una contrazione dei servizi, in particolare nelle attività di alloggio e di ristorazione (-4,5 per cento di imprese e -10,7 per cento di addetti) e in quelle artistiche, sportive e di intrattenimento (-4,7 per cento di imprese e -10,1 per cento di addetti). Con riferimento alla manifattura, invece, al ridimensionamento di comparti tradizionali quali pelli (-11,9 per cento e -7,7 per cento) e abbigliamento (-7,1 e -6,2 per cento) si contrappone l’espansione della fabbricazione di autoveicoli (+8,4 e +2,6 per cento), dei prodotti in metallo (+4,7 e +8,0 per cento) e della farmaceutica (+1,9 e +5,2 per cento)”, aggiunge.
“Dal lato della produzione, nel 2022 la crescita del prodotto interno lordo in termini reali ha beneficiato di un aumento del valore aggiunto a prezzi base (+3,9 per cento), sebbene in forte rallentamento rispetto al 2021 (+6,8 per cento). L’incremento ha riguardato i settori dei servizi (+4,8 per cento) e delle costruzioni (+10,2 per cento), mentre l’agricoltura è risultata in contrazione (-1,8 per cento) e l’industria in senso stretto ha mostrato una sostanziale stabilità (-0,1 per cento). La dinamica del valore aggiunto delle costruzioni del 2022, tuttavia, è stata molto meno vivace di quella del 2021 (+20,7 per cento), soprattutto a partire dal secondo trimestre. L’iniziale forza propulsiva derivante dai maggiori investimenti in costruzioni, indotti a loro volta dal “Super bonus 110 per cento”4 e dall’attuazione del Pnrr, ha infatti risentito, nel corso dell’anno, dell’azione di diversi fattori negativi, quali l’aumento dei prezzi dei materiali, le strozzature nei meccanismi di cessione del credito d’imposta per l’edilizia residenziale connessi all’applicazione del bonus 110 per cento, i ritardi di spesa connessi al Pnrr per l’edilizia non residenziale pubblica e privata. A un maggiore dettaglio settoriale, emerge come, nell’ambito dei servizi, i settori di commercio, riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporto e magazzinaggio, alloggio e di ristorazione (G-I), attività immobiliari (L) e attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, riparazione di beni per la casa e altri servizi (R-U) abbiano mostrato, nel 2022, tassi di crescita molto superiori alla media del comparto (+10,4 per cento G-I, +8,1 per cento R-U e +5,2 per cento L). Le branche servizi di informazione e comunicazione (J), attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi di supporto (M-N) e amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria, istruzione, sanità e assistenza sociale (O-Q) hanno evidenziato al contrario tassi di crescita inferiori alla media (+3,5 per cento J, +3,0 per cento M-N, +1,3 per cento O-Q), mentre il settore attività finanziarie e assicurative (K) ha registrato una perdita di valore aggiunto del 3,2 per cento. Gli unici settori in controtendenza, rispetto al complessivo rallentamento dell’attività economica tra il 2021 e il 2022, sono le attività immobiliari (L) e le attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, riparazione di beni per la casa e altri servizi (R-U). Soltanto quattro comparti, nel 2022, hanno ampiamente recuperato i livelli di valore aggiunto del 2019 (Figura 1.12): si tratta di costruzioni (F), attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi di supporto (M-N), servizi di informazione e comunicazione (J), attività immobiliari (L). Altri quattro, al contrario, devono ancora colmare tale divario; in particolare, amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria, istruzione, sanità e assistenza sociale (O-Q), così come le attività bancarie e assicurative (K), si collocano su livelli appena inferiori, mentre l’agricoltura e il complesso delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, di attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro e la produzione di beni e servizi per uso proprio da parte di famiglie e convivenze (R-U) sono ancora lontani dal recuperare i livelli pre-pandemici (-7,4 per cento l’agricoltura, -7,6 per cento le altre attività citate)”, continua.
“La riallocazione strutturale a favore del comparto delle costruzioni è avvenuta soprattutto a fronte di una contrazione dei servizi, nella fattispecie le attività di alloggio e di ristorazione (-4,5 per cento di imprese e -10,7 per cento di addetti) e di quelle artistiche, sportive e di intrattenimento (-4,7 per cento di imprese e -10,1 per cento di addetti; Figura 3.2a). Il comparto manifatturiero denota al suo interno una ampia variabilità: al ridimensionamento del settore della manutenzione e installazione di macchinari (-12 per cento di imprese, -6 per cento di addetti), delle pelli (-11,9 per cento e -7,7 per cento) e dell’abbigliamento (-7,1 e -6,2 per cento) si contrappone l’espansione della fabbricazione di autoveicoli (+8,4 e +2,6 per cento), dei prodotti in metallo (+4,7 e +8,0 per cento) e della farmaceutica (+1,9 e +5,2 per cento)”, aggiunge.
“Nella manifattura la gran parte dei comparti mostra una variazione mediana vicina allo zero, fatta eccezione per i settori degli altri mezzi di trasporto e della farmaceutica, nei quali una impresa su due ha incrementato l’occupazione in misura pari, rispettivamente, ad almeno +4,4 e +3,7 per cento; all’opposto, pelle e abbigliamento hanno sofferto più degli altri l’impatto della pandemia (registrando rispettivamente una contrazione mediana degli addetti pari a -4,3 e -1,5 per cento). Relativamente ai servizi di mercato si osserva maggior variabilità, con riduzioni occupazionali significative, per una impresa su due, in tutti i settori legati al turismo: trasporto marittimo (-11,2 per cento), alloggio (-9,6 per cento), ristorazione (-5,5 per cento), attività dei servizi delle agenzie di viaggio (-6,5 per cento); all’opposto, si segnala un incremento mediano di addetti nella ricerca e sviluppo (+6,3 per cento). Gli effetti occupazionali della pandemia sono visibili anche in alcuni settori dei servizi alla persona: attività sportive e di intrattenimento (-2,6 per cento), lotterie, scommesse e case da gioco (-2,1 per cento). All’opposto, risultano in espansione i servizi di assistenza sociale e residenziale (+3,4 per cento in mediana)”, aggiunge. cdn/AGIMEG