Gli ippodromi di Bologna e Cesena “rivestono un ruolo fondamentale nel panorama dell’ippica italiana in termini di capacità organizzativa, qualità delle corse e dei servizi connessi, nonché sotto il profilo della raccolta di gioco”. Così il vice ministro per le Politiche agricole, Andrea Olivero, risponde in commissione Agricoltura all’interrogazione, a firma della senatrice Valdinosi (Pd), sull’esclusione degli ippodromi di Bologna e Cesena dalla lista degli ippodromi di rilevanza strategica in Italia. Olivero ricorda che “il 22 dicembre scorso il Ministero ha emanato il decreto n. 4442 recante Criteri generali per l’erogazione delle sovvenzioni in favore delle società di corse e per la classificazione degli ippodromi. La classificazione introdotta con il citato decreto, concordata preventivamente con tutte le associazioni rappresentative di categoria, ivi compresa la Federippodromi, nasce dalla prioritaria esigenza di attribuire un ruolo agli ippodromi presenti sul territorio nazionale, distinguendoli in quattro categorie: ippodromi di rilevanza strategica, istituzionale, commerciale e promozionale. I criteri individuati per definire il ruolo e i requisiti minimi per la classificazione, hanno avuto riguardo alle caratteristiche fisiche dell’impianto, e tra queste, per la disciplina del trotto, alla lunghezza della pista, specificando per il ruolo strategico parametri di qualità tali da identificare il migliore degli ippodromi possibili. La scelta della lunghezza dei 1000 metri, quale requisito per l’appartenenza al ruolo ‘strategico’, risulta in linea con la normativa tecnica di settore di cui alla deliberazione UNIRE n. 6 del 2004, che nell’individuare i requisisti minimi degli impianti ippici del trotto, ha fissato a 1000 metri la lunghezza minima della pista”. Il vice ministro, sottolineata l’importanza strategica dei due ippodromi, chiarisce che “per i soli ippodromi di nuova costruzione, tale lunghezza costituisce un requisito imprescindibile per la funzione selettiva delle corse”. Al riguardo, osserva che, “come si evince nelle premesse della richiamata delibera UNIRE, le stesse associazioni di categoria all’epoca hanno partecipato al confronto per la definizione dei suddetti requisiti” ed evidenzia che “gli ippodromi valorizzano comunque il legame con il territorio attraverso la previsione di parametri, quali il numero dei cavalli partenti e i volumi delle scommesse sul campo, indicativi della vitalità e produttività del tessuto ippico, con l’obiettivo in ogni caso di preservare e potenziare, anche attraverso il correlato sistema di finanziamento delle società di corse, il tessuto ippico locale”. Pertanto, “a prescindere dall’inquadramento nell’una o nell’altra categoria, il sistema di finanziamento, introdotto con il suddetto decreto, garantisce comunque la valorizzazione di tutti quegli aspetti che, pur non costituendo un requisito minimo per l’appartenenza, rappresentano tuttavia un valore aggiunto cui commisurare la sovvenzione. Allo stato non ravvisa la necessità di “riconsiderare la scelta di inserire tra i requisiti minimi, ai fini dell’attribuzione del ruolo ‘strategico’, la disponibilità di una pista di lunghezza pari ad almeno 1000 metri, atteso il suo riconosciuto carattere selettivo”. La senatrice si dichiara parzialmente soddisfatta dei contenuti della stessa, ma non condivide “la considerazione per cui la lunghezza della pista debba essere considerata un criterio selettivo degli ippodromi di rilevanza strategica” e osserva che “tutti gli altri criteri erano pienamente integrati da parte degli ippodromi di Cesena e Bologna”. Nel richiamare la rilevanza del comparto ippico in Emilia Romagna, dalla risalente tradizione, prende atto “positivamente del sostegno assicurato dal Governo anche agli ippodromi della Regione che non sono qualificati di rilevanza strategica, ma che svolgono un importante ruolo dai punti di vista turistico, storico e culturale”. dar/AGIMEG