“Quali iniziative di controllo del territorio e di prevenzione e di contrasto della criminalità abbia messo o intenda mettere in atto, per il tramite della prefettura di Messina, anche attraverso l’attivazione delle competenze e delle risorse del « Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica », con il pieno coinvolgimento degli enti pubblici e delle amministrazioni locali?”. E’ quanto si legge nell’interpellanza firmata dal deputato Stumpo (LeU) presentata alla Camera e rivolta al Ministro dell’Interno. Nel testo si legge ancora: “la città di Messina – come si legge nella relazione del Ministro dell’interno al Parlamento sulle attività svolte e i risultati della Direzione investigativa antimafia relativa al periodo luglio dicembre 2019 – si caratterizza per « l’operatività e la posizione di indiscussa supremazia di una “cellula” di Cosa nostra catanese, nei confronti della quale i clan locali – stabili nei singoli quartieri secondo una consolidata geografia – tendono a non entrare in contrasto. Questa “cellula” era espressione del sodalizio denominato “Romeo-Santapaola”, che, in maniera silente, ha proiettato i propri interessi in diversi settori dell’imprenditoria e della pubblica amministrazione. […] Ferma restando l’estensione della cosiddetta cellula Romeo-Santapaola su tutta la città di Messina, la criminalità organizzata storica della città continua a strutturarsi secondo competenze rionali, con gruppi a connotazione familiare, che tendono ad agire in autonomia »; le mafie esercitano il controllo del territorio, non solo attraverso le tradizionali attività di racket, estorsioni e usura, ma anche attraverso azioni dalla forte valenza simbolica, nei territori in cui alla presenza strutturata si affianca una mentalità criminogena diffusa; assumono particolare rilevanza le corse clandestine dei cavalli che, insieme agli aspetti legati alle scommesse illegali, al rischio per la incolumità di persone e animali, si caratterizzano come una manifestazione dello strapotere delle mafie che si appropriano di porzioni del territorio coinvolgendo decine di giovani, realizzando un vero e proprio rito collettivo che esalta l’illegalità e un sistema di disvalori pericolosamente capace di coinvolgere e aggregare, anche attraverso l’uso spregiudicato dei social network; diverse operazioni delle forze dell’or- dine e procedimenti penali segnalano questa evidenza: il processo denominato Totem (aprile 2020) seguito all’inchiesta, coordinata dalla
Direzione investigativa antimafia di Messina guidata da Maurizio De Lucia, ha svelato che, nella zona nord della città di Messina – quartiere Giostra – opera il gruppo criminale dei Galli-Tibia, storicamente dedito alla gestione delle gare clandestine di cavalli e alle relative scommesse, oltre che all’istallazione illegale di videopoker e al controllo di locali notturni nella riviera nord del capoluogo; nelle motivazioni della sentenza « Beta 2 », del settembre 2019 dal giudice per le udienze preliminari Monica Marino si legge « La presente associazione (famiglia Romeo-Santapaola) ha diversificato le proprie attività dividendo i compiti fra gli affiliati, ognuno specializzato in uno specifico settore (corse clandestine di cavalli e scommesse, […] gioco online, […] raccolta di scommesse illegali su eventi sportivi, tramite piattaforme informatiche straniere non autorizzate ad operare in Italia, investimenti e controllo di attività del settore farmaceutico) »; il processo (2018) seguito all’operazione Zikka, l’inchiesta dei carabinieri sul giro di scommesse clandestine intorno alle corse di cavalli nelle zone di Santa Mar- gherita, nell’area in cui si trovano gli edifici del Coordinamento di Edilizia popolare (Cep) in viale Giostra e Gazzi, ha evidenziato una rete di soggetti che organizzavano il « palio » clandestino e ne gestivano le scommesse. Al centro degli accertamenti, la gestione dei cavalli e di tutte le fasi « preparatorie », dagli allenamenti al contatto con i veterinari, che poi somministravano agli animali sostanze dopanti per aumentarne le prestazioni. Alcuni soggetti avevano anche il compito di fantini, mentre altri si occupavano di raccogliere le scommesse e incassare i proventi; ancora il 25 giugno 2020, come segnalato da testate giornalistiche e come rintracciabile da diversi video pubblicati sui principali social network, si è svolta l’ennesima corsa clandestina di cavalli nel quartiere Giostra della città di Messina, coinvolgendo decine di scooter che, di fatto, delimitavano il « circuito » sottratto alle regole dello Stato di diritto e privatizzato a beneficio delle mafie; solo per un puro caso fortuito uno dei due « fantini », caduto dal calesse, in mezzo ai motorini in corsa, dopo che il cavallo era andato a finire contro un guard rail, non ha subito lesioni gravi o messo a rischio la propria incolumità; il perpetuarsi di tali manifestazioni, oltre a generare un flusso di proventi illeciti legati alle scommesse illegali e a mettere in serio pericolo la salute di animali pesantemente dopati e persone in una condizione di sostanziale rischio per la velocità e la vicinanza con scooter e motorini, riafferma in maniera inequivocabile il potere delle cosche e il loro predominio sul territorio; dalle immagini e da alcune segnalazioni emerge come la presenza di giovani e giovanissimi, in taluni casi anche minorenni, trasformi questa manifestazione di illegalità in una sorta di rito iniziatico rispetto all’adesione ai disvalori delle mafie; infine, non è tollerabile né accettabile che porzioni di territorio possano essere sottratte alla giurisdizione dello Stato per diventare zone franche senza regole e leggi”, conclude. cdn/AGIMEG